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Delegazione del Pd e di Saràmigliore segnala disagi al cimitero di Bagheria

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Nella mattina di oggi, 05/07/2014, un gruppo composto da componenti di Sarà Migliore e del Pd si è recato presso il cimitero di Bagheria per verificare le condizioni in cui in atto versa.

Ci siamo trovati di fronte alla seguente situazione: aiuole incolte, erbacce altissime, spazzatura in ogni angolo, rifiuti di ogni genere (fiori secchi, cartacce, innumerevoli contenitori in plastica, etc), mezzi del comune abbandonati, transenne, cantieri, carcasse di uccelli, scavi aperti per precedenti esumazioni.

Dialogando con alcuni cittadini ci sono stati posti altri problemi come quello relativo all'alta temperatura dell'acqua che sgorga dalle fontanelle, piuttosto che le decine di bare in attesa (a tempo indeterminato) della tumulazione che occupano perfino le stanze adibite ad ufficio.
Due soltanto gli spazi puliti: l'aiuola che ospita la statua della Madonna, subito all'ingresso del cimitero, e la zona di parcheggio antistante il fioraio, entrambe pulite, ordinate e ben curate. Ma è proprio il fioraio ad occuparsene.

Sappiamo bene che nessuno ha la bacchetta magica e che amministrare di questi tempi è certamente difficile, tuttavia crediamo che l'Amministrazione debba immediatamente predisporre una pulizia e manutenzione straordinaria del cimitero comunale. E'un atto doveroso e non più procrastinabile.
Lo chiedono i cittadini, lo chiede la città.

Paola Gennaro
con Giuseppe Mineo, Giovanni Principato, Nicola Tarantino, Daniele Vella

P.S. Abbiamo ricevuto anche segnalazioni in merito alla mancata tumulazione di una ventina di bare, fatto che rischia di creare problemi per il gran caldo di questi giorni e che è stato portato all'attenzione del sindaco anche dalle autorità sanitarie.
 


Ricognizione di sindaco e agenti Nopa su discariche abusive: censiti tredici siti a rischio

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Il sito ufficiale del comune di Bagheria ha pubblicato un lungo resoconto che dà conto che nei giorni scorsi il sindaco Patrizio Cinque  assieme agli agenti del Nucleo operativo di polizia ambientale ha effettuato ua ricognizione sulle dsicariche abusive esistenti nelle aree periferiche  nostro territorio

“Durante il sopralluogo – spiega il sindaco – abbiamo scoperto anche un sito sequestrato dalla forestale in via Vicinale Serradifalco; dobbiamo comprendere il motivo del sequestro” – spiega Cinque, che aggiunge: “La programmazione operativa sarà così organizzata; si recupereranno tutte le segnalazioni private, si metteranno a confronto, si controllerà il tipo di rifiuto abbandonato in discarica abusiva, che è una prassi già ricorrente, giacché, a secondo del rifiuto, c’è una particolare metodologia di smaltimento. Eseguita la certificazione del rifiuto trovato, si stabilirà l’operatività”.

Dalla relazione emerge che fino all’anno 2011 le discariche abusive si formavano nei seguenti siti: Viale Sant’Isidoro; La trazzera che congiunge Villa Sant’Isidoro con la frazione di Aspra; la strada comunale Eleuterio; la via case Parisi; la via comunale Serradifalco Angiò; contrada Incorvino-Lanzirotti crocevia; contrada Incorvino-Consona; via Tommaso Campanella con via Valla; via Agostino Aiello; via Comunale Lorenzo; via Dolce Impoverile; il prolungamento del viale Libertà e il prolungamento di via Dante.

Su questi 13 siti, dopo i controlli effettuati a partire dal 2011, le discariche sono diminuite, si sono ridotte e alcune del tutto scomparse. Nello specifico si tratta di: quella di viale Sant’Isidoro che è quasi scomparsa; la stradella non asfaltata che congiunge villa Sant’Isidoro con la frazione di Aspra; la strada comunale Eleuterio; la via Parisi; la via comunale Serradifalco Angiò; la via Tommaso Campanella con via Valla; la via Comunale Lorenzo.

Le discariche abusive sono per lo più composte da rifiuti ingombranti e materiali speciali quali: rottami di elettrodomestici, mobili, materassi e reti, sanitari, manufatti in ferro e legno, rifiuti inerti derivati da piccole manutenzioni domestiche, residui di potatura, apparecchi ed elettronici (PC, fax, stereo, cellulari, TV) giocattoli voluminosi, pneumatici, sfabbricidi e la pericolosa ondulina di eternit (cemento e amianto).

Dalla relazione del Nopa emerge che il fenomeno potrebbe essere arginato con un continuo monitoraggio dei vari siti dove sono abbandonati i rifiuti per perseguire i responsabili delle violazioni, intensificando continuamente gli appostamenti. E’ evidente che un tale continuo controllo – spiegano dal NOPA – è dispendioso economicamente e prevede un impiego di forze ingenti. Altra soluzione deriverebbe dalla videosorveglianza; la gara à stata espletata nei primi mesi del 2013, occorre definire l’iter procedurale.

Intanto il NOPA solleciterà gli enti preposti per la bonifica delle discariche citate ed avvierà uno studio allo scopo di arginare definitivamente il fenomeno.

Non ci faremo sommergere da una problematica, seppure così gravosa - termina il sindaco di Bagheria – sarà difficile risolvere i problemi in breve tempo ma attenzioneremo, una per una tutte le zone periferiche per punire i trasgressori e cercare di favorire la bonifica delle zone”.

Fonte Ufficio Stampa del comune di Bagheria

nella foto l'incendio di copertoni dei giorni scorsi in viale Sant'Isidoro

 

Bagheria: un nuovo pentito di mafia. Si sgretola il muro dell'omertà dentro cosa nostra

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Un nuovo pentito; il quinto in meno di un anno.  Da una settimana un uomo del racket ha deciso di saltare il fosso. E di cose da raccontare ne ha parecchie. I carabinieri vigilano sui suoi familiari; il nome del neo collaboratore, sul quale vige la riservatezza, si aggiunge a quelli, in ordine di tempo di Giuseppe Carbone, Sergio Flamia, Vincenzo Gennaro e Benito Morsicato.

È stato arrestato nel blitz di inizio giugno, anche se va tenuto conto che i destinatari di mandati di cattura di giugno, ci fossero già mafiosi in galera. I carabinieri hanno dato il nome Reset all'operazione che ha "resettato" il potente mandamento in provincia di Palermo, che  peraltro sembra non sia una indagine completamente chiusa.

Pericolo di fuga di alcuni imputati, Michele Modica in particolare, e intercettazioni che lasciavano prevedere ai mafiosi che lo rivelavano in qualche intercettazione 'u malutiempu', poi puntualmente arrivato, costrinsero inquirenti e magistrati a stringere i tempi, riservandosi successivi approfondimenti di indagine nei confronti di altri indiziati di reato.

