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Droga ed estorsioni a Palermo: 16 arresti allo Zen

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Il recordman degli arresti torna di nuovo in cella. Guido Spina, classe 1965, nonostante si trovasse arresti domiciliari avrebbe retto il clan mafioso dello Zen. Anzi, proprio la sua condizione di detenuto in una bella villa sarebbe diventata la chiave per ottenere rispetto e potere. Assieme a Spina, indicato come il referente mafioso del popolare rione palermitano, sono finite in manette altre sedici persone. Tutte raggiunte da un'ordinanza di custodia cautelare.

Per Spina stavolta la faccenda giudiziaria si complica. Perché gli uomini della Direzione investigativa antimafia gli contestano di essere il referente di Cosa nostra tra i padiglioni del quartiere. In carcere c'è già finito una dozzina di volte. Ed è sempre andato ai domiciliari per gravi motivi di salute. Di lui finora si era detto che era l'uomo della droga, pronto a reggere le redini dei traffici di cocaina e hashish fra la Sicilia e la Campania.

E di recente avrebbe fatto le cose in grande stile. La sua villa dello Zen era diventata una “roccaforte” dei traffici. Un supermarket della droga all’ingrosso e al dettaglio protetto dai più sofisticati sistemi di sicurezza, violati dall'intelligence degli investigatori agli ordini del capo centro Giuseppe D'Agata e del direttore nazionale della Dia, Arturo De Felice.

Non solo droga a fiumi, però, ma anche estorsioni. Sono diversi i commercianti e gli imprenditori che hanno pagato il pizzo. E non si tratta solo di attività che operano tra i padiglioni del quartiere. Così come la messa a posto sarebbero stati costretti a pagarla i residenti delle case popolari. Un obolo in cambio dei servizi primari, per vivere in condizioni dignitose. I soldi, assieme ai proventi delle estorsioni agli operatori commerciali, alimentavano la cassa della famiglia. Perchè Spina sarebbe diventato il personaggio più affidabile, uno a cui affidare il delicato compito di provvedere alle esigenze economiche degli affiliati finiti in carcere e dei familiari rimasti fuori. Perché la regola del mutuo soccorso in Cosa nostra vale sempre.

Maggiori dettagli saranno saranno resi noti in mattinata nel corso di una conferenza stampa alla presenza del procuratore della repubblica, Francesco Messineo, degli aggiunti Maria Teresa Principato e Vittorio Teresi, e di Arturo De Felice.

tratto da live sicilia.it 


S,Flavia: entra nella stanza del sindaco, si cosparge di benzina e minaccia di darsi fuoco

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Poco più di un'ora fa un disoccupato G.C, di 40 anni, è entrato con una bottiglia di benzina  nella stanza del sindaco di Santa Flavia, Salvatore Sanfilippo, e in maniera visibilmente alterata si è cosparso addosso il liquido infiammabile, dicendo che si sarebbe dato fuoco se non gli veniva garantito un lavoro per sopravvivere.

Il sindaco Salvatore Sanfilippo, mentre scattava l'allarme, ha cercato di dissuadere l'uomo dall'insano gesto; nel frattempo accorrevano i Carabinieri della locale stazione, l'ambulanza del 118 ed infine i Vigili del fuoco, che sono però arrivati, quando la vicenda si era già conclusa.

L'uomo riferiva al sindaco di non potere più campare lui e la sua numerosa famiglia, moglie e quattro figli, con un reddito di 500 euro al mese, ed aveva assoluto bisogno di lavorare; aveva fatto domanda per i cantiere di lavoro che dovrebbero partire a giorni, ma era risultato essere il 57° in graduatoria, con poche speranze quindi di potere essere avviato al lavoro.

Il sindaco Sanfilippo è riuscito a riportarlo alla ragione, promettendogli che qualora si apriranno delle opportunità nei lavori socialmente utili, la sua situazione sarebbe stata presa in considerazione, ed i Carabinieri intervenuti hanno proseguito l'opera di convincimento, dopo di che lo hanno accompagnato in caserma, prodigandosi anche di procurare alla famiglia generi di conforto.

Stipendi gonfiati al comune di Palermo:11 ordinanze di custodia cautelare per gli impiegati (I nomi)

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I Carabinieri del Comando Provinciale di Palermo stanno eseguendo da stamattina una ordinanza di custodia cautelare, emessa dal GIP del Tribunale di Palermo su richiesta della locale Procura della Repubblica, nei confronti di 11 persone, dipendenti CO.I.M.E. del Comune di Palermo, ritenute responsabili a vario titolo di associazione per delinquere finalizzata al peculato, falso e accesso abusivo a sistema informatico.

Le indagini, avviate nel 2011 dai Carabinieri della Sezione di Polizia Giudiziaria della Procura della Repubblica, hanno consentito di documentare un complesso meccanismo che permetteva agli indagati di conseguire somme di denaro non dovute attraverso la modifica e/o alterazione delle buste paga.

Ferie truccate, voci in più in busta paga, buoni pasto anche a pensionati e persone decedute e indennità per il lavoro notturno anche a chi lavorava solo di giorno. A poco più di tre anni dallo scandalo sugli stipendi gonfiati al Coime, la procura ha chiesto e ottenuto l’emissione di undici ordinanze di custodia cautelare nei confronti di altrettanti dipendenti e funzionari del Comune di Palermo, ritenuti responsabili a vario titolo di associazione per delinquere finalizzata al peculato, falso e accesso abusivo a sistema informatico.

SOGGETTI SOTTOPOSTI ALLA CUSTODIA CAUTELARE IN CARCERE:

1. CHINNICI ANTONINO, NATO A MILANO IL 24 DIC 1961;
2. CENTINEO FRANCESCO, NATO A PALERMO IL 15 SET 1957;
3. POLLARA MARIA ROSARIA, NATA A PALERMO IL 7 OTT 1961;
4. CUCINELLA ANDREA, NATO A PALERMO IL 25 SET 1950.

