Quantcast
Channel: Cronaca
Viewing all 2449 articles
Browse latest View live

Arrestato dai Carabinieri a Ficarazzi Antonino Messicati Vitale

$
0
0

alt

Nella giornata odierna, in Ficarazzi (PA), il Nucleo Investigativo di Palermo ha dato esecuzione al fermo di indiziato di delitto emesso dalla locale Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di MESSICATI VITALE Antonino, nato a Palermo il 18 aprile 1972, ritenuto responsabile dei reati di associazione mafiosa e tentata estorsione.

Il MESSICATI VITALE, qualche mese prima dell’operazione Sisma (aprile 2012), con cui veniva eseguito un provvedimento di custodia cautelare nei confronti di appartenenti al mandamento mafioso di Misilmeri – Belmonte Mezzagno, si era allontanato dal territorio nazionale, evitando di esser tratto in arresto.

Il 7 dicembre 2012, a seguito di articolate indagini del Nucleo Investigativo di Palermo, veniva localizzato in un villaggio turistico di Bali e, grazie alla collaborazione dell’Interpol, tratto in arresto.

Solo il successivo 11 dicembre 2013 veniva estradato in Italia e contestualmente sottoposto all’obbligo di dimora nel comune di Ficarazzi (PA).

L’odierno provvedimento di fermo nasce dalle accertate responsabilità del MESSICATI VITALE in ordine alla sua perdurante appartenenza a Cosa nostra, quale reggente della famiglia mafiosa di Villabate, e al pericolo di fuga rilevato in sede investigativa.

LE INDAGINI

altLe responsabilità penali cristallizzate nel provvedimento di fermo derivano da indagini successive alla sua estradizione. In particolare, è stato documentato il ruolo del MESSICATI VITALE di capo famiglia di Villabate e di responsabile di un tentativo di estorsione in danno di un commerciante di carni della zona.

Il suo spessore criminale viene evidenziato appieno dal rinvenimento di un pizzino a lui fatto recapitare dal sodale GIRGENTI Silvestro il quale, gioielliere di Bagheria e creditore di altri affiliati, si rivolge a chi gode di indiscussa autorevolezza per avere una intercessione e ottenere la restituzione del denaro.

Ma la storia mafiosa di MESSICATI affonda le proprie radici molto più lontano. Già con le indagini Sisma, Argo e Reset, con cui sono stati disarticolati i mandamenti mafiosi di Misilmeri –Belmonte Mezzagno e Bagheria, era stato evidenziato il suo ruolo di vertice tanto temibile quanto spregiudicato.

E i collaboratori di giustizia, quelli passati e quelli recenti, ne confermano in modo inequivocabile la caratura mafiosa.

In particolare, LO VERSO Stefano, nel 2011, dichiarava: “... Nel 2010 durante la detenzione con COMPARETTO, dallo stesso ho appreso che “a Villabate si muoveva Tonino MESSICATI che era uscito da poco dal carcere” e “TONINO è un tipo che per il quale andare ad uccidere una persona è come comprare un pacchetto di sigarette ...”.

Successivamente, FLAMIA Sergio Rosario definiva MESSICATI VITALE Antoninoil vero capo del mandamento di Bagheria … un uomo d’onore della famiglia di Villabate molto influente e potente … addirittura sovraordinato a ZARCONE Antonino”.

Queste dichiarazioni trovano ulteriore conforto in quanto esternato recentemente da ZARCONE Antonino:E’ … uomo d’onore di Villabate. Dopo l’arresto di Giovanni D’AGATI ha preso in mano la direzione della locale famiglia ed ha anche favorito la latitanza di Gianni NICCHI … Nel 2011 io sono stato affiliato nella famiglia di Villabate anche se dovevo fare parte della famiglia di Bagheria, alla presenza dei fratelli MESSICATI VITALE, Tonino e Fabio, e LAURICELLA … Io, Gino DI SALVO e Tonino VITALE avevamo un ruolo direttivo del mandamento di Bagheria; Nicola GRECO era all’oscuro della nostra affiliazione …”.

IL PERICOLO DI FUGA

altLa capacità a eludere le investigazioni del MESSICATI VITALE Antonino era già emersa nell’ambito della vicenda giudiziaria che portò alla sua cattura in territorio indonesiano.

Le intercettazioni sul suo conto avevano consentito di accertare come il MESSICATI VITALE Antonino, già titolare di un passaporto italiano, si fosse adoperato non solo per procurarsi un passaporto falso ma anche per acquistare maschere in silicone ad alta definizione.

Questo particolare interesse è emerso anche negli ultimi giorni. Da qui il timore del pericolo di fuga e il conseguente provvedimento di fermo.

 

 

 

nella foto di copertina      Messicati Viatle durante il suo soggiorno a Bali


Bagheria: la polizia arresta ladro 'seriale' di ruote d'auto

$
0
0

alt

Intorno alle tre della notte tra martedì e mercoledì, allertati da una segnalazione al 113, la volante di servizio della Polizia di stato di Bagheria è accorsa in via Nino Bixio, laddove era stato notato un individuo che con fare sospetto armeggiava intorno ad una vettura.

Alla vista della volante un uomo che si trovava a ridosso di una 'Punto' si dava precipitosamente alla fuga a piedi; gli agenti lo inseguivano  e riuscivano a bloccare l'uomo, successivamente identificato come Domenico La Piana di 56 anni, pluripregiudicato per reati predatori di varia natura.

Gli agenti, oltre alle mani inequivocabilmente sporche di chi ha maneggiato pneumatici, gli trovavano indosso attrezzi atti a smontare ruote di auto, ipotesi confermata quando individuata nei paraggi l'auto del ladro, anche questa una Punto, all'interno  venivano ritrovati chiavi a croce 'professionali' e altri attrezzi utili allo scopo.

Nelle vicinanze gli agenti individuavano due Fiat Punto da una delle qualì, che era sostenuta da mattoni di cemento,  erano già state smontate tre ruote quasi nuove con cerchi in lega, mentre dall'altra auto era  stata smontata una ruota e  allentati i bulloni delle altre, tutte puntualmente ritrovate sull'auto del ladro.

Tra le ipotesi investigative c'è quella che il La Piana agisse anche su 'commissione'

L'uomo è stato quindi condotto in stato di arresto presso il locale Commisariato di polizia dove ha trascorso l'intera mattinata, durante la quale è arrivata da parte del GIP di Termini Imerese la convalida del provvedimento, ed  in attesa del processo per direttissima, la cui data  verrà fissata più avanti, avendo l'avvocato difensore chiesto i termini a difesa, l'uomo è stato riportato presso la propria abitazione e sottoposto all'obbligo di firma.

Bagheria: articolata operazione della Polizia nei dintorni di scuole e sale gioco

$
0
0

alt

L'obiettivo che si poneva l'operazione di oggi era quello di setacciare il complesso 'universo' che si crea nelle vicinanze delle scuole e delle sale gioco, durante l'intervallo tra le lezioni.

Sale gioco stranamente aperte a ridosso delle scuole, quel variopinto mondo di venditori ambulanti di panini e bibite, attività resa talora però in dispregio delle più elementari norme che riguardano la sicurezza di cibi e alimenti, ed anche quel sottobosco di piccola delinquenza dedita allo spaccio 'occasionale' di stupefacenti.

Per questo nella mattinata odierna quattro pattuglie del Commissariato di pubblica sicurezza di Bagheria, rinforzate da sei unità del Reparto prevenzione criminalità provenienti da Palermo e da una di polizia amministrativa, stanno eseguendo una vasta operazione di controlli, che essenzialmente consistono nella identificazione di persone e veicoli.

In tutto una quarantina di uomini che hanno controllato oltre un centinaio tra persone e mezzi.