Per la mafia di Bagheria l'assenza di pentiti di peso era una sorta di motivo di orgoglio, e solo questo poteva consentire a tanti di pensare che potessero restare sempre impuniti: poi cominciarono le defezioni.

In primis fu Stefano Lo Verso, quindi Onofrio Prestigiacomo arrestato nell'operazione Perseo, che condannato a sette anni ha raccontato le cose che sapeva; quindi il casteldaccese Giuseppe Carbone che ha fatto ritrovare i corpi dei due ispano-americani trafficanti di droga, Juan Ramon Fernandez e Fernando Pimentel, da lui eliminati con la complicità  dei due fratelli Scaduto, Pietro e Salvatore; seguirono Vincenzo Gennaro, lo scorso ottobre, che ha svelato i misteri della mafia altavillese una delle più dinamiche e attive nel settore del pizzo alle imprese edili, al punto che ad Altavilla, al tempo in cui comandava Nino Zarcone, era stata trasferita la sede del mandamento mafioso di Bagheria.

Ed infine Sergio Rosario Flamia con il suo lunghissimo curriculum di militanza criminale e mafiosa che risale ai primi anni '80, che ha raccontato trent'anni di storia della mafia, compresi i segreti di decine di omicidi.

Benito Morsicato, già operaio Coinres,  è solo l'ultimo che ha cominciato a  collaborare un paio di settimane fa, ed è a conoscenza  soprattutto degli episodi di violenza, incendi e danneggiamenti, legati ad estorsioni e pizzo, lo stesso argomento pare di cui sta parlando il neo pentito.

In una Bagheria “blindata” arresti e pentimenti hanno dato la scossa ai commercianti. Una quindicina si sono presentati spontaneamente negli ultimi giorni in caserma per denunciare anni di angherie. Altri venti erano stati costretti, vista l'evidenza delle prove, ad ammettere di avere pagato la messa a posto. Ora c'è chi si dice certo che il nuovo pentimento alimenterà l'effetto domino. . 

Sequestrate le giostre di piano Stenditore ad Aspra: l'ass. Tripoli spiega il perchè

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L’assessore all’Ecosistema urbano ed Urbanistica, Luca Tripoli, nell’ottica della massima trasparenza ed informazione, ha voluto fare chiarezza sulla vicenda che ha visto coinvolti i 4 titolari di giostre per bambini che si trovano ad Aspra, su piano Stenditore e che sono state oggetto di sequestro provvisorio per una serie di eventi avvenuti prima dell’insediamento della nuova amministrazione Cinque.

L’assessore Tripoli per rendere più comprensibile la vicenda spiega l’antefatto: «Piano Stenditore ricade all’interno di un’area di proprietà del demanio marittimo della regione Siciliana; nel 2002 tale zona, pari a circa 10.500 mq, venne concessa al Comune di Bagheria con la licenza n. 37/02 valida fino al 31 dicembre 2005, “allo scopo di mantenere la zona stessa a villa a mare con muri di contenimento e mantenere 2 scali di alaggio per natanti”.La licenza, in una prima fase, è stata rinnovata fino al 31 dicembre 2011».

Costa Aspra«Sullo scadere, – spiega ancora l’assessore Tripoli – il Comune inoltrava ulteriore richiesta di rinnovo fino alla fine del 2017 includendo la modifica ai sensi dell’articolo 24 del Codice della Navigazione di un tratto di suolo di circa 400 mq da destinare all’installazione di attività di spettacolo viaggiante».

 «A tale richiesta l’Arta – Demanio marittimo della regione Siciliana – rispondeva che la licenza poteva essere rinnovata ma come per la precedente licenza, la n. 37 che non prevede installazione di giostre. Il rinnovo provvisorio avvenne, con decreto regionale del 24 aprile 2012 valevole fino alla fine 2012 racconta Tripoli che afferma che “per il 2013 il Comune provvide a pagare il canone annuale, ottenendo una proroga non formalizzata, sino al 31 dicembre 2013. Per il 2014 il canone non è stato corrisposto e la licenza risulta scaduta, mentre la richiesta per l’installazione delle giostre non è mai stata portata a compimento” nonostante i titolari pagassero per l’occupazione.

Lo scorso 22 maggio, dopo un sopralluogo da parte di funzionari dell’ufficio Demanio verificata la presenza, non autorizzata, delle giostre, lo stesso ufficio invia una nota al Comune di Bagheria, alla Polizia Municipale e alla Capitaneria di Porto di Palermo con la quale si invita l’amministrazione ad esercitare le dovute azioni e riferire.

 Fin qui l’antefatto. Veniamo ai giorni nostri.

 “Lo scorso giugno, quando altri titolari tentano di occupare il suolo demaniale, sprovvisti delle autorizzazioni, il comando dei vigili urbani ha dovuto apporre i sigilli alle giostre presenti” riferisce l’assessore.

 Ma Tripoli tiene a precisare che l’amministrazione si è immediatamente attivata per richiedere che si potesse “sdemanializzare” la zona al fine di acquisirla a patrimonio comunale e poterla sfruttare appieno.

 “Si sono svolte diverse riunioni presso l’assessorato regionale Territorio e Ambiente, al servizio Demanio Marittimo dichiara Tripoli vogliamo acquisire a patrimonio comunale piano Stenditore per poter sfruttare tutte le enormi potenzialità che offre questo spazio, superando le limitazioni attuali nell’ottica di uno sviluppo turistico dell’area e del mantenimento del decoro urbano”.

 L’assessore anticipa anche che la Regione ha mostrato disponibilità n tal senso.

“Adesso si dovrà procedere con il rinnovo della licenza per l’anno corrente, ma non è escluso che per l’inizio del nuovo anno si possa verificare quanto auspichiamo” conclude Tripoli che annuncia anche che è già partita la sistemazione delle attività commerciali sul lungomare e, a breve, l’aggiornamento del P.U.D.M. (Piano di utilizzo del demanio marittimo).

“Lavoreremo per progettare con i cittadini una nuova visione d’insieme del litorale di Aspra”.

Fonte  Ufficio Stampa del comune di Bagheria

Amministrazione giudiziaria per grande azienda di distribuzione gas eseguita dalla GdF per mafia

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La Guardia di Finanza di Palermo, su disposizione del locale Tribunale - Sezione Misure di Prevenzione, sta eseguendo un provvedimento con cui è stata disposta l’amministrazione giudiziaria, con conseguente sospensione temporanea dell’amministrazione ai sensi dell’art. 34 del decreto legislativo n.159 del 2011, nei confronti della Societa' italiana per il gas S.p.a. - Italgas S.p.a., con sede legale in Torino, azienda operante nel settore della gestione e dei servizi connessi alla distribuzione del gas metano sul territorio nazionale.