SOGGETTO SOTTOPOSTO AGLI ARRESTI DOMICILIARI:

5. VENTURA ANTONIO, NATO A PALERMO IL 6 APR 1962.

SOGGETTI SOTTOPOSTI ALLA MISURA INTERDITTIVA DELLA SOSPENSIONE DAL PUBBLICO UFFICIO PRESTATO PRESSO IL COMUNE DI PALERMO:

6. BORRELLO SALVATORE, NATO A PALERMO IL 5 AGO 1953;
7. CARRAMUSA GIOVANNI, NATO A PALERMO IL 4 GIU 1960;
8. VAINOLO RAFFAELE, NATO A PALERMO IL 30 GIU 1954;
9. SANTORO RODOLFO, NATO A PALERMO IL 6 MAR 1958;
10. FIORENTINO GAETANO, NATO A PALERMO L’8 MAG 1950;
11. PRESTER ANTONINO, NATO A PALERMO L’11 SET 1965. 

Quattro arresti dei Carabinieri per una rapina a Cefalù: coinvolto un bagherese

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Tre rapinatori che nell’ottobre 2012 avevano realizzato una rapina nella campagna cefaludese presso una villa di una coppia di anziani di 79 e 71 anni, sono stati arrestati dai Carabinieri della Stazione di Cefalù.

I rapinatori VITRANO Alessandro, di 26 anni palermitano, V.g. di 38, B.j. una 23enne, sono stati incastrati dal D.N.A. lasciato su dei mozziconi di sigarette.

I militari della locale Stazione dell’Arma, accorsi sulla scena del crimine, avevano effettuato unitamente a personale del Nucleo Operativo della Compagnia di Cefalù, un attento sopralluogo, rinvenendo e repertando una serie di elementi fondamentali ai fini dell’indagine: impronte digitali e mozziconi di sigarette.

L’accurato e scrupoloso repertamento degli elementi a carico dei sospetti ha permesso alle successive analisi, effettuate dagli esperti del R.I.S. - Reparto Investigazioni Scientifiche Carabinieri - Sezione Biologica di Messina, di estrarre dei profili genetici.

Le costanti indagini dei Carabinieri della Stazione di Cefalù hanno permesso di identificare inizialmente due degli autori della rapina e successivamente anche il terzo, la donna. Il test del DNA unitamente ad altre risultanze investigative hanno definitivamente confermato la responsabilità dei sospetti.

Il G.I.P. di Termini Imerese dopo aver acquisito le complesse risultanze investigative fornite dai Carabinieri nel corso delle minuziose indagini coordinate dalla Procura della Repubblica della sede, ha emesso due ordinanze di custodia cautelare in carcere e due di arresti domiciliari con l’applicazione del braccialetto elettronico. L’ultima misura, tra l’altro, è stata emessa a carico di una quarta persona SAVOCA Giuseppe di 41 anni, che sebbene estranea ai fatti iniziali dalle indagini effettuate, avrebbe utilizzato parte dei proventi della rapina in danno alla coppia di anziani, ovvero dei telefoni cellulari sottratti alle vittime per non far loro chiamare i Carabinieri.

A distanza di mesi i rapinatori erano ormai sicuri di averla fatta franca, e mai avrebbero pensato di ritrovarsi i Carabinieri a casa per essere arrestati proprio per quella rapina.

L’arresto è però scattato martedì mattina a Bagheria, e ha visto partecipare i militari della Compagnia di Cefalù e della Compagnia di Bagheria, con l’impiego di circa 30 uomini. 

Operazione Apocalisse:oltre 90 arresti per mafia a Palermo

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Dalle prime ore del mattino è in corso una vasta operazione antimafia nell'area occidentale del capoluogo siciliano.

Carabinieri, Polizia di Stato, e Guardia di Finanza di Palermo stanno eseguendo una novantina di provvedimenti restrittivi nei confronti di 'uomini d'onore' dei mandamenti mafiosi di Resuttanae San Lorenzo, in quanto ritenuti responsabili,a vario titolo, di associazione mafiosa, estorsione, danneggiamento e altro.

Le indagini, coordinate dlla D.D.A. di Palermo, hanno consentito di ricostruire l'organigramma dei mandamenti individuandone capie gregari degli ultimi anni, di accertare la capillare e soffocante pressione storsiva esercitata da 'cosa nostra' in danno di numerose imprese edili ed attività commerciali nonchè di riscontrare il diffuso condizionamento illecito dell'economia locale.

Sono stati sequestrati complessi aziendali per svariati milioni di euro

I PARTICOLARI DELL’OPERAZIONE SARANNO RESI NOTI NEL CORSO DI UNA CONFERENZA STAMPA CHE SI TERRÀ ALLE 10.30 PRESSO LA PALAZZINA “M” DEL TRIBUNALE DI PALERMO.

Sin qui il comunicato del Comando Provinciale dei carabinieri.

Secondo Livesicilia dalle indagini della Direzione distrettuale antimafia viene fuori la nuova mappa del potere. Il personaggio principale sarebbe Girolamo Biondino. Viene indicato come il capomafia di Tommaso Natale- San Lorenzo. Il suo è un cognome storico. Girolamo Biondino, infatti, fino a oggi era uno degli scarcerati eccellenti inseriti nella lista che tanto spaventava il Viminale. Sessantasei anni, fratello di Salvatore, l'autista di Totò Riina, Girolamo avrebbe una posizione sovraordinata rispetto a tutti gli altri.

Un gradino sotto Biondino nella gerarchia della nuova mafia sarebbe posizionato Giuseppe Fricano, indicato come il reggente di Resuttana. Ed ancora, la nuova mafia sarebbe rappresentata da Tommaso Contino, reggente della famiglia di Partanna Mondello e Silvio Guerrera di Cardillo.