I punti nevralgici scelti per questo tipo di intervento sono stati via Consolare lungo la quale insistono ben quattro istituti scolastici di scuola superiore ( IPSIA, ITC, SCIENTIFICO e LICEO  ARTISTICO) e le aree del territorio ad alta concentrazione di sale gioco e scommesse, Via Mattarella e via Roccaforte (zona stadio).

A dare una mano anche tre pattuglie di Polizia Municipale che si sono occupate soprattutto della verifica del possesso dei requisiti di legge da parte dei venditori ambulanti

Sant'Elia: un giovane accoltella la madre al culmine di una lite

$
0
0

alt

Erano le 16 di questo pomeriggio, allorchè l'ennesima discussione tra A.C., sant'eliese di poco meno di 30 anni e la propria madre è sfociata in un episodio di violenza familiare che spetterà al magistrato di turno qualificare, se tentato omicidio o lesioni gravi, in base alle risultanze investigative poste in essere dai carabinieri dela stazione di S.Flavia, agli ordini del maresciallo Fragano, supportati dai colleghi della Compagnia di Bagheria.

Il giovane che conduceva una vita irregolare, ed aveva spesso dissidi in famiglia, proprio stamane si era rivolto ai servizi sociali del comune per avere assistenza.

Gli era stata offerta la possibilità di un letto e di un pasto caldo a Palermo, presso la missione di Biagio Conte: il giovane sembrava avere accettato.

Poi tornato a casa è scattata la molla della violenza, e durante l'alterco con la madre ha impugnato un coltello, menando due fendenti, che hanno ferito la donna al braccio e alla gola.

La donna è stata soccorsa dagli operatori del 118, ma dalle prime notizie sembra che le ferite non siano particolarmente gravi. In serata si attende la decisione del magistrato, se procedere all'arresto del giovane o denunciarlo a piede libero. 

Non trovano conferma le prime notizie che il giovane, sia pure dal carattere balzano e dai comportamenti stravaganti, avesse dato di recente segni di squilibrio mentale; piuttosto emerge il fatto che conducesse una esistenza disordinata.

Articolata operazione della Polizia nei dintorni di scuole e sale gioco. Il Bilancio dell'operazione

$
0
0

alt

L'obiettivo che si poneva l'operazione di oggi era quello di setacciare il complesso 'universo' che si crea nelle vicinanze delle scuole e delle sale gioco, durante l'intervallo tra le lezioni.

Sale gioco stranamente aperte a ridosso delle scuole, quel variopinto mondo di venditori ambulanti di panini e bibite, attività resa talora però in dispregio delle più elementari norme che riguardano la sicurezza di cibi e alimenti, ed anche quel sottobosco di piccola delinquenza dedita allo spaccio 'occasionale' di stupefacenti.

Per questo nella mattinata odierna quattro pattuglie del Commissariato di pubblica sicurezza di Bagheria, rinforzate da sei unità del Reparto prevenzione criminalità provenienti da Palermo e da una di polizia amministrativa, stanno eseguendo una vasta operazione di controlli, che essenzialmente consistono nella identificazione di persone e veicoli.

In tutto una quarantina di uomini che hanno controllato oltre un centinaio tra persone e mezzi.

I punti nevralgici scelti per questo tipo di intervento sono stati via Consolare lungo la quale insistono ben quattro istituti scolastici di scuola superiore ( IPSIA, ITC, SCIENTIFICO e LICEO  ARTISTICO) e le aree del territorio ad alta concentrazione di sale gioco e scommesse, Via Mattarella e via Roccaforte (zona stadio).

A dare una mano anche tre pattuglie di Polizia Municipale che si sono occupate soprattutto della verifica del possesso dei requisiti di legge da parte dei venditori ambulanti.

Aggiornamento

Bilancio dell'operazione:

Nel corso dell'operazione sono state identificate 130 persone e controllate 65 autovetture; 8 motoveicoli sono stati sequestrati per mancata copertura assicurativa, mentre altri 5 sono stati sottoposti a fermo amministrativo perchè il conducente non usava  il casco.

Un giovane è stato denunciato alla procura di Termini Imerese per guida senza patente, peraltro mai conseguita.

Sono state elevate 40 contravvenzioni per violazione delle norme del codice stradale ed in particolare per assenza di coperta assicurativa.

Inoltre sono state controllate due sale gioco in via Consolare, e verificato il rispetto delle misure di prevenzione da parte di 40 soggetti.

Sergio Flamia: anche Messicati Vitale spingeva per eliminare Bartolone

$
0
0

alt

Non aveva tutti i torti Carmelo Bartolone a darsi uccel di bosco, anche se sottoposto all'obbligo di firma. Erano in tanti a volerlo morto e la voce che Bartolone dovesse fare una brutta fine era già arrivata oltreoceano, a Bali addirittura, in Indonesia, dove Antonino Messicati Vitale, arrestato l'altro ieri, trascorreva la sua latitanza dorata, sempre in contatto però con i suoi referenti siciliani, spesso in contatto su Skipe con Silvestre Girgenti.

Sin da subito gli inquiirenti avevano sospettato che questo allontanamento volonatario di Bartolone, fosse legato a sommovimenti interni alla famiglia bagherese.

Ed ora Sergio Flamia dichiara che in una di queste occasioni passando dalla gioielleria di Girgenti e trovandolo collegato con Messicati, colse l'occasione per salutarlo, ma non solo.

Ecco cosa ha fatto mettere averbale nelle sue dichiarazioni: 'Comunque, dopo che lui (il pentito parla di Antonino Messicati Vitale ndr) se n'è andato alla latitanza - ha messo a verbale Sergio Flamia - sono cominciate qualche rapporto che ci vedevamo tramite computer, tramite internet su Skype, che lui si contattava con Silvio Girgenti; in una di queste occasionali saluti, che... ci sentivamo... mi domandava di Carmelo Bartolone... come era finita con Carmelo”.

Non era banale curiosità perché, ha specificato Flamia, Messicati Vitale chiedeva informazione “nel senso che dice '... l'avete ammazzato? Non l'avete ammazzato?... e da questo ho capito che lui si sentiva con Lauricella Totino, perché Lauricella Totino era colui che portava avanti il discorso per ammazzare Bartolone Carmelo... io entrando nella gioielleria del Girgenti, lui era collegato con me l'ha fatto, ci siamo salutati tramite il computer e mi ha chiesto di Bartolone facendomi capire 'quando vi sbrigate", nel senso che "Carmelo chi dici? Quannu v'allistiti?' nel senso quando l'ammazzate a chistu Bartolone”.

Batrtolone veniva considerato responsabile di un paio di 'sgarri' alle regole mafiose, una delle quali era quella di avere consumato una rapina ai danni del titolare di un distributore di carburanti, Carlo Mineo, cui, con il 'trucco' dei falsi finanzieri, nottetempo erano stati rubati in casa ben 60.000 euro. Questioni di soldi, come sempre.

Bartolone si sottrasse all'obbligo di firma a dicembre 2012 e ricomparve nel settembre successivo consegnandosi al Pronto soccorso dell'Ospedale civico.

Il progetto di ucciderlo non si potè portare a termine anche perchè nel maggio del 2013 con l'operazione 'Argo' la famiglia mafiosa di Bagheria, venne letteralmente scompaginata.

 

 

 

Antonino Zarcone: 'sono responsabile di circa altre 50 estorsioni ...

$
0
0

alt

"....delle quali mi è stato chiesto di non parlare per non compromettere le indagini. E' questo uno dei passaggi della dichiarazione fatta dal neo pentito bagherese Antonino Zarcone, collegato in video-conferenza da un luogo che non viene reso noto, nel corso del processo 'Pedro', in cui assieme a lui vanno a giudizio il Gotha di Porta nuova, e tra questi i coreggenti del mandamento Tommaso Di Giovanni e Nicola Milano, con i quali Zarcone aveva assidue frequentazioni.