Il citato Decreto si collega all’esecuzione di analoghi provvedimenti, emanati nello scorso mese di maggio dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Palermo su richiesta della locale Procura della Repubblica – D.D.A. –, con cui è stata disposta la sospensione dell’amministrazione di tre importanti realtà imprenditoriali, ossia della Gas Natural Distribuzione Italia S.p.a. con sede ad Acquaviva delle Fonti (BA), della Gas Natural Vendita Italia S.p.a. e della Gas Natural Italia S.p.a., entrambe con sede a San Donato Milanese (MI), operanti nel settore della vendita e distribuzione del gas metano sul territorio nazionale, nonché della C.R.M. di Curatola Alfredo S.n.c., società di manutenzione con sede in Crotone.

Nel medesimo contesto investigativo, la Guardia di Finanza di Palermo, sotto il coordinamento della locale Direzione Distrettuale Antimafia, aveva eseguito – circa un anno fa – il sequestro di un patrimonio del valore complessivo di oltre 50 milioni di euro, nei confronti del gruppo imprenditoriale di Palermo, che ha curato, fra gli anni ’80 e ’90, la metanizzazione di diverse aree del territorio siciliano. Le indagini si erano concentrate, in primo luogo, sulla genesi del succitato gruppo, costituito negli anni ‘80 da Ezio Ruggero Maria BRANCATO, ex dipendente della Regione Sicilia, successivamente divenuto “imprenditore”, grazie all’investimento di ingenti risorse finanziarie di dubbia provenienza che si è presto sviluppato con la protezione di “Cosa Nostra” e di appoggi politici – in particolare dell’ex sindaco di Palermo Vito CIANCIMINO – arrivando ad ottenere ben 72 concessioni per la metanizzazione della Sicilia e dell’Abruzzo.

Gli approfondimenti investigativi avevano, in particolare, fatto emergere come i lavori di realizzazione della rete del gas siano stati, in più occasioni, affidati in sub-appalto ad imprese riconducibili a soggetti con precedenti specifici per mafia e ad altre ritenute “vicine” alla criminalità organizzata, in una logica di costante e reciproco vantaggio fra il gruppo e l’organizzazione criminale.

Sulla base dei riscontri effettuati, nel dicembre 2013, il Tribunale di Palermo aveva disposto un ulteriore sequestro, per un valore di circa 7,6 milioni di euro, di quattro società nei confronti della famiglia di imprenditori CAVALLOTTI di Belmonte Mezzagno (Pa), operanti da diversi anni nel settore edilizio e della manutenzione delle reti di gas metano. Secondo le risultanze indiziarie, sviluppatasi in diversi filoni d’indagine, i citati imprenditori avrebbero coinvolto familiari e collaboratori, alcuni dei quali privi di condizioni reddituali compatibili con l'entità degli investimenti necessari per l'avvio delle attività imprenditoriali, nell’intestazione di aziende operanti nel medesimo settore, per continuare a gestire i contratti acquisiti e le attività nel settore del gas metano, nonostante i precedenti provvedimenti cautelari a carico delle altre società a questi direttamente o indirettamente riconducibili.

Dallo sviluppo di tali filoni investigativi, è emerso che l’impresa oggetto della odierna misura avrebbe agevolato imprenditori già sottoposti ad indagini di polizia giudiziaria e misure di prevenzione ai sensi della normativa antimafia, in alcuni casi, consentendo agli stessi di neutralizzare i provvedimenti cautelari inflitti e di continuare a consolidare la propria espansione, in alcune regioni della penisola, nel settore del gas metano.
Per tali motivi, al fine di inibire la strumentalizzazione, ad opera della criminalità organizzata, delle attività economiche lecite, con l’emissione del Decreto che impone l’amministrazione giudiziaria o “sospensione temporanea dell’amministrazione”, il Tribunale di Palermo ha, di fatto, sollevato dalla gestione i rappresentanti della citata società per un periodo di sei mesi.
In pratica, l’azienda dovrà temporaneamente cedere la gestione agli amministratori giudiziari, ponendosi sotto “tutela” dell’Autorità Giudiziaria, la quale, al termine del periodo, valuterà la sussistenza dei presupposti per restituire o meno la gestione “bonificata” dalle presunte criticità riscontrate, ovvero procedere a conseguente sequestro ai fini della confisca.

Si tratta, in definitiva, di una misura preventiva antimafia che colpisce le aziende che pur non potendosi considerare “mafiose” risultano aver subito un’influenza da parte di soggetti contigui a Cosa Nostra, che è valsa a rafforzarne la presenza economica sul territorio.

La sospensione temporanea dell’amministrazione mira, in quest’ottica, a verificare l’idoneità del “sistema immunitario” dell’azienda interessata dall’applicazione del provvedimento a respingere i tentativi di influenza operati dai sodalizi mafiosi, fortificandolo – se possibile – al fine di salvaguardare l’attività imprenditoriale nel suo complesso, i livelli occupazionali, nonché l’indotto economico riferibile ai rapporti con clienti e fornitori.

Tuttavia, se nel periodo di amministrazione giudiziaria fosse accertato che l’attività economica non fosse stata semplicemente influenzata da interessi mafiosi ma che i rapporti con i soggetti collusi con Cosa Nostra fossero il frutto di una scelta consapevole di politica imprenditoriale, la Procura potrebbe ritenere di azionare una misura di prevenzione patrimoniale chiedendo al Tribunale il sequestro ai fini della confisca dell’azienda.
 

Cadono conci di tufo da edificio fatiscente in corso Butera: miracolosamente illeso un passante

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Intorno alle 18 di questo pomeriggio grande paura, per fortuna senza alcuna conseguenza in corso Butera (ang. Via Morana) a Bagheria: due conci di tufo si sono staccati da un immobile degradato che si trova all'incrocio tra corso Butera e via Morana.

Un uomo che si trovava a passare in quell'istante è stato appena sfiorato dalle pietre crollate da una altezza di 5-6 metri, senza riportare per fortuna neanche un graffio: il passante è rimasto a lungo in evidente stato di choc ma ha rifiutato un intervento dell'ambulanza del 118.

Nel giro di pochi minuti Carabinieri e Polizia urbana prima e successivamente Vigili del fuoco, hanno transennato l'area che rimane comunque  ad altissimo rischio; da un primo sopralluogo i Vigili del fuoco hanno notato che il muro esterno dell'abitazione che sporge su via Morana si è praticamente staccato dal resto della costruzione e potrebbe venir giù da un momento all'altro.

Traffico rallentato per lo stazionamento di curiosi ed anche per i conducenti delle auto che si fermano per chiedere cosa sia accaduto

E' stato subito informato il proprietario dell'immobile, a cui verrà chiesto di provvedere ad un transennamento definitivo dell'area prospiciente l'edificio e successivamente di metterlo in sicurezza..

altSono almeno quattro o cinque negli ultimi anni a Bagheria i crolli di muri esterni, balconi o cornicioni di edifici fatiscenti che solo per un puro caso non hanno avuto gravi conseguenze.