A Sferracavallo si sarebbero succeduti Andrea Luparello, Giuseppe Battaglia e Gioacchino Favaloro. Vito Galatolo (altro cognome storico), Filippo e Agostino Matassa all'Acquasanta; Gaetano Ciaramitaro alla Marinella; Pietro Magrì e Gregorio Palazzotto all'Arenella. La famiglia di Pallavicino-Zen sarebbe diretta da Sandro Diele e Onofrio Terracchio. A Torretta, invece, comanderebbe Angelo Gallina.

I nomi dei 95 arrestati, le dinamiche criminali e le ipotesi di reato nelle quali sono coinvolti

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Nelle prime ore di questa mattina, il Nucleo Investigativo del Comando Provinciale Carabinieri, il Nucleo Speciale di Polizia Valutaria della Guardia di Finanza e la Squadra Mobile della Questura di Palermo, hanno eseguito 95 misure cautelari, emesse dal G.I.P. del Tribunale di Palermo, Dott. PETRUCCI, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, di Palermo, a seguito di indagini coordinate dalla stessa, nei confronti di altrettanti soggetti ritenuti responsabili di associazione per delinquere di stampo mafioso, estorsione, traffico di sostanze stupefacenti, fittizia intestazione di beni, riciclaggio, reimpiego di denaro proveniente da delitto, illecita concorrenza con violenza o minaccia, detenzione illegale di armi e munizioni e reati di natura elettorale.

 

altNello specifico, dei 95 indagati, 78 sono destinatari di ordinanza di custodia cautelare in carcere, 13 di ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari, 2 di obbligo di dimora, 1 di divieto di dimora e 1 di obbligo di presentazione alla P.G.

Nello stesso contesto si stanno eseguendo otto provvedimenti di sequestro preventivo di imprese, intestate a prestanome, ma riconducibili ad elementi di spicco di “Cosa Nostra”.
L’operazione, denominata “Apocalisse”, sta infliggendo un durissimo colpo ai due mandamenti mafiosi palermitani di “Resuttana” e “San Lorenzo/Tommaso Natale”, già colpiti negli ultimi anni da svariate operazioni, ma costantemente interessati da tentativi di riorganizzazione intorno a figure carismatiche come quella di Girolamo BIONDINO, fratello di quel Salvatore a suo tempo tratto in arresto in occasione della operazione che pose fine alla latitanza di Salvatore RIINA.

L’indagine “Apocalisse”, così chiamata da uno degli indagati che, nel corso di una conversazione intercettata dagli investigatori, che prevedeva il proprio arresto unitamente i propri sodali, partendo dalle basi e salendo fino ai vertici, ha consentito di ricostruire gli attuali organigrammi dei due mandamenti mafiosi facendo emergere i ruoli dei singoli affiliati e le dinamiche che hanno portato all’acquisizione dei vari incarichi e documentando la pianificazione e l’esecuzione di quei delitti funzionali sia ad aumentare la forza di intimidazione del vincolo associativo, sia ad alimentare le casse delle varie famiglie mafiose.

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FRICANO  GIUSEPPE                                  INTRAVAIA  GIOACCHINO                 TERRACCHIO  ONOFRIO

LE DINAMICHE CRIMINALI ALL’INTERNO DEL MANDAMENTO DI RESUTTANA.

Le indagini sono state realizzate coniugando l’uso della tecnologia, di tecniche investigative tradizionali e di strumenti finalizzati alla ricostruzione dei patrimoni illeciti dei sodali.
Le acquisizioni nei pressi dei luoghi frequentati da INTRAVAIA Gioacchino e FRICANO Giuseppe, che, in una prima fase, gestivano insieme il mandamento di Resuttana, consentivano di decriptare le vicende che convulsamente si susseguivano nella prima parte del 2012. Si evinceva che, in quel periodo, la struttura della consorteria di Resuttana non rispettava il classico assetto dei sodalizi mafiosi, caratterizzati da una chiara e definita ripartizione dei ruoli, risultando connotata da una forte instabilità. La decimazione degli affiliati, a seguito delle operazioni condotte dalle Forze di Polizia negli ultimi anni, aveva costretto il FRICANO ad arruolare una serie di soggetti che non avevano alcun legame con quel territorio, in quanto affiliati a famiglie mafiose di altri mandamenti, e che spesso non risultavano affidabili (c.d. “drogati” o “scappati di casa”). Il continuo inserimento di tali soggetti nelle fila della famiglia e la loro successiva estromissione è stato uno dei fattori principali di tale instabilità che ha generato, a sua volta, una serie di profondi attriti tra i due coreggenti.

Gli attriti tra FRICANO e INTRAVAIA, nel mese di marzo 2012, generavano una frattura insanabile, culminata addirittura in uno scontro fisico che veniva ripreso dalle telecamere e dalle microspie installate dagli operatori in via Corleo. Da tale momento in poi l’INTRAVAIA tenterà di far prevalere la propria leadership rispetto a quella del FRICANO costituendo di fatto, anche se transitoriamente, uno schieramento mafioso a sé stante. Di tale schieramento faceva parte anche PILLITTERI Michele il macellaio, soggetto a capo di un gruppo di affiliati che capillarmente imponevano le estorsioni agli esercizi commerciali presenti sul territorio. Ben presto, però, il FRICANO avrà la meglio sull’INTRAVAIA. Egli, infatti, nonostante fosse stato inserito solo nel recente periodo tra le fila del sodalizio mafioso, oltre a vantare una parentela con il capo storico del mandamento di Porta Nuova, Pippo CALO’, poteva contare sui buoni rapporti che intercorrevano con MATASSA Filippo, reggente della famiglia dell’Acquasanta, e, soprattutto, su una particolare liaison con colui il quale, in quel periodo storico, era ritenuto il mafioso più influente all’interno di Cosa Nostra palermitana, D’AMBROGIO Alessandro, reggente del mandamento di Palermo Porta Nuova.