Lo riporta il Giornale di Sicilia di oggi, in un articolo a firma di Riccardo Arena.

In apertura Zarcone legge una dichiarazione spontanea in cui dopo avere disegnato il suo ruolo direttivo nella famiglia di Bagheria assieme a Gino Di Salvo e Tonino Messicati Vitale, che vedeva però in Nicola Greco 'a testa i l'acqua', ed avere riconosciuto oltre a quelle contestategli ( estorsioni ai costruttori Torres e Spera) altri reati, manifesta la sua volontà di redenzione 'io oggi non voglio più fare parte di Cosa nostra e non volgio più gestire fatti di mafia, ma voglio solo pagare il mio debito con la giustizia, per tutti ireati da me fatti, che ancora oggi io non avevo avuto contestati'.

Soltanto la paura per i suoi familiari gli aveva impedito di compiere prima questo passo, e precisa, che se non ci fosse stato questo suo pentimento, nei fatti lui sarebbe ancora, malgrado l'arresto, uno degli elementi di vertice di una delle famiglie mafiose storiche di cosa nostra, quella di Bagheria.

Un avvocato della difesa, Giovanni Castronovo,  notando però che sta leggendo la dichiarazione lo interrompe: 'non può leggere se sta facendo dichiarazioni spontanee'.

La dichiarazione viene comunque acquisita agli atti, ed il pentito, difeso dall'avv. Carlo Fabbri, continua 'a braccio', anche se i giudici sentito anche il P.G., decidono di non interrogarlo in questa sede;  Zarcone in ogni caso precisa di avere reso altresì, ai p.m. Francesca Mazzocco e Caterina Malagoli, dichiarazioni su imputati in altri processi in particolare su 'Argo'.

Non v'è dubbio che la collaborazione di Antonino Zarcone, sta aprendo per gli investigatori scenari sinora impensati.

 

Salvatore Lo Piparo, arrestato nell'operazione Reset :' Messicati Vitale ha un arsenale di armi'

$
0
0

alt

Salvatore Lo Piparo, uno dei bagheresi arrestati nell'operazione Reset dello scorso giugno, che da settimane collabora con gli inquirenti, racconta di un vero e proprio arsenale detenuto da Tonino Messicati Vitale, pistole una calibro 9 parabellum lugher, un fucile a pompa cal.12, un sovrapposto sempre cal. 12, pistole cal. 7,65 e cal. 9, (una delle quali appartenuta ad un carabiniere o poliziotto e forse rubata) divise e pettorine delle forze di polizia con cui avrebbero anche compiuto una rapina ai danni di un commerciante di carni della zona che non si voleva sottomettere all'imposizione del pizzo.

altLo scrive Leopoldo Gargano sul 'Giornale di Sicilia' di oggi.

Ormai  le dichiarazioni di Sergio Rosario Flamia riscontrate con quelle di un collaborante da settimane con la magistratura, il bagherese Salvatore Lo Piparo arrestato nella Operazione Reset e con quelle di Antonino Zarcone, raccontano la stessa storia.

Antonino Messicati Vitale, il boss di Villabate, prima rifugiatosi a Bali in Indonesia e dopo l'estradizione in Italia arrestato e rimesso in libertà per un  vizio procedurale, deterrebbe un vero e proprio arsenale di armi, anche pesanti, che sinora però non è stato ritrovato: armi che sono servite, assieme alle pettorine pare da finanzieri, a fare una rapina ad un grossista di carni; rapina che Flamia e il gruppo di Bagheria avrebbero sospeso, perchè pare che il commerciante godesse di protezioni altolocate che però non avevano scoraggiato Messicati Vitale dal compiere l'atto di palese natura intimidatoria.

A fare da tramite per l'acquisto delle armi sarebbe stato Nuccio Fricano, il cognato di Flamia: i mafiosi si sarebbero procurati anche bombolette di azoto liquido per stordire e lentine colorate per sviare eventuali riconoscimenti.

Le dichiarazioni che da tempo rende Salvatore Lo Piparo sono andate a confluire nella ordinanza di fermo che ha riportato in carcere il rampante boss villabatese.

 

 

 

foto di copertina  Antonino Messicati Vitale

foto all'interno      Salvatore Lo Piparo


Bagheria: due arresti dei Carabinieri nell'ambito di una operazione di controllo del territorio

$
0
0

alt

Controlli serrati svolti dai Carabinieri della Compagnia di Bagheria nelle giornate del 7, 8 e 9 ottobre, in occasione del servizio disposto in ambito europeo dalla Presidenza Italiana dell’UE, denominato “ITACAR” e finalizzato al contrasto al traffico illecito di veicoli. I Carabinieri, che hanno dispiegato sul territorio un totale di nr. 25 pattuglie, hanno controllato 230 autoveicoli, motocicli ed autocarri, nonché 274 persone, elevando 21 sanzioni al Codice della Strada.

Nell’occasione, i militari della Stazione di Bagheria hanno inoltre rintracciato e notificato due ordini di carcerazione a carico dei seguenti cittadini bagheresi: GAGLIARDO Umberto (foto a sx), classe 51, tenuto a scontare un anno di reclusione per reati in materia fallimentare; 

GARGANO Giuseppe, classe 77, che dovrà scontare dieci mesi di reclusione per guida in stato di ebbrezza.
Gli arrestati dopo le operazioni di rito sono stati tradotti presso le rispettive abitazioni in regime di detenzione domiciliare.

alt           alt
Palermo, 13 ottobre 2014
 

Operazione Monopolium: c'era la mafia negli appalti del comune di Misilmeri.Il Video e i nomi

$
0
0


 

alt

1. PREMESSA

Nella mattinata odierna, i Carabinieri del Nucleo Investigativo di Palermo, coordinati dalla Procura della Repubblica di Termini Imerese, hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal G.I.P. del Tribunale di Termini Imerese nei confronti di 10 soggetti, ritenuti a vario titolo responsabili dei reati di associazione per delinquere, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, turbata libertà degli incanti, falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici; truffa.

Nei confronti di due di essi sono stati disposti gli arresti domiciliari (GULLO Irene, nata a Palermo, l’11.06.1964, attualmente funzionario del Comune di Misilmeri RIZZOLO Paolino, nato a Misilmeri, il 06.12.1970, ingegnere), mentre 8 professionisti sono destinatari della misura cautelare interdittiva del divieto temporaneo di esercitare la professione.

2. LE INDAGINI
Le indagini traggono origine dalle risultanze investigative che avevano portato all’operazione convenzionalmente denominata “Sisma”, con cui, il 14 aprile 2012, era stato tratto in arresto, tra gli altri, l’allora reggente del mandamento mafioso di Misilmeri (LO GERFO Francesco) e raggiunto dalla contestazione del reato di associazione mafiosa, quale reggente della famiglia di Villabate, MESSICATI VITALE Antonino, nel frattempo allontanatosi dal territorio nazionale.

Le attività, tra l’altro, avevano evidenziato chiaramente infiltrazioni mafiose all’interno del comune di Misilmeri, tant’è che quell’amministrazione locale, nel luglio 2012, veniva sciolta senza la necessità del preventivo accesso ispettivo.

Gli approfondimenti investigativi facevano, inoltre, emergere significativi elementi circa la presenza di un sodalizio criminoso, dedito tra il 2011 ed il 2012 alla perpetrazione di gravi delitti contro la Pubblica Amministrazione, che vedeva quali protagonisti GULLO Irene – all’epoca dei fatti Dirigente presso il Comune di Misilmeri con funzioni di direzione dell’Area IV relativa ai lavori pubblici –, RIZZOLO Paolino, di professione ingegnere e altri professionisti tutti accomunati dall’intento di assicurare a quest’ultimo, direttamente o mediatamente, l’aggiudicazione di incarichi di progettazione di opere pubbliche, prevalentemente nell’ambito del Comune di Misilmeri.