Cinque anni fa in via Passo del carretto, il crollo di un balcone danneggiò un auto che stava transitando: rimase seriamente ferito il passeggero dell'auto che riportò diverse fratture.

Ma più recentemente in via Ignazio Lanza di Trabia, in corso Butera ed in via Litterio si sono avuti dei crolli, che non hanno arrecato danni alle persone.

Sono centinaia all'interno dei vecchi quartieri, ma come dimostra il fatto di oggi, anche sui corsi principali, le situazioni a rischio che andrebbero censite e messe in sicurezza.

E' ormai necessaria e urgente una seria politica di prevenzione prima che accada qualcosa di irreparabile.

 

Incastrati dal DNA i due autori della rapina avvenuta nel 2011 ad una tabaccheria di Casteldaccia

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Nella mattinata di ieri, i militari della Stazione di Casteldaccia, coadiuvati da personale della Compagnia Carabinieri Palermo-Piazza Verdi, hanno notificato un’ordinanza di applicazione di misura cautelare emessa dal G.I.P. del Tribunale di Termini Imerese (PA) per il reato di rapina aggravata in concorso, nei confronti di B.g., classe 1992, pregiudicato, e M.d., classe 1990, entrambi residenti nel capoluogo Palermitano.

Le indagini, dirette dalla Procura della Repubblica Termitana, erano scaturite dalla rapina perpetrata il 23 novembre 2011 ai danni di una tabaccheria di Casteldaccia, in cui era stata asportata una refurtiva del valore di circa 5000 euro. 

In quella circostanza uno dei rapinatori, nel corso della fuga, aveva gettato il passamontagna, prontamente recuperato dai militari della Stazione che lo inviavano ai Carabinieri del Reparto Investigazioni Scientifiche di Messina.

Al termine degli esami biologici, questi sono stati in grado di estrapolare il profilo DNA dell’autore, elemento che, sommato alle altre risultanze investigative, è risultato decisivo per la dimostrazione della colpevolezza dei due.

Gli autori, dopo la loro cattura, sono stati sottoposti alla misura cautelare dell’obbligo di dimora, con la prescrizione di non allontanamento dal Comune di Palermo.

A giudizio i presunti assassini di Antonino Zito, il cui corpo fu ritrovato carbonizzato a Spuches

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Inizierà il 10 Ottobre il processo a carico di Pietro Mazzara e Maurizio Pirrotta, i due uomini che secondo l'accusa sostenuta dal p.m. Maurizio Bonaccorso, hanno ucciso Antonino Zito con un colpo alla testa a Bonagìa in una baracca di 'stigghiolari': il luogo del delitto fu dato alle fiamme per cancellare elementi utili a potere risalire agli assasini, e di questo dovrà rispondere Carmelo Ferrara accusato di favoreggiamento.

Il corpo bruciato di Zito fu rutrovato il 19 dicembre del 2012 nei pressi dell'abbeveratoio in contrada Spuches, territorio di Santa Flavia: tra gli inquirenti, prima del riconoscimento del corpo, era scattato 'l'allarme rosso', e nella zona del ritrovamento arrivarono subito alti ufficiali dei Carabinieri, perchè si pensò lì per lì che potesse trattarsi del cadavere di Carmelo Bartolone, sottrattosi all'obbligo di firma proprio qualche settimana prima per paura di essere eliminato dai mafiosi bagheresi.

Poi dalla fede e da altri particolari fu possibile dare un nome al corpo carbonizzato.

A consentire di risalire ai presunti assassini anche le testimonianza della moglie dello Zito, Rosa Anaclio, che segnalò agli inquireenti che i due imputati erano molto amici del marito e che con loro Antonino si vedeva molto spesso.

La moglie di Zito assieme ai genitori e ai fratelli del marito, si è costituita parte civile : 'Voglio giustizia per le mie figlie la più piccola delle quali aveva 13 mesi quando mio marito venne ucciso' ha dichiarato la donna al Giornale di Sicilia che ripercorre oggi la vicenda in un articolo di Riccardo Arena

Le cause dell'omicidio Zito, che faceva il fruttivendolo, perpetrato presumibilemente a freddo, verrebbero fatte risalire ad un regolamento di conti per controversie insorte tra i tre amici per questioni di rapine o di traffico di stupefacenti. 


Arrestato con l'accusa di peculato medico dell'Ospedale 'Cervello' e la sua infermiera assistente

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I militari del Gruppo della Guardia di Finanza di Palermo hanno arrestato in flagranza di reato un professionista, il dottor Giuseppe Arcoleo, dirigente medico presso l’Azienda ospedaliera “Ospedali Riuniti Villa Sofia Cervello – C.T.O” di Palermo e la sua assistente, Concetta Conte, caposala presso il Reparto di Pneumologia I; il reato contestato è quello di peculato ai danni dell’Azienda Ospedaliera del capoluogo siciliano.

I due sono accusati di essersi appropriati di somme di denaro spettanti all’Ospedale palermitano. Infatti, il medico era regolarmente autorizzato ad esercitare la professione all’interno della struttura ospedaliera e con le attrezzature dalla stessa poste a disposizione secondo il regime del cd. ALPI (Attività Libera Professionale Intramoenia). Per questo tipo di attività la legge prevede alcuni adempimenti ed obblighi, tra i quali, in primo luogo, quelli di esercitare al di fuori dell’orario di lavoro ospedaliero e di non riscuotere direttamente il compenso dai pazienti.

Le indagini condotte dalle Fiamme Gialle, dirette dalla Procura della Repubblica di Palermo, e durate circa 2 mesi, hanno rivelato l’esistenza di un canale alternativo a quello ospedaliero, il cui perno era rappresentato dall’assistente dello specialista che fungeva da vero e proprio “centro di prenotazione”; era infatti lei ad occuparsi di ricevere le telefonate dei pazienti, di combinare gli appuntamenti e, in alcuni casi, di provvedere direttamente a contattare vecchi pazienti sollecitando visite di “controllo”. Era sempre compito dell’assistente quello di incassare, a seguito delle visite, il denaro e di illustrare ai “nuovi” pazienti il meccanismo che, comunque, veniva sempre presentato come economicamente più vantaggioso rispetto a quello ordinario.

Le indagini hanno così permesso di riscontrare come in un solo mese il medico abbia visitato numerosissimi pazienti e la maggior parte di essi (più del novanta per cento) ha seguito il canale parallelo e le “vantaggiose condizioni” offerte; in questo modo quanto elargito dai clienti, ammontante ad alcune migliaia di euro, a fronte delle singole prestazioni, non solo è stato illegittimamente sottratto all’Ospedale ma, anche, alla tassazione in quanto incamerato dalla coppia completamente “in nero”.