Tuttavia, nonostante l’ago della bilancia pendesse a favore del FRICANO, l’INTRAVAIA continuava ad operare con il proprio schieramento in una posizione di extra organicità rispetto a Cosa Nostra. E’ in questa fase che emergeva, grazie alle intercettazioni e all’acquisizione di notizie confidenziali, la pianificazione degli omicidi di INTRAVAIA e PILLITTERI la cui esecuzione veniva scongiurata grazie all’intervento degli investigatori.
Secondo quanto emergeva dalle indagini il conseguente isolamento dell’INTRAVAIA lasciava campo libero al FRICANO che iniziava ad imporre incontrastato la propria leadership. Di riflesso sul territorio veniva registrata una maggiore capillarità delle estorsioni agli esercizi commerciali ed alle imprese. Il denaro, oltre ad alimentare le casse del mandamento ed a servire quindi per il sostentamento delle famiglie dei detenuti, veniva anche reinvestito nel settore delle scommesse sportive e nella costituzione di società finalizzate allo sfruttamento delle energie alternative. La focalizzazione delle indagini su FRICANO faceva, inoltre, affiorare il timor reverentialis che questi nutriva nei confronti del reggente dell’attiguo mandamento di San Lorenzo/Tommaso Natale, BIONDINO Girolamo, personaggio dall’ elevato carisma criminale.

LA  FAMIGLIA   DELL'ACQUASANTA

Sempre nell’ambito del mandamento mafioso di Resuttana è stato accertato che la famiglia mafiosa dell’Acquasanta è stata retta, dapprima, dai fratelli MATASSA, Agostino e Filippo – entrambi già pregiudicati – e, successivamente, da GALATOLO Vito, genero del predetto Filippo ma, soprattutto, figlio di Vincenzo, storico esponente del medesimo contesto criminale. Vito GALATOLO, infatti, dopo essere stato scarcerato in data 13.09.2012 per fine pena, ha ripreso ed ha mantenuto, fino alla data odierna, quello che già era stato il proprio ruolo in seno a Cosa Nostra, nonostante sia effettivamente domiciliato nella città di Mestre (VE), dove è sottoposto alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale. Tra i metodi adottati dal GALATOLO per riciclare il denaro della “cassa” della famiglia mafiosa dell’Acquasanta, vi sarebbe stato anche quello di impiegare oltre 660.000,00 Euro di proventi illeciti in scommesse calcistiche, “ripulendo”, mediante le relative vincite, oltre 590.000,00 Euro.

Nel quartiere “Arenella”, poi, secondo quanto accertato dagli investigatori, le attività criminali ed, in particolare, il racket delle estorsioni venivano gestite da PALAZZOTTO Gregorio soggetto avente legami di parentela con il noto boss FIDANZATI Gaetano (deceduto in data 03.10.2013). A partire dal marzo 2013, dopo che il citato PALAZZOTTO Gregorio ha fatto nuovamente rientro in carcere per scontare una condanna definitiva per il reato di estorsione, la reggenza della famiglia è stata mantenuta, temporaneamente, dal cugino PALAZZOTTO Domenico, sotto la “guida” di MAGRI’ Pietro e, poi, direttamente da quest’ultimo.
Specifiche attività investigative hanno permesso di appurare come il PALAZZOTTO Gregorio sia riuscito, nonostante la detenzione, a mantenere intatta la propria leadership nel contesto criminale di riferimento, avvalendosi dell’opera della propria compagna DE LISI Daiana.

Appare interessante notare come i cugini PALAZZOTTO siano imparentati con il noto boss mafioso del secolo scorso PALAZZOTTO Paolo. Al riguardo, la figura del predetto è passata agli onori della cronaca dell’epoca, essendo stato uno degli imputati dell’omicidio, avvenuto a Palermo il 12 marzo 1909, del Tenente di Polizia Giuseppe (Joe) PETROSINO, divenuto, agli inizi del ‘900, il simbolo della lotta alla criminalità di stampo mafioso. Quest’ultimo, peraltro, come rilevato dalle notizie dell’epoca, arrestò, precedentemente, il giovane boss negli Stati Uniti come responsabile di un racket della prostituzione e di una tratta di donne bianche reclutate in Italia, dietro promesse di lavoro e matrimonio, per essere invece avviate sui marciapiedi di New York. Secondo la ricostruzione dei fatti, PALAZZOTTO era rientrato in Italia poco dopo l’arrivo di PETROSINO e avrebbe pubblicamente giurato di uccidere il detective. Il boss, unitamente ad altri imputati, tra cui Vito CASCIO FERRO, vennero processati per l’efferato delitto, ma assolti per insufficienza di prove. Nonostante tale epilogo, nel corso di una conversazione intercettata, PALAZZOTTO Domenico, nel rivendicare il proprio retaggio mafioso ultracentenario, garantito dalla discendenza con il PALAZZOTTO Paolo, conferma l’avvenuto omicidio ad opera del proprio congiunto per conto di Vito CASCIO FERRO.

Le attività investigative hanno altresì permesso di porre in risalto il ruolo e le figure dei cugini DI MARIA Ignazio, GRAZIANO Camillo, GRAZIANO Francesco e GRAZIANO Roberto, tutti operanti sotto l’egida di GRAZIANO Vincenzo – padre dei predetti Camillo e Francesco – imprenditore edile e già ritenuto organico al contesto criminale facente capo alla famiglia LO PICCOLO. In particolare, gli investigatori hanno appurato come gli stessi – sebbene già gravati da specifici provvedimenti di sequestro emessi nell’ambito dell’applicazione di misure di prevenzione a carattere patrimoniale – continuassero a perseguire i propri interessi economici sia gestendo illegalmente vari business, quali il redditizio settore delle “macchine da gioco” e delle scommesse sportive on line, che investendo capitali nell’economia lecita attraverso l’interposizione fittizia di prestanome, tutti inclusi nel provvedimento restrittivo.
Nel corso delle indagini è, inoltre, emersa la capacità della famiglia GRAZIANO di ostacolare il libero esercizio del voto tant’è che, in occasione delle elezioni amministrative del maggio 2012, il citato GRAZIANO Francesco – coadiuvato dal pregiudicato FLAUTO Lorenzo, cugino di quest’ultimo e anch’esso affiliato – ha stipulato un “patto di scambio” con il candidato FRANZETTI Pietro (anch’egli destinatario di misura personale), ottenendo da quest’ultimo consistenti somme di denaro in cambio della promessa di un “pacchetto” di voti reperito influenzando gli elettori sul territorio controllato dal sodalizio criminale.