La GULLO, in particolare, per poter affidare direttamente la prestazione professionale ad uno dei sodali, evitava la predisposizione di una procedura con previa pubblicazione di un bando di gara mantenendo artificiosamente basso il valore dell’incarico, così rimanendo al di sotto della soglia di 100.000 euro al di sopra della quale, invece, sarebbe sorto l’obbligo giuridico di procedere mediante la pubblicazione di un bando di gara.

Le gare d’appalto per le quali sono state accertate le condotte illecite riguardano:

- l’affidamento del servizio di progettazione esecutiva, direzione dei lavori e coordinamento della sicurezza in fase di progettazione ed esecuzione delle opere di regimazione idraulica in C.da Piano Stoppa di Misilmeri;

- la progettazione definitiva, esecutiva e coordinamento della sicurezza in fase di progettazione dei lavori di restauro del “Castello dell’Emiro” di Misilmeri;

- l’affidamento dei servizi di progettazione definitiva, esecutiva e coordinamento della sicurezza in fase di progettazione per la realizzazione di un impianto sportivo su un terreno confiscato alla mafia presso il Comune di Misilmeri;

- la gara per l’affidamento del servizio di consulenza nel procedimento amministrativo di revisione del P.R.G di Misilmeri;

- l’affidamento del servizio di progettazione definitiva ed esecutiva per la realizzazione di un’infrastruttura eliportuale di Godrano.

In particolare, con riferimento alle opere di regimazione idraulica in C.da Piano Stoppa, la GULLO e il RIZZOLO dovranno rispondere anche di aver falsamente attestato l’appaltabilità e, dunque, la fattibilità delle opere, nonostante l’Assessorato Regionale Territorio e Ambiente, il 25 aprile 2012, avesse segnalato che “la realizzazione di tali opere avrebbe potuto provocare dei fenomeni di esondazione del canale principale …”.

Aggiornamento

Questi i nomi degli indagati riportati dal livesicilia.it

I professionisti coinvolti sono Leonardo Lo Coco (ingegnere), Renato Belvedere (architetto), Angelo La Mattina (ingegnere), Caterina Cusimano (architetto), Sergio Merendino (ingegnere), Filippo Finocchio (architetto), Marcello Bono (ingegnere), Carmelo Lo Franco (ingegnere). Per tutti è scattato il divieto momentaneo di esercitare la professione. Dalle prime reazioni dei legali viene fuori un coro unanime: "Nessuna irregolarità, ma soltanto normale attività professionale".

VAI AL VIDEO

S. Flamia parla di quando Nardo Greco gli disse: appena nesci, ha ammazzare sia Pietru ca so niputi

$
0
0

alt

Trenta anni di malavita bagherese, e non solo di mafia, trenta anni di omicidi, i rapporti con i capi di cosa nostra, l'ospitalità nella sua casa di  via Roccaforte a Bernardo Provenzano e i summit in piazza Indipendenza, la collaborazione da un certo momento in poi con i servizi segreti, ed in ultimo il pentimento. C'è di tutto nelle confessioni del collaborante Sergio Rosario Flamia. Un primo stralcio delle confessioni pubblicate sul periodico S, e già depositate nei processi in cui Flamia sarà testimone contro i suoi vecchi amici..

"Vengo scarcerato con l'indultino nell’aprile 2004... cercavo di tenermi lontano dai vecchi ambienti mafiosi... finché un giorno non mi vedo avvicinato da Carmelo Bartolone... perché era successa una cosa durante la detenzione che non mi era piaciuta... mentre facevo il lavorante a Pagliarelli... il lavorante dall’altro lato dice ‘avvicina nella nostra sezione che c’è lo zio Nardo (Leonardo Greco ndr) che ti vuole parlare’... con una scusa di prendere il detersivo che si poteva fare vado nella sezione dall’altro lato... vado

in cella da Leonardo Greco... ‘sì, dice, ho saputo che Nino Gargano ti ha dato l’ordine di ammazzare Pietro Lo Iacono e suo nipote Carmelo’... ci rissi... a me quest’ordine non mi è mai stato dato...”. Lo Iacono e il nipote venivano tirati in ballo pare per una questione di donne: “Leonardo Greco su tutte le furie dice ‘ora tu staiu rannu io stu ordine, appena
nesci, ha ammazzare sia Pietro che so niputi..."

 Flamia comincia a preoccuparsi: questo ordine perentorio di Nardo lo ha lasciato perplesso, e cerca di capire cosa ci sia dietro: “...Quando esco dal carcere tramite Carmelo Bartolone mi incontro con Onofrio Morreale per chiarire queste cose... mi dice stai tranquillo, dice, ti faccio parlare direttamente con lo zio, parlando per Provenzano, gli spieghiamo tutto. E così è stato dopo 4 giorni... arrivo a casa da mio zio Giacomo e vado a trovare Onofrio Morreale, Carmelo Bartolone, mio zio, mio cugino Pietro Giuseppe, una persona anziana che poi mi fu presentata come Bernardo Provenzano, Giuseppe Comparetto e basta... Provenzano ha voluto spiegato il discorso di Leonardo Greco... dice, a Pietro Lo Iacono e a so niputi, lassali perdiri picchì su amici nostri, persone molto vicine a noi... chiudi questo discorso...”.

Queste notizie in effetti erano già uscite ed erano state riprese in delle intercettazioni che avevano riguardato Pino Scaduto, che su Nardo Greco esprimeva un giudizio molto pesante: ”A me ha detto che dovevo ammazzare dieci bagheresi”.

Ma Scaduto critica anche alcuni eccessi nel linguaggio di Leonardo Greco:Di tutti parla male, di tutti, tutti: l’unico buono è lui. Si mette a parlare di omicidi, di quello e di quell’altro; lo chiamano “cento omicidi”, i napoletani. Che m… parli?, che dici? Dopo vai cercando che ti arrivano i mandati di cattura? Perché andate raccontando le cose voi altri?..e Nardu rici , quannu nesci ammazza a chistu ammazza a chiddru..."

altE comunque nei confronti di Pietro Lo Iacono maturò un complotto omicidiario che avrebbe dovuto prendere corpo durante l'estate del 2008, mentre quest'ultimo trascorreva le sue giornate al lido di Fondachello: allora furono intercettati mentre parlavano del  loro progetto Michele Modica, Emanuele Cecala e Andrea Carbone, succesivamente arrestati e condannati.

Il Lo Iacono in un primo momento aveva fatto spallucce di fronte alle informazioni sulle indagini espletate dalla Polizia dicendosi tranquillo, ma quando gli fecero ascoltare le intercettazioni, si preoccupò molto.

 Dopo questo primo contatto Flamia divenne l’uomo di fiducia del capomafia corleonese. “Dopo un 10-15 giorni Onofrio Morreale e Carmelo Bartolone mi chiedono se avevo la possibilità di ospitare Provenzano per un mesetto, due mesi... e io ho dato la disponibilità di una casa in quel momento vuota... in via Roccaforte, sopra dove abita mia madre... dove effettivamente ci dormiva da solo, però, durante il giorno c’ero sempre io a fargli compagnia, a mangiare assieme a lui...”. Una latitanza, dunque, trascorsa in pieno centro a Bagheria. Provenzano  continua Flamia “scriveva almeno 20 ore al giorno... dormiva poco la notte... lui è uscito 3-4 volte per fare degli appuntamenti con Nicola Mandalà, Ciccio Pastoia e Onofrio Morreale... si andavano a fare presso l’abitazione di Tommaso Eucaliptus in piazza Indipendenza, a Bagheria".