Così nel pomeriggio del 17.07.2014, al termine del normale “giro” di visite, i finanzieri sono intervenuti cogliendo i due proprio nell’atto di dividersi il “contante” giornaliero pari a circa 400 euro puntualmente sottoposto a sequestro, unitamente a computer e agendine nelle quali venivano annotati i nomi dei pazienti e che sono tutt’ora al vaglio allo scopo di ricostruire l’ingente numero di pazienti.

Su disposizione dell’Autorità Giudiziaria, che ha coordinato le indagini, il medico e l’assistente sono stati posti agli arresti domiciliari in attesa dell’udienza di convalida dell’arresto.
 

Grave incidente in autostrada nei pressi di Altavilla, seriamente ferita una neonata

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L'autostrada Palermo Catania è stata chiusa nella corsia in direzione Palermo all'altezza di Trabia per un grave incidente che si è verificato a circa 1 Km. dello svincolo di Altavilla Milicia. Una bimba di due mesi, P.C., si trova ricoverata in prognosi riservata all'ospedale dei Bambini. La piccola viaggiava nella Seat Ibiza insieme al padre e alla madre rimasti solo leggermente feriti.

Secondo una prima ricostruzione l'auto si è scontrata con una Fiat Cinquecento che si trovava nella corsia di emergenza, ma pare che anche una Golf sia stata coinvolta nell'incidente.

Nello scontro la piccola è finita fuori dall'abitacolo ha sbattuto la testa, riportando un serio trauma cranico ed una diffusa emorragia. Alcuni carabinieri che transitavano nella corsia opposta hanno preso la bimba e l'hanno trasportata al vicino Ospedale di Termini Imerese, da dove, vista la gravità della situazione, è stata successivamente trasferita a Palermo.

 Le indagini sull'incidente sono condotte dalla Polizia stradale di Buonfornello.

Sulla carreggiata dell'autostrada, in direzione di Palermo, si sono formate code di oltre dieci chilometri.

Stamattina, nello stesso tratto di autostrada, un maxi tamponamento a catena tra cinque mezzi, aveva provocato lunghe colonne d'auto per almeno quattro chilometri. 

Foto di Matteo Gagliano tratta da facebook

 

 

 


 

Sequestro di beni nei confronti di tre arrestati nell'Operazione 'Perseo'

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I Carabinieri del Nucleo Investigativo di Palermo, su disposizione della Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Palermo, hanno dato esecuzione a 3 decreti di sequestro beni per un valore complessivo di oltre 4 milioni di euro.

I provvedimenti, finalizzati alla confisca, sono stati eseguiti nei confronti di:

- LO VERDE Giuseppe, nato a Palermo il 13.12.1957 (per aver fatto parte della famiglia mafiosa di Palermo – Tommaso Natale);

- PERFETTO Giuseppe, nato a Palermo il 02.03.1957 (per aver gestito le estorsioni per conto della famiglia mafiosa di Palermo – Corso Calatafimi);

- FRESCHI Antonino, nato a Palermo l’11.12.1958 (per aver svolto il ruolo di intermediario, per conto della famiglia mafiosa di Palermo – Villagrazia, nell’acquisto di sostanze stupefacenti, del tipo cocaina, e per aver messo a disposizione i locali per la raffinazione).

tratti in arresto nell’ambito dell’operazione “Perseo”, del dicembre 2008, che aveva fatto sfumare il tentativo di ricostituzione della Commissione Provinciale di Cosa nostra palermitana.

La complessa e minuziosa attività investigativa, svolta attraverso una serie di accertamenti patrimoniali sui beni sospettati di essere nella disponibilità dei tre soggetti, ha consentito di individuare un patrimonio di oltre 4 milioni di euro, illecitamente accumulato con i proventi derivanti da anni di estorsioni, traffico di armi e traffico internazionale di stupefacenti

La Sezione Misure di Prevenzione presso il Tribunale di Palermo, concordando pienamente con le risultanze investigative, dalle quali è anche emersa una netta sproporzione tra i redditi dichiarati ed i beni mobili ed immobili nell’effettiva disponibilità degli stessi, ha emesso i predetti provvedimenti che hanno riguardato numerose società, quote societarie, fabbricati, appartamenti, ville, appezzamenti di terreno, autoveicoli e rapporti bancari.

DETTAGLIO  BENI  SEQUESTRATI

 

    LO VERDE Giuseppe, nato a Palermo il 13 dicembre 1957:

- intero capitale sociale relativo complesso beni aziendali della società “SICILCOLOR s.r.l.” con sede in Palermo, avente attività di rivendita vernici;

- nr. 1 appezzamento di terreno sito in Palermo;

- nr. 5 rapporti bancari;

 

    PERFETTO Giuseppe, nato Palermo il 02 marzo 1957:

- nr. 2 abitazioni site in Palermo e Pollina (PA);

- nr. 1 magazzino sito in Palermo;

- nr. 2 villini siti in Termini Imerese (PA);

- nr. 1 appezzamento di terreno sito in Termini Imerese (PA);

- nr. 2 autovetture;

- nr. 10 rapporti bancari;

 

    FRESCHI Antonino, nato Palermo 11 dicembre 1958:

- nr. 3 imprese individuali e relativo complesso beni aziendali, aventi sede in palermo, operanti nel settore della vendita all’ingrosso di giocattoli e di bigiotteria;

- nr. 1 quota, pari al 60%, della socioeta’ “SUD INGROSSO & CO s.r.l.” con sede in Palermo, operante nel settore della vendita di giocattoli;

- nr. 1 villino sito in Casteldaccia (PA);

- nr. 1 appezzamento di terreno sito in Casteldaccia (PA);

- nr. 14 rapporti bancari.

 

Bagheria: a fuoco in via Senofonte semirimorchio con a bordo pista go kart smontata

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L'incendio in via Senofonte, una traversa della centralissima via Mattarella, è scoppiato intorno alle tre di questa notte ed il materiale altamente infiammabile, legno soprattutto, ma anche plastica e gomma, è andata velocemente a fuoco; l'intervento dei Vigili del Fuoco, pur tempestivo, non è servito a salvare assolutamente nulla dell'impianto della pista, mentre il semirimorchio dove il materiale era depositato è andato solo parzialmente danneggiato nella parte posteriore destra.

In queste ore dopo aver rimosso dal pianale, le piattaforme di legno usate per la pista si sta provvedendo anche ad eliminare i detriti che si sono formati in conseguenza delle fiamme tra cui anche i go kart bruciati .

La pista precedentemente montata in una area di via Senofonte era stata dal titolare M.C. smontata e sistemata appunto sul semirimorchio, in attesa di essere rimontata.

Proprio ieri il consiglio comunale si è occupato del problema delle giostre, con la controversa vicenda del sequestro di alcuni impianti a piano Stenditore ad Aspra.

Secondo alcune voci raccolte sul luogo dell'incidente sarebbero stati fermati dai Carabinieri intervenuti sul posto  due giovanissimi.