LE DINAMICHE CRIMINALI ALL’INTERNO DEL MANDAMENTO DI SAN LORENZO/TOMMASO NATALE.

Come detto, una delle figure di maggior rilievo emersa dal complesso delle investigazioni è senza dubbio quella di BIONDINO Girolamo; costui, in ragione della sua appartenenza a famiglia di sicura e datata ortodossia mafiosa ha assunto, all’indomani dell’arresto di CAPORRIMO Giulio, il difficile compito di provvedere alla riorganizzazione del mandamento di San Lorenzo - Tommaso Natale assumendone la guida.

In tale sua attività ha costantemente mantenuto un atteggiamento di basso profilo e di massima riservatezza adottando una serie di cautele tese a scongiurare le inevitabili investigazioni a suo carico evitando l’uso del telefono cellulare e limitando al massimo quello della sua abitazione per i contatti con i sodali; per gli spostamenti ha spesso utilizzato passaggi occasionali di parenti e conoscenti o addirittura i mezzi pubblici e, per partecipare agli incontri con gli altri affiliati, ha adottato un sistema attraverso il quale, senza alcun apparente preavviso, veniva prelevato, mai nello stesso luogo ed in genere mentre camminava a piedi per le vie del suo quartiere, da soggetti diversi.
La riorganizzazione del mandamento ha portato BIONDINO Girolamo alla nomina dei reggenti della famiglie che ne fanno parte e dei responsabili di alcuni quartieri che, seppur dipendendo dalle stesse, per l’estensione territoriale o per l’elevato tasso di criminalità che li caratterizza, hanno una specifica autonomia gestionale e, pertanto, necessitavano di un preciso “responsabile” .
Così si è accertato che GUERRERA Silvio è stato nominato reggente della famiglia mafiosa di Tommaso Natale - Cardillo, CONTINO Tommaso reggente della famiglia mafiosa di Partanna – Mondello, Sandro DIELE ha assunto la responsabilità di Pallavicino-Zen fino alla data del suo arresto avvenuto in data 07.06.2013 per poi essere sostituito da TERRACCHIO Onofrio, FAVALORO Gioacchino ha preso il posto di BATTAGLIA Giuseppe come responsabile del quartiere Sferracavallo, CIARAMITARO Gaetano è risultato responsabile del quartiere Marinella e CAPORRIMO Francesco, padre di Giulio, ha mantenuto un ruolo di prestigio all’interno della famiglia mafiosa di Tommaso Natale intervenendo nelle dinamiche criminali della stessa.

FAMIGLIA  DI  SAN  LORENZO

Per quanto invece attiene alla famiglia di San Lorenzo, è emerso che in una prima fase la reggenza della stessa era stata assunta da D’ALESSANDRO Francesco il quale però, successivamente, si defilava. Tale atteggiamento non costituiva una estromissione per scarse capacità organizzative o per un deficit di autorevolezza ma, al contrario, era riconducibile ad un progetto disegnato da BIONDINO Girolamo, che intendeva preservare il cugino Francesco per farne il suo successore dopo l’arresto che egli riteneva inevitabile. BIONDINO aveva maturato detta decisione verosimilmente a seguito del pentimento della nuora RICHICHI Giovanna Micol. Invero, quest’ultima, moglie del figlio di BIONDINO Girolamo, Giuseppe, detenuto al 41 bis, dopo un periodo di collaborazione con la giustizia, avviato nell’aprile del 2012, durante il quale era stata trasferita con la figlia in una località protetta, ritornava presso la propria abitazione sottomettendosi al volere del suocero. L’isolamento precauzionale di D’ALESSANDRO Francesco comportava, quindi, un urgente avvicendamento al vertice della famiglia mafiosa di San Lorenzo. Ne derivava una assunzione diretta della reggenza della famiglia da parte dello stesso BIONDINO con l’attribuzione, peraltro, di compiti di corresponsabilità anche ad altri appartenenti alla organizzazione.

LA  NUOVA  FAMIGLIA  PALLAVICINO-ZEN

La presenza di una nuova articolazione territoriale mafiosa, quella di Pallavicino/Zen, di fatto elevata - nell’ambito dell’organigramma del mandamento di San Lorenzo - a famiglia mafiosa, costituisce una delle novità dell’attuale indagine. Tale “famiglia”, di cui è la prima volta che si registra la presenza, era stata costituita attorno alla figura di DIELE Sandro e annoverava tra le sue fila alcuni tra i più violenti e determinati affiliati tra i quali TERRACCHIO Onofrio, risultato l’autore di un attentato ai danni dell’ex collaboratore di giustizia GAGLIANO Raimondo. Quest’ultimo, dopo una lunga assenza da Palermo, era tornato ad abitare nel quartiere ZEN, regno del DIELE, il quale in passato aveva subìto una condanna proprio a causa di tale collaborazione. Il rientro dell’ex collaboratore nel proprio territorio risultava come un affronto per il DIELE il quale, poiché ciò rischiava di minare la propria leadership, prima lo faceva minacciare facendogli trovare davanti l’abitazione una testa di capretto con dei proiettili conficcati negli occhi, e poi pianificava il suo omicidio. Il 25 marzo 2013, TERRACCHIO, coadiuvato da Paolo LO IACONO, sparava almeno 6 colpi d’arma da fuoco contro gli infissi della abitazione del GAGLIANO, fuggendo immediatamente dopo a bordo di uno scooter rubato. Il 7 giugno 2013, DIELE Sandro, a seguito del ripristino di una custodia cautelare, veniva tratto in arresto ed il suo posto veniva poi preso, nel mese di ottobre 2013, da TERRACCHIO Onofrio.