E i Carabinieri e la Polizia, certo senza volerlo e senza saperlo, in almeno due occasioni furono vicinissimi al padrino corleonese

“...La cosa che mi impressionò a me è stata una mattina, da dove abito io, via Roccaforte, dove era latitante Bernardo Provenzano, allo stadio comunale di Bagheria sono pochissimi metri, una mattina ci comincia a sentire rumore di elicottero e un grandissimo movimento dei carabinieri, ma proprio tante macchine... convinto che stavano
venendo da me per prendere a Provenzano... viene subito
Peppino Di Fiore, dice ‘che dobbiamo fare’... gliel’ho detto, guardi zio che è pieno di carabinieri... lui era vicino dove si metteva a scrivere con la macchina dietro la serranda del balcone, dice: "no non ti preoccupare, stai tranquillo... cioè una tranquillità che dentro di me io ho capito che lui era sicuro che non erano per lui ‘sti carabinieri, come faceva ad avere sta tranquillità e sta serenità sapendo cosa porta sopra le spalle, era una cosa assurda per me. E in realtà poi è venuto fuori che tutti ‘sti carabinieri e tutto questo movimento erano per controllare il lavoro nero sul cantiere che era appena aperto dove c’era il centro commerciale...(Levante n.d.r.) lui è rimasto tranquillo a scrivere come se nulla fosse”.

Non è tutto, perché Flamia ha ricordato un altro episodio avvenuto “qualche settimana dopo” l’arrivo in massa dei carabinieri. Esattamente “mentre stavo per uscire vedo davanti al portoncino l’ispettore del commissariato di Bagheria... faccio un passo indietro... salgo sopra, guardi zio, ci dissi, c’è l’ispettore... che sta suonando qua... Dice: vabbè, futtitinni, un ci rispunniri... ma sempre in modo tranquillo... poi ho visto che l’ispettore ha finito di parlare al telefono, è risalito in macchina macchina dove c’erano due colleghi suoi con la macchina in borghese e se ne sono andati, quindi presumo che abbia ricevuto una telefonata e doveva parlare in privato, è sceso dalla macchina e la fatalità...”.

La cosa che però lo colpiva era la flemma di Provenzano.

.....Continua

Bagheria, buen retiro per mafiosi latitanti. Le dichiarazioni di Flamia

$
0
0

alt

Bagheria è stata storicamente un buen retiro per mafiosi latitanti, dai bei tempi andati: Tommaso 'Masino' Scaduto, latitante che nel 1980 muore d'infarto, o di altro, però nella propria abitazione di Bagheria, in via Roccaforte;  Pietro Aglieri , Antonino Lo Nigro, Piddu Madonia e il capo dei capi Bernardo Provenzano,  ospite a Bagheria in periodi e luoghi diversi,  per parlare dei più noti e recenti.

Quando Sergio Flamia viene incaricato di gestire la latitanza di Provenzano nella seconda parte dell'anno 2004 ,  (dopo il boss verrà  spostato nella zona  Aspra-Ficarazzi e quindi a Montagna dei cavalli dove l'11 aprile del 2006 verrà arrestato), ha già al suo attivo una storia da fedelissimo per avere curato la latitanza di Piddu Madonia dal novembre-dicembre 1984 al 2002, per quasi venti anni quindi.

Ed alla domanda dei pm Nino Di Matteo, Francesco Del Bene e Francesca Mazzocco  “Provenzano sapeva che lei gestiva la latitanza di Piddu Madonia?”, risponde:

"Lui mi conosceva perché più volte di domenica, in particolar modo capitava di festività, di cose, accompagnava il Madonia con la famiglia, a mangiare a casa dove era latitante il Provenzano o presso una delle sorelle di Nicola Eucaliptus che la via non mi ricordo....”.

I pm che stanno curando il processo sulla trattativa e quello sull'appello ai generali Mario Mori e Mauro Obinu (relativo alla mancata cattura di Provenzano e già assolti in 1° grado), dubitano della sincerità di Rosario Flamia, in relazione al fatto che tende a minare la credibilità di un mafioso-confidente Luigi Ilardo (ucciso poi nel 1996 a Catania) , che aveva fatto una soffiata su un summit di mafia a Mezzoiuso che avrebbe potuto consentire già nel 1995 l'arresto di Provenzano.

E Flamia porta due elementi che dimostrerebbero il contrario: la prima è una confidenza fattagli da Nicolò La Barbera, il proprietario del casale di Mezzoiuso dove avrebbe dovuto svolgersi il summit con la presenza di Provenzano;  il La Barbera in carcere, tra il 2001 e il 2003, gli avrebbe confidato che Provenzano quella mattina non ci doveva essere e non c'era, e subito dopo quando mette in dubbio la credibilità del mafioso-confidente Luigi Ilardo, cugino per altro di Piddu Madonia.

No di questo discorso di Ilardo io le posso solo dire che nel ‘95 mi incontrò con una persona che curava insieme a me la latitanza di Piddu Madoniaprecisamente Domenico Di Salvo... no dice... la moglie di Piddu MadoniaGiovanna Santoro, è venuta per conto del marito a riferire... la signora Giovanna ha portato questa notizia dallo zio di non dare confidenza al cugino Gino di mandarlo via, se viene per qualche favore o ospitalità, però non dicendo il motivo del perché.
Siccome il Madonia con questo suo cugino si rispettavano abbastanza forte, molto spesso venivano i genitori di questo suo cugino, di questo
 Luigi Ilardo a mangiare insieme a Piddu Madonia, a Bagheria”.

Notizie 'sincere' o abilmente 'pilotate'? è questo il nodo da sciogliere, considerato anche il fatto che i servizi in virtù del protocollo 'Farfalla' incontrasseso Flamia come e quando volevano.

altQuesto passaggio delle dichiarazioni di Flamia dimostrerebbe che Luigi Ilardo era già stato posato, ergo era difficile quindi che sapesse del summit a Mezzoiuso da La Barbera, anche se quest'ultimo parlando con Flamia in carcere gli aveva confermato  che più volte Provenzano era stato ospite a casa sua, "questo me l’aveva confidato”.

Madonia si muoveva spesso non solo in Sicilia, ma anche fuori “Non stava sempre a Bagheria, lui veniva a Bagheria, possibilmente si fermava un mese, due mesi, tre mesi, poi si spostava una settimana a Villarosa oppure a Catania oppure a Milano ma a livello di una settimana, massimo due settimane rientrava a Bagheria... io gli facevo da battistrada e uno zio mio con furgone dei passeggeri, questi che facevano Bagheria- Palermo, lo accompagnava pure, quando era sulla Sicilia, per esempio quando doveva andare a Villarosa, oppure a Catania quando era su Milano, veniva a prenderlo direttamente a Bagheria Calogero Pulci e lo portava Milano"

Ed anche Bernardo Provenzano gli raccontava di viaggi  “Lui mi diceva sempre che per più di venti anni era stato sempre insieme al suo amico Totuccio Riina - ha raccontato Flamia - ricordo che un giorno mi disse che, durante uno dei suoi viaggi che facevano per Roma tutti e due... a Roma che un giorno si incontrarono sull’aereo con un loro amico che gli chiedevano informazioni su Scaduto Tommaso..."

“...Lui mi ha detto che per un bel po’ di anni ha fatto tantissimi viaggi su Milano, Roma, sul Piemonte, però quando mi raccontava queste cose mi diceva che già era da un 5-6 anni che non usciva più... me le diceva nel 1994”.

Natiralmente a Bagheria c'era una vera e propria rete che proteggeva la latitanza di Provenzano.