 

Confiscato dalla G.d.F. yacht di 16 m. acquistato con risorse pubbliche e utilizzato ad uso privato

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Nell’ambito dell’attività di contrasto all’evasione fiscale, le Fiamme Gialle palermitane hanno controllato una ditta individuale operante nel settore della nautica da diporto, che aveva dichiarato redditi esigui pur risultando proprietaria di una imbarcazione di grosse dimensioni, acquistata grazie ad un finanziamento comunitario di 180.000 euro.

L’impresa avrebbe dovuto gestire sia attività di bare boat (locazione settimanale senza equipaggio) che di crew yacht (noleggio con equipaggio e con affitto di cabine con itinerari turistici prestabiliti). In realtà, i finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di Palermo hanno rilevato che la ditta, pur avendo assunto due dipendenti, era da tempo sostanzialmente inattiva tenuto conto che gli scarsi noleggi rilevati erano stati eseguiti a favore di persone, legate tra l’altro alla titolare della ditta da vincoli di amicizia, che di fatto non avevano usufruito di alcun servizio.

Le indagini svolte hanno permesso di accertare che l’imbarcazione è stata utilizzata a titolo privato per partecipare a regate e campionati regionali di vela, come tra l’altro rilevato su numerosi siti web specializzati. Inoltre, i due dipendenti assunti sono risultati essere stretti familiari del titolare dell’impresa e il loro impiego è stato disposto solo per poter accedere al finanziamento nell’ambito del Piano Operativo Regionale Sicilia per il periodo 2000/2006.

La titolare della ditta è stata quindi denunciata alla Procura della Repubblica di Palermo per truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, reato per il quale il Tribunale del capoluogo l’ha condannata a 2 anni e 6 mesi di reclusione, oltre a 600 euro di multa. Inoltre, sono stati disposti il sequestro e la confisca dello yacht denominato “CRISTALLINA”, del tipo Dufour 44 e di circa 16 metri, operazione che i militari del Nucleo di Polizia Tributaria di Palermo hanno compiuto nel porto turistico della città il 23 luglio.

Questa operazione è sintomatica del carattere trasversale dell’attività di servizio svolta dalla Guardia di Finanza, essendo iniziata nel settore della lotta all’evasione fiscale per approdare ad un significativo risultato in materia di contrasto agli sprechi di risorse pubbliche.

 

 

La G. d. F. di Palermo sequestra beni per un valore di 100 milioni di euro a banca e consulenti

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Il Nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza di Palermo ha eseguito un provvedimento di sequestro preventivo emesso dal GIP del Tribunale di Palermo per oltre 100 milioni di euro a carico di una importante banca di investimento. Indagati managers della banca e consulenti palermitani ai quali sono stati sequestrati beni immobili, titoli e disponibilita’ finanziarie in diverse Regioni d’Italia.

I dettagli dell’operazione saranno forniti nel corso di una conferenza stampa prevista per oggi, 28 luglio 2014, alle ore 10,30, presso la locale Procura della Repubblica alla quale parteciperà il Procuratore Capo della Repubblica di Palermo, dr. Francesco Messineo.

Secondo quanto riporta livesicilia.it sono stati colpiti anche i beni di Marcello Massinelli e Fulvio Reina, consulenti dell'ex governatore siciliano e menti di un'operazione finanziaria con la banca giapponese Nomura. Soldi trasferiti nei paradisi fiscali. La Procura di Palermo ipotizza che siano state pagate tangenti. 

Questo il comunicato integrale  dell'Ufficio Stampa della Guardia di Finanza firmato dal maggiore Matteo Giardina

Al termine di un’articolata indagine di polizia giudiziaria - delegata dalla Procura della Repubblica di Palermo, nelle persone dei Pubblici Ministeri Daniele Paci e Sergio Demontis, coordinati dal Procuratore Capo Francesco Messineo e dal Procuratore Aggiunto Leonardo Agueci - il Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Palermo ha dato esecuzione ad un provvedimento di sequestro preventivo per un importo complessivo di 104.534.414,01 di euro emesso dal GIP presso il Tribunale di Palermo, Dott. Piergiorgio Morosini, nei confronti della BANCA D’AFFARI INTERNAZIONALE NOMURA INTERNATIONAL PLC - segnalata per l’illecito amministrativo previsto dal decreto legislativo 231/2001 - e di 7 persone - 4 managers di NOMURA e 3 professionisti palermitani - indagati dei reati previsti e puniti dagli artt. 110 e 640, c. 2 del cp, aggravati dal carattere della transnazionalità di cui all’art. 4 della L. 146/2006.
Le indagini hanno accertato la responsabilità amministrativa della banca d’affari giapponese NOMURA PLC per per i reati di truffa posti in essere da propri funzionari e dirigenti, reato che ha cagionato alla Regione Siciliana un danno che può stimarsi intorno ai 175.000.000 di euro.

La truffa realizzata in danno della Regione Siciliana è stata realizzata ricorrendo ad artifici e raggiri posti in essere attraverso un’operazione di cartolarizzazione dei crediti sanitari e di tre complesse operazioni di finanza derivata.
L’inchiesta trae origine dall’operazione di cessione dei crediti sanitari per circa 630 milioni di euro vantati dalle strutture sanitarie siciliane nei confronti della Regione Siciliana.
Nella prima fase dell’inchiesta, le Fiamme Gialle palermitane hanno dapprima esaminato la vicenda della cartolarizzazione dei crediti vantati da diversi operatori sanitari (Asl e strutture ospedaliere siciliane) verso la Regione per forniture risalenti agli anni 1995, 1997 e 1998.
L’operazione, in concreto, si è realizzata, a partire dal 2002, attraverso la cessione dei crediti da parte dei creditori originari - confluiti nel “Consorzio Aziende Sanitarie Siciliane Srl” - in favore della società “Crediti Sanitari Regione Sicilia (C.S.R.S.) S.r.l.” di Milano (c.d. “società veicolo”), emanazione della banca avente sede legale a Londra.
Nell’ambito del contratto stipulato tra detti soggetti privati è stato stabilito un tasso di interesse, assai oneroso rispetto alle condizioni di mercato, che la Regione Siciliana si sarebbe impegnata a pagare alla società cessionaria del credito.
Le indagini tuttora in corso sono finalizzate anche ad individuare i referenti politici che hanno portato all’emissione dei provvedimenti amministrativi che hanno ratificato quell’accordo.
La ricostruzione dell’intera vicenda contrattuale ha fatto emergere, infatti, l’anti-economicità dell’operazione di cartolarizzazione che ha comportato un grave danno patrimoniale per la regione siciliana, stimato in circa 115 milioni di euro.
Il secondo filone dell’indagine ha riguardato la ristrutturazione del debito regionale, effettuato attraverso la sottoscrizione di tre contratti aventi ad oggetto strumenti finanziari derivati tra la Regione Siciliana e la banca NOMURA PLC che ha agito - contestualmente - sia nel ruolo di consulente (advisor) che in quello di controparte contrattuale.
Le indagini - avvalorate dalle risultanze di una complessa consulenza tecnica - hanno dimostrato come il contenuto negoziale dei tre contratti è stato gravemente squilibrato ai danni della Regione che ha patito un danno quantificato in circa 60 milioni di euro.