LA  FAMIGLIA  MAFIOSA  DI  PARTANNA  MONDELLO

Le attività di indagine ponevano la lente d’ingrandimento anche sulle dinamiche della famiglia mafiosa di Partanna Mondello. Reggente di tale famiglia risultava essere CONTINO Tommaso, uno dei pochi sodali che senza “filtri” si rapportava direttamente a BIONDINO Girolamo. Questi, forte di una grande esperienza nel settore dell’edilizia, imponeva alle imprese edili che lavoravano nel suo territorio le forniture e la manodopera di società riconducibili al sodalizio o in alternativa la corresponsione del canonico“pizzo”. In particolare, emergeva all’attenzione degli investigatori la società di MESSIA Giuseppe, alla quale, per effetto della azione impositiva del CONTINO, venivano delegati non solo i lavori di scavo che si svolgevano nel territorio di Partanna Mondello, ma addirittura quelli che venivano eseguiti nell’ambito dell’intero “super mandamento”. La penetrazione investigativa consentiva di prendere contezza diretta ed approfondita di una serie di attività estorsive/impositive svoltesi anche a cavallo tra i territori di Partanna-Mondello e Tommaso Natale ; fra tutte si segnala quella ai danni delle imprese impegnate nei lavori di costruzione di un cinema multisala nell’area ove era situato l’ex stabilimento della “Coca Cola”, fatte oggetto di un danneggiamento posto in essere da CONTINO Tommaso, D’URSO Salvatore e SPINA Antonino. Nell’occasione, le indagini operate consentivano di registrare le conversazioni tra i tre relative all’organizzazione dell’atto intimidatorio ed alla successiva fuga dal sito.

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GUERRERA    SILVIO                                          FAVALORO  GIOACCHINO              FRANCESCO  CAPORRIMO

Invero, per quanto riguarda la famiglia mafiosa di Tommaso Natale, un tempo affidata alla diretta responsabilità di LO PICCOLO Salvatore, è emerso che il BIONDINO ne aveva affidato la reggenza a GUERRERA Silvio che si è attivamente adoperato nella raccolta dei profitti delle estorsioni destinandoli al mantenimento dei compartecipi detenuti e dei loro familiari ed ha disposto danneggiamenti ed intimidazioni nei confronti di coloro che non si piegavano alle richieste estorsive. Il GUERRERA è stato affiancato nelle sue attività criminali da SARDISCO Roberto, suo autista e factotum, il quale ha operato nell’ambito della famiglia mafiosa di Tommaso Natale nel settore delle estorsioni e tenendo per conto del GUERRERA i contatti con gli altri affiliati.


Le indagini hanno permesso, altresì, di documentare l’avvicendamento al vertice della articolazione mafiosa di Sferracavallo tra BATTAGLIA Giuseppe e FAVALORO Gioacchino, divenuto il responsabile dell’organizzazione mafiosa in quel quartiere dopo l’arresto del BATTAGLIA avvenuto in data 05.03.2013. Le intercettazioni svolte svelavano, tra l’altro, i retroscena relativi alla cattiva gestione della zona di Sferracavallo da parte di BATTAGLIA Giuseppe, malvisto dai vertici del mandamento sia per la conduzione poco riservata del suo ruolo, sia per i sospetti di aver sottratto i soldi raccolti e destinati al sostentamento dei detenuti e delle loro famiglie.

LE IPOTESI DI REATO

Nell’ambito della presente attività di indagine è stato in particolare “fotografato” il ritorno ad attività criminali tradizionali. Nonostante l’aumento delle denunce sporte negli ultimi anni dai cittadini, è stato registrato un riacutizzarsi della raccolta estorsiva presso i commercianti, un aumento delle richieste a Cosa Nostra di “autorizzazioni” per l’apertura di esercizi commerciali, una forte capacità di condizionamento delle politiche di assunzione del personale da parte di grosse aziende presenti sul territorio, una recrudescenza delle imposizioni delle forniture e dei sub appalti nei lavori edili, un ampio ricorso alla intestazione fittizia di attività commerciali riconducibili ai mafiosi indagati, l’esercizio di imprese con concorrenza illecita attuata attraverso minaccia o violenza, l’intromissione nel lucroso business delle “macchinette da gioco” e, in almeno un caso, il procurare voti ad un candidato alle elezioni amministrative, ovvero tutte quelle attività che proiettano l’organizzazione mafiosa sul territorio. L’estorsione, in particolare, oltre a costituire un’importante forma di finanziamento della macchina mafiosa, si conferma uno strumento imprescindibile sia per l’affermazione della supremazia sul territorio, sia per il controllo dello stesso. La presente attività d’indagine ha consentito di ricostruire con certezza la commissione di decine di reati di questo genere ai danni di imprenditori edili e di svariati commercianti palermitani e sono stati raccolti elementi prodromici a delineare, una volta eseguita l’operazione, una quantità di episodi estorsivi ancora maggiore.