Carmelo Bartolone era colui che lo spostava dall’abitazione dov’era perché di solito quando lui andava agli appuntamenti, veniva a prenderlo Bartolone, lo portava dopo poi lo riprendeva un’altra macchina e se lo riportava, tipo quando andava a fare delle visite al Buccheri La Ferla non veniva direttamente l’infermiere a prenderlo a casa ma si faceva il trasbordo per strada"

Sin quando Flamia non sente puzza di bruciato.  

"Verso fine settembre, io in quel periodo gestivo un negozio di frutta e verdura in via Palagonia vicino all’angolo dove c’era la caserma dei carabinieri... - ha messo a verbale il collaboratore - e noto che c’erano dei carabinieri in borghese appostati davanti al negozio... Onofrio Morreale mi manda un appuntamento, sempre la stessa sera, vicino il negozio... ci dissi... Onofrio per me problemi non ce n’è però mi dispiacerebbe che dopo chiossai di trent’anni a stu cristianu l’avissuru arristari dentro ame casa... e quella sera stessa è stato spostato il Provenzano... sono venuti a prenderlo”.

“...Lo vennero a prendere e lo portarono via sulla zona di Ficarazzi, credo più Aspra... dopo un paio di giorni sono venuti a prendersi tutti gli indumenti, la macchina da scrivere, la scrivania, lui portava sempre dietro con sé un frigorifero questo congelatore piccolino dove congelava tutto quello che si frullava per problemi di salute...”.

Continua

nella foto interna l'arresto a Bagheria di Antonino Lo Nigro

I CC di Altavilla arrestano trentenne casteldaccese responsabile di avere svaligiato 3 villette Foto

$
0
0

alt

Approfittava dell’assenza dei proprietari delle ville, rientrati in città dopo le vacanze estive, per penetrare all’interno delle abitazioni e svaligiarle, ritenendo di agire indisturbato ed ignorando, invece, che era in corso un servizio mirato dell’Arma finalizzato a contrastarlo. È così, infatti, che i militari della Stazione Carabinieri di Altavilla Milicia, che ha all’uopo, ha intensificato i servizi di controllo del territorio finalizzati alla repressione della criminalità predatoria, nella nottata del 16 ottobre hanno arrestato, in via Consolare, TROIA Francesco, 31enne, residente a Casteldaccia.

L’uomo si era introdotto all’interno di tre villette, dalle quali aveva asportato una refurtiva che spaziava dagli utensili alle zanzariere, dai generi alimentari ai capi di vestiario, dalle lenzuola e coperte ad orologi ed elettrodomestici.

altI militari, giunti sul posto, hanno bloccato l’autovettura Seat Ibiza piena zeppa degli oggetti più disparati, all’interno della quale era difficilmente distinguibile lo stesso autore che, messo di fronte all’evidenza, non ha potuto far altro che riconoscere le proprie responsabilità. 

La refurtiva, del valore complessivo di circa 10.000 euro, è stata interamente recuperata e restituita ai legittimi proprietari.

L'arrestato dopo le operazioni di rito, su disposizione del PM di turno Dott. Bruno BRUCOLI, nella giornata di ieri, è stato tradotto presso il Tribunale di Termini Imerese (PA), ove l’arresto è stato convalidato e in attesa del processo, è stata emessa nei suoi confronti ordinanza di sottoposizione alla misura degli arresti domiciliari, anche perché gravato da recidiva specifica infra quinquennale.

Troia Francesco

 

Operazione 'Milicia violenta 2' : due arresti per rapina e porto d'armi abusivo FOTO

$
0
0

alt

Due misure cautelari, per i reati di rapina e porto abusivo di arma da fuoco. Questo il bilancio dell’operazione di polizia “Milicia Violenta 2”, condotta alle prime luci dell’alba dai Carabinieri della Compagnia di Bagheria (PA) e nel corso della quale è stata notificata l’ordinanza emessa dalla Dott.ssa Angela Lo Piparo, GIP presso il Tribunale di Termini Imerese (PA). I provvedimenti cautelari riguardano:

- Rio Giuseppe, 25enne di Trabia (attualmente agli arresti domiciliari) autore di tre rapine;

- Geraci Domenico, 34enne di Casteldaccia (già arrestato per rapina ed attualmente in carcere a Trapani), per porto abusivo di arma da fuoco.

L’operazione condotta nella scorsa mattinata rappresenta il seguito e il completamento di quella condotta lo scorso 15 aprile 2014, allorquando veniva fatta luce su un’altra lunga serie di rapine e furti, anche in abitazione, commessi tra Trabia, Altavilla Milicia e Palermo.

Le indagini, continuate anche dopo l’esecuzione di quelle misure, condotte dai militari della Compagnia di Bagheria e dirette dalla Procura di Termini Imerese (Dott. Bruno Brucoli), hanno consentito, in particolare, di fare luce su una serie di rapine in abitazione, commesse nel periodo aprile-maggio 2012 da un gruppo di giovani nel comune di Altavilla Milicia.

Tali episodi, nel corso dei quali erano state asportate anche armi da fuoco, avevano presentato sin da subito forti elementi di analogia sia per modalità commissive, consistenti in una particolare violenza ed efferatezza, che per le vittime colpite, quasi tutte appartenenti alla fascia c.d. “debole” degli anziani soli ed indifesi.

Inoltre, i militari, nell’ambito dei servizi predisposti al fine di prevenire la consumazione di analoghi reati, riuscivano a sventare la verosimile esecuzione di una rapina, che doveva essere commessa a Termini Imerese, mediante un’arma da fuoco. Di fatti, la sera del 22.03.2012 i carabinieri di Bagheria, sventando quella che con tutta probabilità doveva essere una rapina, hanno accertato la disponibilità di un’arma da fuoco, chiamata dagli indagati con l’appellativo “Bambino” onde non destare sospetti, che era nella disponibilità di GERACI Domenico.

Gli altri fatti compiutamente ricostruiti dai Carabinieri sono:

- la rapina in abitazione commessa da Rio Giuseppe (assieme ad altri) ai danni di un anziano residente ad Altavilla Milicia, nel corso della quale alla vittima, minacciata con un coltello, erano stati sottratti tre fucili, uno dei quali successivamente recuperato e sequestrato dai militari;

- la rapina commessa da Rio Giuseppe (assieme ad altri) ai danni di una anziana residente ad Altavilla Milicia, che era stata scaraventata a terra e minacciata con un coltello, mentre le venivano sottratti gioielli, soldi e buoni fruttiferi;

- la rapina in abitazione commessa da Rio Giuseppe (assieme ad altri) ai danni di un anziano residente ad Altavilla Milicia, nel corso della quale alla vittima, minacciata con un coltello e poi rinchiusa in bagno, erano stati sottratti due fucili e alcuni oggetti in oro.

alt                  alt       

       GERACI  DOMENICO                                                  RIO  GIUSEPPE

 

  

 

Flamia e servizi, il grande mistero: 'quando volevo ammazzare a Pino Scaduto'

$
0
0

alt

I passaggi più controversi delle dichiarazioni di Flamia che i magistrati del processo trattativa e dell'appello Mori-Obinu hanno un particolare interesse ad approfondire è quello che  riguarda proprio la collaborazione con i servizi segreti.

E' una ricostruzione quella del rapporto con i servizi che presenta diversi buchi logici e temporali, almeno per la parte di verbali resi noti.