Grazie alle evidenze investigative raccolte, diversi funzionari della banca d’affari sono stati denunciati per l’ipotesi di truffa ai danni dell’Ente Regionale, delitto aggravato dalla partecipazione al fatto di un gruppo criminale organizzato impegnato in attività criminali in più di uno Stato.
La responsabilità degli indagati risiede nell’aver maliziosamente taciuto circostanze rilevanti circa il contenuto dei contratti tali da indurre in errore i funzionari della Regione circa la convenienza economica dell’operazione.
I riscontri investigativi, sviluppati anche attraverso l’attivazione di rogatorie internazionali, hanno accertato che una parte dei profitti illeciti è stata destinata da Nomura PLC a due società off-shore, con sede in Irlanda e nelle Isole Vergini Britanniche, riconducibili a due procacciatori d’affari palermitani.
In forza di tale contratto, i due professionisti hanno percepito, anche attraverso corresponsioni estero su estero, circa 20 milioni di euro.
Dall’analisi dei flussi finanziari le Fiamme Gialle hanno rilevato che una quota dei profitti è stata accreditata presso banche situate in Svizzera per essere poi recapitati ai diretti interessati.
Le indagini tuttora in corso sono finalizzate anche ad individuare le eventuali illecite dazioni di denaro in favore dei referenti politici che hanno consentito la conclusione di tre contratti.
I professionisti sono stati denunciati per concorso in truffa, oltre che per evasione fiscale internazionale, essendosi avvalsi di società interposte per sottrarre all’imposizione dello Stato italiano gli ingenti compensi incamerati dalla banca d’affari.

Sulla base del complesso quadro indiziario, al fine di impedire l’aggravarsi delle conseguenze dannose dei reati accertati, tenuto conto che in data 27 giugno 2014 la Regione Siciliana avrebbe dovuto effettuare il pagamento di una rata semestrale dell’importo di Euro 6.900.000 in favore della Banca d’affari Giapponese - pagamento relativo all’esecuzione di uno dei contratti oggetto d’indagine - in data 26 giugno u.s., la Procura della Repubblica emetteva un provvedimento di sequestro preventivo d’urgenza eseguito nella stessa data dai finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di Palermo.

Con il provvedimento emesso dal Gip, i militari del Nucleo di Polizia Tributaria di Palermo, nelle località di Palermo, Milano, Roma, Genova, Nuoro, Sassari, Grosseto ed Agrigento, hanno proceduto ad eseguire il sequestro di 54 beni immobili e mobili registrati, quote societarie detenute in 13 società, disponibilità finanziarie e crediti finanziari, per un valore complessivo di € 104.534.414 nei confronti dei responsabili obbligati in solido in relazione al conseguimento dell’illecito profitto.
 

 

Incidente sul rettifilo di Aspra: un uomo cade da un vespone e rimane seriamente ferito

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Alle 11 di stamane un uomo, S.E. di 67 anni, che percorreva il rettifilo in direzione di Aspra dopo circa 400 m dallo stabilimento della Vini Corvo, in conseguenza della caduta da un vespone a bordo del quale viaggiava, è rimasto seriamente ferito al volto

Non ci sono testimoni dell'incidente perchè i primi soccorritori hanno rinvenuto l'uomo, che peraltro indossava ancora il casco, già a terra sanguinante in maniera seria dal volto a causa di un trauma contusivo.

I soccorritori, e tra questi un medico asprense hanno prestato i primi soccorsi ed hanno chiamato il 118 prontamente accorso che ha trasportato l'uomo, rimasto comunque sempre cosciente, all'Ospedale civico di Palermo.

Sul luogo dell'incidente dove sono rimaste  vistose tracce di sangue è immediatamente intervenuta la volante della Polizia e gli operatori del Servizio Infortunistico della Polizia municipale, che hanno fatto i dovuti rilievi ed hanno tentato di ricostruire le dinamiche dell'incidente che non ha visto il coinvolgimento di altri mezzi.

altSecondo una prima ricostruzione la ruota anteriore del vespone è rimasta incastrata nella buca creatasi tra il bordo sopraelevato della pista ciclabile e il coperchio in ferro di un tombino contenente forse cavi elettrici; si presume che il mezzo non viaggiasse ad alta velocità ma la caduta per l'uomo è stata comunque rovinosa.

E' da tempo che si discute non solo sulla inutilità ma anche sulla pericolosità della pista ciclabile che ha già innescato diverse cadute, e sarebbe ora che qualcuno decidesse cosa fare  prima che accada qualcosa di irreparabile.


Giovane bagherese non si ferma ad un posto di blocco a Termini Imerese: arrestato dai Carabinieri

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Nel corso della notte di ieri i Carabinieri di Termini Imerese hanno arrestato un giovane di Bagheria, U. G. , classe 1992.

Il giovane intorno alle ore 05.00 del mattino percorreva la questa via Falcone e Borsellino in compagnia di due giovani ragazze sino a quando, scorgendo un posto di controllo dei Carabinieri, decideva di fuggire a folle velocità per le vie termitane. 

Infatti i Carabinieri stavano eseguendo un posto di controllo nei pressi dello svincolo autostradale A/19 ed intimavano l’ALT al giovane che, simulando la sosta propedeutica per i controllo, accelerava improvvisamente e si lanciava nella sua folle corsa, ponendo in essere manovre di guida pericolose che avevano generato un oggettivo pericolo alla normale circolazione stradale. I militari quindi si ponevano all’inseguimento che si svolgeva per le vie di questo centro che, nonostante l’orario, vedevano presenti altri utenti della strada.

Il giovane U.G. veniva bloccato dopo alcuni minuti in contrada Impalastro, nascosto con il veicolo tra la fitta vegetazione presente, ed arrestato per il reato di Resistenza a Pubblico Ufficiale.

Dai successivi controlli si è avuto modo di constatare che il motivo dell’insano gesto da parte del giovane era da ricondursi alla mancata copertura assicurativa e nell’assenza della revisione periodica del veicolo.

L’arrestato veniva messo a disposizione dell’Autorità Giudiziaria la quale, al termine del giudizio direttissimo svoltosi nella stessa giornata di ieri, convalidava l’arresto e sottoponeva U.g. alla misura cautelare dell’obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria in attesa del giudizio fissato per il prossimo 19 settembre.  