L’estrema dinamicità degli affiliati si esplicitava anche attraverso la pianificazione e la realizzazione di traffici di stupefacenti interessanti le articolazioni mafiose dell’Arenella, di Marinella e di San Lorenzo con il disvelamento della operatività in questo ambito criminale di diversi ed autonomi gruppi, talvolta operanti in concorrenza sul medesimo territorio, ma comunque facenti tutti capo ad appartenenti all’organizzazione mafiosa che dettava le regole per massimizzare i profitti e fissare gli ambiti operativi di ciascuno onde evitare contrasti e sovrapposizioni.
Significativa appare in proposito la cointeressenza tra TERRACCHIO Onofrio e D’ALESSANDRO Salvatore ed il referente del campo nomadi di Via del Fante, KPUZI Avni, al quale i due cedevano parte dello stupefacente che acquisivano attraverso privilegiati canali criminali. Un’intercettazione ha consentito infatti di svelare che, in ragione dello stretto rapporto avviato con la collaborazione in materia di stupefacenti, gli zingari venivano incaricati dagli esponenti di Cosa Nostra, in maniera assolutamente irrituale, della commissione di atti intimidatori ad esercizi commerciali ed imprese.
Nel complesso nell’ordinanza di custodia cautelare viene contestato il reato di cui all’art.416-bis a 58 soggetti, mentre gli altri dovranno rispondere di reati aggravati dal metodo o, comunque, dalla finalità mafiosa.
Al momento sono 34 le estorsioni (di cui 21 tentate) contestate, ma gli elementi raccolti consentiranno di procedere su numerosissimi altri episodi estorsivi.

 


ELENCO DEI DESTINATARI DELLE MISURE RESTRITTIVE E BENI PER I QUALI E’ STATO DISPOSTO IL SEQUESTRO PREVENTIVO.