L'ordine di uccidere Pietro Lo Iacono, sostiene Flamia, gli sarebbe stato dato già nel 2004 da Nardo Greco in carcere a Pagliarelli; subito dopo, quando lui esce nell'aprile dello stesso anno, sembra di capire che Carmelo Bartolone e Onofrio Morreale, per dissuaderlo dal mettere in pratica l'ordine di Nardo Greco, gli fanno incontrare addirittura Bernardo Provenzano che gli dice: ' a Pietro Lo Iacono e a so niputi, lassali perdiri picchì su amici nostri, persone molto vicine a noi... chiudi questo discorso...”.

altUn avallo quindi autorevolissimo per non ottemperare all'ordine di Nardo Greco. Ma qualche altro evidentemente aveva ricevuto lo stesso ordine e attraverso dei sicari non bagheresi, Cecala, Carbone e Modica, cercava di metterlo in pratica nell'estate del 2008.

Flamia teme di essere finito dentro una rete, dentro un gioco più grande di lui. E una tesi credibile o no?

 I rapporti con i servizi cominciano nel luglio 2008 in commissariato, a Bagheria, "subito dopo il discorso che si doveva fare l’attentato a Pietro Lo Iacono, il due di spade, sono stato convocato per una scusa in commissariato”. 

Siccome conosco le tragedie - fa mettere a verbale la prima botta che ammazzavanu a mia... sta cosa a me mi pesava che   Pino Scaduto   perdeva sempre tempo a sistemare questa cosa ( l'eliminazione di Pietro Lo Iacono n.d.r.) e avevo preso due decisioni o di ammazzare a Pino Scadutocosa che per fortuna non ho fatto perché sono stato visto, perché per due volte io, abbiamo avuto appuntamenti con Pino Scaduto fuori in parte di campagna ed io intenzionato ad ammazzarlo, però una volta sono stato visto da una persona che fa il fotografo a Bagheria e ho evitato, poi c’è stato questo discorso dei Servizi segreti e ho deciso di aprirmi con loro...”.

Ed è a Bagheria che incontra l'uomo dei servizi segreti che descrive in maniera abbastanza dettagliata “...Altezza 1,76, capelli nel biondo, pochi capelli davanti, ha cambiato più nomi, è nata questa cosa che è durata sei anni dai primi di luglio del 2008 fino al giorno degli arresti del maggio 2013”. “...Questa persona si presenta come persona dello Statoperò facendo capire a chi faceva riferimento...io gli avevo chiesto che imminente dovevo avere il discorso in Cassazione per il processo di Genova... ci dissi c’è la possibilità in cambio di avere una mano di aiuto in Cassazione, perché io aspetto un definitivo di sei anni. Dice: no su questo no, dice, però sicuramente ti possiamo dare una mano di aiuto che andrai a finire in un carcere a scontare la pena, in un carcere buono dove c’è la possibilità di potere prendere i benefici penitenziari, tipo semilibertà e ho deciso a collaborare con i Servizi”.

Una buona fetta di questi anni Flamia li ha trascorsi in carcere. Non è stato un ostacolo, perchè in forza del protocollo 'Farfalla', sulla cui legittimità la magistratura sta indagando, gli agenti segreti pare che entrassero ed uscissero dalle carceri per parlare con i loro confidenti, (ma non solo), quando e come volevano, di fatto senza lasciare tracce.

“...Lui mi mandava a chiedere qualche informazione ma a livello di scemenze fesserie, tramite qualche agente, si presentava qualcuno con la scusa di avvocato però era sempre qualcuno mandato da lui... "

Dove si incontravano ?

“...All’inizio, nel 2008 era lui sempre a chiamarmi che mi contattava e per un periodo di tempo mi dava appuntamento lui a Palermo che mi diceva la strada che dovevo fare per recarmi in via Mazzini in un appartamento di via Mazzini dove ci incontravamo... o telefonicamente oppure lui mi veniva dietro in qualche posto... lui mi si avvicinava con la macchina... ci vediamo domani al solito posto”...."avevamo due posti in campagna e ci fermavamo uno era un po’ più avanti della Casa dei giovani di Bagheria, la comunità di padre Lo Bue..."

Quando viene arrestato nel dicembre del 2008 nell'operazione 'Perseo' , il suo contatto nel preannunciargli l'imminente arresto, aggiunge che, per un errore voluto nella trascrizione della sua data di nascita, verrà arrestato qualche giorno dopo, giusto il tempo per coordinarsi e gli promettono dei soldi, che puntualmente arriveranno con i 150.000 euro che faranno avere al figlio. 

In cambio di cosa ? è questa la domanda cardine. ...Nel periodo 2011-2013 tante cose che io prima che succedessero le avevo fatte sapere ma che sono accadute realmente poi le cose”.

Ma perchè 150.000 euro per una collaborazione che andava,  a dire del Flamia, da luglio-agosto a dicembre 2008 ? Vero è che essendo sotto la sua responsbilità tutta l' organzizazione degli appuntamenti di Pino Scaduto con altri sodali mafiosi, Flamia aveva reso possibile controlli ravvicinati e continui, anche se in un passaggio delle sue dichiarazioni, dirà che in gran parte le intercettazioni erno inutilizzabili, perchè non autorizzate.

Farà conoscere anche il giorno della sua affiliazione avvenuta nel gennaio 2012, “...Stasera devo andare là... come ho riferito che io non volevo andare quando è stata fatta la mia affiliazione ufficiale a Cosa nostra, la puncitina, io gli ho detto: guarda, vedi che dovrei andare, così così, niente puoi fare per farmi fermare, che io prendo la scusa che non posso, che c’ho sbirri addosso, non ci vado... dice: e che fai, vacci vediamo di capirne il più possibile ed effettivamente è stato tutto registrato quando sono stato affiliato”.

altSono tante insomma le cose che i magistrati vogliono capire di questa collaborazione.
 
 Per esempio in  una intercettazione in carcere con un suo parente in visita durante un colloquio nel 2009 diceva : “Minchia ogni giorno per ora parlano di lui, giornali, telegiornale tutti”. Sono i giorni in cui il pentito Spatuzza raccontava di avere incontrato un personaggio misterioso nel garage dove si stava preparando l’autobomba per ammazzare Paolo Borsellino.

Flamia  ha negato che quel lui  fosse un riferimento ad una persona fisica: “Ma parrano d’iddu - chiarisce - io mi riferisco sempre come Servizi segreti, non come persona reale,perché ripeto per me i Servizi segreti era”.

E nell'ultima nota a verbale legittima quella opinione che in tanti dentro e fuori si erano formati, di un Provenzano cioè 'trattativista', che, pur sottoscrivendola, avrebbe in qualche modo subito la  strategia stragista di Totò Riina  “Bernardo Provenzano quando capitava che veniva qualche notizia su qualche telegiornale o giornale, politica, per discorsi di stragi o cose varie, lui sempre diceva: eravamo padroni dell’Italia, dice, eravamo in condizioni di fare fare le leggi che volevamo noi, dice, per avere commesso certe cose siamo tutti nella merda. Però a che cosa si riferiva di avere commesso, non lo diceva mai”. 


Bagheria: principio di incendio nel deposito di legname Fratelli Gagliano

$
0
0

altNel primo pomeriggio di ieri, si è verificato un principio  incendio nel deposito di legnami Gagliano di via San Francesco ( angolo via Passo del carretto) ; se non fosse stato per il tempestivo e coraggioso intervento di uno dei titolari del deposito e di alcuni vicini l'incendio avrebbe potuto assumere proporzioni maggiori con danni ad una azienda che esiste da decenni e da lavoro a tante famiglie.

I vigili del fuoco prontamente intervenuti e la Polizia dopo aver messo i luoghi in sicurezza, hanno scoperto che la causa del principio di incendio risiede nel fatto che alcuni vicini si 'dilettavano' a gettare dai piani alti degli edifici circostanti cicche di sigarette accese che solo per caso, e sino a ieri, non hanno provocato una catastrofe.