In copertina  foto di archivio 

Scoperte incongruenze anche nel numero di loculi presenti nelle cappelle del cimitero

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Il sindaco di Bagheria, Patrizio Cinque, annuncia che a seguito dell’ordinanza n. 9 del 16 luglio 2014, con la quale si requisivano temporaneamente i loculi liberi di alcune cappelle gentilizie del cimitero comunale, emessa per sopperire alla mancanza di loculi, l’amministrazione comunale e l’ufficio cimiteriale conducendo indagini approfondite, anche al fine di comprendere la gestione di tutto quanto attiene al cimitero, si è resa conto di diverse incongruenze tra i progetti iniziali di alcune cappelle ed il progetto finale realizzato. 

In sostanza le indagini hanno evidenziato che il numero dei loculi realizzati in diverse cappelle era superiore al numero previsto in progetto.

Il sindaco Cinque spiega inoltre che tali progetti avevano, tra l’altro, ottenuto l’agibilità da parte degli uffici competenti.

Come già accennato più volte non si ferma la nostra opera non solo di programmazione per offrire un servizio cimiteriale più decoroso sotto ogni punto di vista ma continuiamo anche a cercare di capire gli errori fatti in passato circa la gestione “allegra” del cimitero – dichiara il sindaco – faremo chiarezza, sempre collaborando con le Forze dell’Ordine e verificheremo adesso cosa fare per questa nuova scoperta di irregolarità”.

 

Fonte  Ufficio Stampa del comune di Bagheria
 

Richiesta rettifica ad un nostro articolo

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Riceviamo e pubblichiamo in riferimento alla legge sulla stampa.

Spettabile redazione formulo la presente, in nome e per conto del mio assistito, il sig. Ingrassia Salvatore, per richiederVi la rettifica del vostro articolo pubblicato,

http://www.bagherianews.com/cronaca/10098-palermo-un-litigio-finisce-con-un-u... in considerazione che lo stesso è stato "prosciolto" dalla gravissima accusa di tentato omicidio:

In particolare, il sig. Ingrassia Salvatore è stato imputato del delitto di tentato omicidio: dopo aver colpito la persona offesa al braccio, con un bastone della lunghezza di cm 40, la attingeva con un coltello a scatto, della lama di cm 10 circa, all'emitorace superiore sinistro, causandole una lesione della vena succlavia sinistra ed esponendola a pericolo di vita (evento evitato dall'azione tempestiva dei passanti che comprimendo la ferita ridussero la perdita ematica e dall'intervento chirurgico  in urgenza di venorrafia della vena ascellare sx). Con l'aggravante dei futili motivi (la persona offesa si era rifiutata di riempire i bidoni dell'acqua cosi come richiesto dall'Ingrassia). Con la
recidiva specifica infraquinquennale).

La difesa ha chiesto l'assoluzione, in via principale, per mancanza dell'elemento soggettivo dovuta ad una colluttazione, ed in subordine la riqualificazione del reato di lesioni gravi, dimostrando che non vi era alcuna intenzione di uccidere il sig. Fortunato Salvatore, essendo stato accertato, dalle dichiarazioni rese dai soggetti intervenuti nell'immediatezza dei fatti e dalla ricostruzione fatta a seguito dei rilievi sui luoghi delle forze dell'ordine, che l' imputato ha immediatamente soccorso la persona offesa, e chiedendo l'intervento del 118Â e cercando assistenza presso le abitazioni degli appartamenti vicini, riuscendo, altresì  a trascinare il Fortunato all'esterno della struttura scolastica de qua, con l'intento di condurlo in ospedale.

Il procedimento a carico di Ingrassia Salvatore, si è concluso il 09.07.2014 con sentenza di condanna alla pena di anni 4 di reclusione, previa riqualificazione del fatto in lesione grave, con esclusione dell'aggravante dei futili motivi e della recidiva contestata, come da dispositivo che si allega alla presente.

Il sig. Ingrassia è stato difeso dall'avvocato Enrico Bennici e dall'avvocato Elena Gallo, che peraltro ricorreranno in appello, per dimostrare l'innocenza del sig. Ingrassia e nel frattempo è già presentato stata presentata richiesta degli arresti domiciliari presso l'abitazione della propria madre.

Studio avv. Enrico Bennici

 

 

Bagheria: i carabinieri arrestano ladro che aveva sottratto un portafogli ad un settantenne (Foto)

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Ieri, in via San Giovanni Bosco, i Carabinieri della locale Stazione, hanno arrestato in flagranza del reato di furto aggravato FINOCCHIO Antonio, classe “64”, di Misilmeri.

Il predetto, intorno alle ore 09:00 si era introdotto all’interno dell’abitazione di un 70enne, al quale aveva asportato il portafoglio e veniva subito dopo bloccato dai militari dopo un breve inseguimento a piedi.

La refurtiva veniva recuperata e riconsegnata al legittimo proprietario.

Su disposizione dell’Autorità Giudiziaria, l’arrestato veniva trattenuto presso le camere di sicurezza della Compagnia Carabinieri di Bagheria e, nel primo pomeriggio, tradotto presso il Tribunale di Termini Imerese per il rito direttissimo conclusosi con la convalida dell’arresto e la sottoposizione del medesimo agli arresti domiciliari in attesa di ulteriore udienza fissata per il 3 ottobre prossimo.

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Finocchio Antonio

 

Bagheria: corteo dei dipendenti dell'Ati Group lungo i corsi principali

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Assume forme sempre più aspre la protetsa dei dipendenti dell'Ati Group che ormai da quattro giorni inscenano manifestazioni di protesta per far conoscere all'opinione pubblica la loro condizione e soprattutto per costringere quanti in questa vicenda possono avere un ruolo, a farsi vivi.

Una protesta iniziata con i tre operai rimasti per una intera nottata appollaiati in cima ad un gru nel cantiere di villa Santa Teresa, quindi il presidio dei giorni scorsi davanti alla stessa clinica, cuore pulsante dei beni confiscati a Michele Aiello, in serata blocco della stradale 113 proprio all'altezza della clinica, ed oggi un corteo lentissimo che sta percorrendo in circa due ore la distanza che separa Puntaguglia dalla sede comunale, dove ad attenderli troveranno il sindaco di Bagheria Patrizio Cinque cui rappresenteranno la loro situazione.

All'incrocio di corso Buetra con via Dante e Mattarella c'è stato anche un incidente provocato da un auto che ha tentato di attraversare malgrado il corteo: leggermente ferito un operaio che è stato trasportato dall'ambulanza del 118 al Buccheri La Ferla.

Alla testa del corteo assieme ad un centinaio di lavoratori Francesco Macaluso della Fillea Cgil e Orazio Amenta, segretario cittadino del Partito democratico.

L'Agenzia dei beni confiscati pare cha abbia dato un riscontro alle prospettive aziendali, ma da superare c'è lo stallo attuale dovuta ad una crisi di liquidità che ha impedito di versare le normali spettanze ai dipendenti e ai cassintegrati che negli ultimi due mesi hanno ricevuto in tutto appena 400 euro a testa.

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