A prendere fuoco ed a restare parzialmente bruciato è stato il parco giochi che il Rotary club aveva già acquistato e si era ripromesso di donare al comune per arredare piazza Butera e renderla fruibile per i bambini; il materiale che era stato già  approntato per la consegna era protetto da teli di plastica che a contatto con le cicche di sigaretta, hanno preso fuoco,  provocato il danneggiamento di alcuni pezzi.

Nella loro ricognizione i pompieri hanno scoperto decine di tracce lasciate su materiale infiammabile, plastica, rivestimenti ecc... conseguenti al lancio delle cicche di sigarette accese.

Grande amarezza sia dei titolari del deposito sia del presidente del Rotary, Michele Abbate per l'increscioso accaduto, che dimostra quanta strada debba ancora percorrere la nostra comunità per mettersi alle spalle comportamenti che avrebbero potuto comportare conseguenze ben più gravi. La Polizia ha avviato un indagine sull'accaduto.

 

 

Casteldaccia:si presenta a nome del sindaco per dare una mano in casa e deruba anziana di 8.000 euro

$
0
0

alt

Un raggiro in piena regola , quello perpetrato da una persona sinora ignota, che nella giornata di ieri è andata a bussare alla porta di una anziana che vive sola in casa, spiegando di essere stata mandata dal sindaco per darle una mano nelle faccende domestiche.

L'anziana donna è caduta nel raggiro anche perchè il proprio figlio è molto amico del sindaco, per cui le è parso credibile, che nell'ambito dei servizi di assistenza agli anziani il sindaco avesse incaricato una persona per aiutarla nelle faccende di casa, non ha avuto pertanto alcun sospetto, ed ha aperto la porta.

La signora ha cominciato a fare le pulizie in casa, almeno ha mostrato di farlo, e poi parlando con la donna le ha detto che occorreva che le desse 100 euro, non si sa bene per che cosa.

L'anziana donna, seguita dalla falsa badante, è andata a prendere i 100 euro nel posto però in cui custodiva tutti i suoi risparmi, ed a questo punto per la signora delle pulizie che si era messo bene in mente dove erano custoditi i soldi, muovendosi per la casa è andata a 'prelevare' l'intera somma che la donna teneva in casa, pare oltre ottomila euro.

Dopodichè ha salutato con molta buona creanza e si è allontanata con il bottino. Adesso i Carabinieri della stazione di Casteldaccia, ai quali è stata presentata la denuncia, attraverso delle telecamere di sorveglianza situate nella zona, stanno cercando di isolare delle immagini che corrispondano alla descrizioni fatta dalla vittima, nel tentativo di identificare la ladra..

Il sindaco Fabio Spatafora ha ritenuto opportuno diffondere un comunicato che dopo la descrizione del fatto conclude con una pressante raccomandazione:


'L'Amministrazione Comunale, nell'esprimere solidarietà al derubato, informa la cittadinanza che qualsiasi persona inviata dagli uffici comunali per servizi ai cittadini, deve presentare agli stessi un documento che ne attesti l'incarico.
Il Sindaco pertanto confida in un rapporto di collaborazione con i cittadini, per smascherare i truffatori ed assicurarli alla giustizia. 

Bagheria: degenera in rissa un contrasto in famiglia

$
0
0

altIntorno alle 21.30 dello scorso martedì in via Libertà a Bagheria, A.B. ha cercato di colpire con un punteruolo due familiari contro i quali covava un grave disaccordo per una vicenda di  separazione coniugale.

I due Z.G e Z.V., padre e figlio, si trovavano all'interno della loro auto in via Libertà a Bagheria quando appunto sono stati affrontati con una sorta di punteruolo dal loro congiunto;  i due hanno immediatamente reagito con un coltello da cucina che per caso tenevano dentro la loro auto.

Per fortuna tra i contendenti  solo qualche ferita superficiale, anche se sono intervenute le ambulanze in particolare per A.B., che aveva riportato nello scontro le conseguenze più evidenti.

Subito si è creato un assembramento e sono dovuti intervenire sia Polizia che Carabinieri per riportare la calma, e accertare quanto accaduto.

La Polizia di Bagheria arrresta tre responsabili di rapine a mano armata a supermercati.FOTO e VIDEO

$
0
0

alt

Durante la notte appena trascorsa, dopo una minuziosa e capillare attività investigativa, gli uomini del commissariato di Pubblica sicurezza di Bagheria , hanno eseguito, con la collaborazione di alcune pattuglie del Reparto antirapine di Palermo,  tre ordinanze di applicazione di misure cautelari in carcere emesse dal GIP di Termini Imerese Angela Lo Piparo, nei confronti di tre uomini due di Misilmeri e uno di Palermo, che negli anni scorsi avevano terrorizzato i commercianti bagheresi e dei dintorni.

altI tre, in tempi diversi, dal 2011 al 2013, utilizzando armi da fuoco e indossando passamontagna, avevano compiuto rapine nei supermercati Carrefour di via Dante e via De Spuches, il Conad di via Falcone e Morvillo, e presso la farmacia Vaccaro di via città di Palermo.: per i tre episodi sopradetti la responsabilità secondo gli elementi emersi nell'indagine, sono sicuramente attribuibili  ai tre arrestati, mentre gli investigatori stanno lavorando per capire se i tre si siano resi responsabili di altri fatti criminosi.

Ognuna delle rapine consumate avevano 'fruttato' ai rapinatori qualche centinaio di euro 

Dei tre, due risultavano residenti a Misilmeri, Vasta Luca ( foto in basso) dell'88 e Di Blasi Ignazio del 90, il primo è stato arrestato nel vicino comune del palermitano, il secondo che si era trasferito a Verona, è stato arrestato dalla Squadra Mobile della città veneta, mentre il terzo Barrale Gaetano (foto a sx), classe 88, è stato arrestato a Palermo

                                                                      alt

 

 

 

VAI AL VIDEO

 

Bagheria: rubati monitor e tastiere dagli uffici a piano terra del comune

$
0
0

alt

Una mezza dozzina tra tastiere e monitor e cavetti sono stati trafugati dagli uffici che si trovano al piano terra della sede centrale del comune: ignoti durante la notte sono peentrati dentro la sede comunale senza che però ci siano segni di effrazione nè alle porte nè alle finestre.

A quanto pare qualche giorno fa sarebbe accaduto un episodio inquietante: sarebbe stata sottratta da un cassetto una somma di denaro appartenente a una dipendente comunale.

Negli scorsi anni sono stati diversi nelle scuole e negli gli uffici comunali dove c'è stata una vera e propria razzìa di computer: da quelli dell'Ufficio tasse, agli uffici dell'urbanisticaa quello legale sinoa quelli della solidarietà sociale.

Da tempo non avvenivano però furti di questo genere. 

P.S. Non ha trovato conferma la notizia, data da noi in un primo momento, che le unità centrali dei computer non fossero stati asportati.

Questo il comunicato ufficiale del comune:

Stamani quando gli impiegati di palazzo Ugdulena sono entrati a lavoro hanno scoperto il furto di alcuni pc completi di monitor e unità di sistema ed altro harware negli uffici del piano terra: Protocollo, Legale, URP e Previdenza.

Sul posto oltre al sindaco di Bagheria, Patrizio Cinque e all’assessore al Bilancio e Patrimonio, Maria Laura Maggiore era già presenti i carabinieri della locale stazione che stanno facendo tutti i rilievi del caso.

Al momento non è ancora stato accertato da dove siano entrati, quando sia avvenuto il furto, presumibilmente nella notte, e se abbiamo portato via anche atti e documenti. Quel che è certo è che oltre al danno economico legato al furto dei pc, c’è anche un danno materiale dal momento che sono state rubate anche le unità di sistema che contengono i dati.

Nelle prossime ore ulteriori aggiornamenti.

Viewing all 2449 articles
Browse latest View live