1. AIELLO Epifano di Vincenzo, inteso “Fanuzzo”, nato a Palermo il 20 novembre 1966, ivi residente, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
2. ALFANO Benedetto di Gioacchino, nato a Palermo il 7 dicembre 1965, ivi residente, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
3. BAGLIONE Domenico di Pietro detto “Mimmo”, nato a Palermo il 6 dicembre 1959, ivi residente, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
4. BATTAGLIA Giuseppe, di Vincenzo, nato a Palermo il 12 luglio 1972, ivi residente, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
5. BONURA Giuseppe, di ignoto, nato a Palermo il 18 novembre 1966, ivi residente, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
6. CACCIATORE Giovanni, nato a Palermo il 12.01.1966, ed ivi residente nr. 14, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
7. CHIOVARO Alessandro di Girolamo, nato a Palermo il 02.06.1977, residente in Torretta (PA), sottoposto all’obbligo di dimora nel Comune di residenza;
8. CONSIGLIO Domenico di Salvatore, nato a Palermo il 25 maggio 1954, ivi residente, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
9. CONTINO Tommaso, nato a Palermo il 25.12.1961 ed ivi residente, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
10. COPPOLA Salvatore fu Giacomo, inteso “cuppulicchiu”, nato a Partinico il 19 aprile 1965, ivi residente, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
11. COSTA Alessandro di Giovanni, nato a Palermo il 2 luglio 1987, ivi residente, sottoposto agli arresti domiciliari;
12. CUSIMANO Carmelo di Santo, nato a Palermo il 07.10.1974, ivi residente, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
13. D’ALESSANDRO Francesco di Girolamo, inteso “Zio Ciccio” nato a Palermo l’ 1 dicembre 1945, ivi residente, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
14. D’ALESSANDRO Girolamo di Francesco, nato a Palermo l’11 ottobre 1975, ivi residente , sottoposto all’obbligo di dimora nel Comune di residenza;
15. D’ALESSANDRO Salvatore, nato a Palermo il 12.01.1977, ed ivi residente, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
16. D’ANGELO Guido di Rosolino, nato a Palermo il 20 ottobre 1959, ivi residente, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
17. DIELE Sandro, nato a Palermo il 6.03.1972 ed ivi residente, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
18. FARNESE Carmelo, nato a Monreale il 15 dicembre 1951, ivi res. Fraz. Pioppo, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
19. FRICANO Giuseppe, di Paolo, nato a Palermo il 6 giugno 1967, ivi residente di fatto domiciliato a Palermo in Via Padre Puglisi nr. 15, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
20. GELARDI Rosario di Gaetano, nato a Palermo il 2 gennaio 1969, ivi residente, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
21. GENNARO Melchiorre di Marcello, nato a Palermo il 16 luglio 1993, ivi residente, sottoposto agli arresti domiciliari;
22. GERACI Nicola, di Antonio, inteso “biscottino”, nato a Palermo il 13 dicembre 1975, ivi residente, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
23. GINESTRA Carlo Lucio di Gioacchino, nato a Baden Baden (Germania) il 7 gennaio 1969, residente a Carini (PA), sottoposto agli arresti domiciliari;
24. GIORLANDO Giuseppe di Antonino, nato a Palermo il 27 ottobre 1981, ivi residente, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
25. GUCCIONE Ciro di Vincenzo, nato a Palermo il 13 febbraio 1973, ivi residente, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
26. INTRAVAIA Gioacchino, di Vincenzo, inteso “Sifilitico”, nato a Palermo il 27 gennaio 1953, ivi residente, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
27. KPUZI Avni, di Ali, nato a Kos Mitrovica (Serbia) il 25 dicembre 1987, residente a Palermo, presso campo nomadi, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
28. LIGA Vincenzo, di Antonino, nato a Palermo il 29 dicembre 1993, ivi residente, sottoposto agli arresti domiciliari;
29. LO IACONO Paolo, nato a Palermo 19.01.1967, ed ivi residente, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
30. LOMBARDO Giuseppe, di Ferdinando, nato a Palermo il 16 settembre 1988, ivi residente, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
31. LUCA’ Vincenzo, di Saverio, nato a Palermo il 10 ottobre 1970, ivi residente, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
32. MANGANO Francesco Paolo, di Nicola, nato a Palermo il 17 aprile 1979 ivi residente, sottoposto agli arresti domiciliari;
33. MARANZANO Serafino, di Gaetano, nato a Palermo il 20 maggio 1977, ivi residente, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
34. MESSIA Giuseppe, di Antonino, inteso “Pinuzzo Misia”, nato a Palermo il 4 marzo 1977, ivi residente, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
35. MILITANO Francesco, di Carmelo, nato a Palermo il 14 marzo 1988, ivi residente, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
36. PILLITTERI Michele, di Andrea, detto il macellaio, nato a Palermo il 5 febbraio 1960, ivi residente, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
37. PILLITTERI Michele, di Giuseppe, detto il mastro, nato a Palermo il 15 maggio 1947, ivi residente, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
38. PUCCIO Marcello di Francesco, nato a Palermo il 24.09.1979, ivi residente, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
39. ROMANO Ignazio, di Giovanni, nato a Palermo il 5 ottobre 1965, ivi residente, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
40. SIRAGUSA Antonino, di Vito, nato a Palermo il 3 maggio 1970, ivi residente, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
41. SIRAGUSA Luigi, detto “Gigetto” o “Testone”, nato a Palermo il 12.09.1975, ivi residente, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
42. TARALLO Antonino, di Giovanni, nato a Palermo il 9 maggio 1973, ivi residente, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
43. TERRACCHIO Onofrio, di Pietro, inteso “Fabio”, nato a Palermo il 25 aprile 1978, ivi residente, di fatto domiciliato in Palermo, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
44. VALGUARNERA Aurelio, di Antonio, nato ad Agrigento il 21 giugno 1958, residente a Palermo, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
45. VENTIMIGLIA Calogero, nato a Palermo il 04.01.1971, ed ivi residente, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
46. VITALE Giovanni, di Rosario, inteso “il panda o il tignuso”, nato a Palermo il 29 agosto 1969, ivi residente, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
47. BEONE Giovanni, detto lo stolito, nato a Palermo il 02.04.1964, ed ivi residente, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
48. CAROLLO Marco, detto Ten Ten, nato a Palermo 24.05.1979, ed ivi residente, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
49. CIARAMITARO Antonino, nato a Palermo il 06.11.1992, ed ivi residente, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
50. D’ANGELO Seam, nato a Palermo il 13.01.1978, e residente a Capaci (PA), sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
51. DI MAIO Nicolò di Pietro inteso “il ragioniere”, nato a Palermo il 12 luglio 1981, ivi residente, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
52. DI MARIA Ignazio, detto “Bubu o facce gianna”, nato a Palermo il 22.04.1970, ed ivi residente, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
53. ENEA Ciro, nato a Palermo 17.03.1986, ed ivi residente, sottoposto agli arresti domiciliari;
54. FLAUTO Lorenzo, nato a Palermo l’11.03.1975, ed ivi residente, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
55. FLAUTO Roberto di Giuseppe, nato a Palermo, il 18.02.1982, residente a Bagheria (PA), sottoposto agli arresti domiciliari;
56. FRANZETTI Pietro, nato a Palermo il 24.05.1977, ed ivi residente, sottoposto alla misura del divieto di dimora nel Comune di Palermo;
57. GALATOLO Vito detto u’ piciriddu, nato a Palermo il 10.10.1973, residente a Mestre (VE) sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
58. GALLINA Angelo, nato a Carini (Pa) il 19.01.1962, ed ivi residente sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
59. GRAZIANO Camillo, nato a Palermo il 04.07.1972, ivi residente, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
60. GRAZIANO Francesco, nato a Palermo il 03.02.1974, residente, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
61. GRAZIANO Roberto, nato a Palermo il 06.04.1978, residente a Monreale (PA), sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
62. GRAZIANO Santo, nato a Palermo il 26.05.1963, residente a Monreale (PA) sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
63. GRAZIANO Vincenzo, nato a Palermo il 12.06.1951, ivi residente, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
64. LI VOLSI Luigi, detto Luigi “u barone”, nato a Palermo il 15.02.1956, ivi residente, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
65. MAGRI’ Pietro, detto Piero, nato a Palermo il 27.03.1949, ivi residente, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
66. MARINO Leonardo di Angelo, nato a Palermo il 21.12.1989, ivi residente, sottoposto agli arresti domiciliari;
67. MARINO Teresa di Giuseppe, nata a Palermo, il 10.03.1977, ivi residente, sottoposta agli arresti domiciliari;
68. MATASSA Agostino, nato a Palermo il 10.08.1958, ed ivi residente, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
69. MATASSA Filippo, detto puffetto, nato a Palermo il 15.09.1949, ivi residente, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
70. MINEO Pietro di Mariano, nato a Palermo il 25.04.1962, ivi residente, sottoposto agli arresti domiciliari;
71. PALAZZOTTO Domenico, nato a Palermo il 26.10.1985, ivi residente, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
72. PALAZZOTTO Gregorio, detto occhi celesti, nato a Palermo il 12.03.1977, ivi residente, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
73. PIAZZESE Serafino, nato a Palermo il 24.06.1956, ivi residente, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
74. PICONE Salvatore, di Andrea, nato a Palermo il 18.02.1992, ivi residente, sottoposto alla misura dell’obbligo quotidiano di presentazione alla p.g.;
75. PIZZURRO Emilio, nato a Palermo il 26.08.1958, ivi residente, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
76. PUCCIO Aurelio, di Giovanni, nato a Corleone il 3 gennaio 1956, residente a Palermo, sottoposto agli arresti domiciliari;
77. PUCCIO Leandro di Aurelio, nato a Palermo, il 24.03.1985, ivi residente, sottoposto agli arresti domiciliari;
78. BARONE Domenico, nato a Palermo il 19.10.1981, ivi residente, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
79. BIONDINO Girolamo, nato a Palermo in data 8.09.1948 ed ivi residente, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
80. BONFIGLIO Maurizio di Giuseppe, nato a Palermo il 10.03.1969, ivi residente, sottoposto agli arresti domiciliari;
81. CALVARUSO Giuseppe, nato a Palermo il 31.12.1982, ivi residente, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
82. CAPORRIMO Francesco, nato a Palermo il 26.07.1944, ivi residente, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
83. CIARAMITARO Gaetano, nato a Palermo in data 01.09.1969, ivi residente, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
84. CLEMENTE Leonardo, nato a Palermo il 5.12.1966, ivi residente, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
85. D’URSO Salvatore, nato a Palermo il 30.07.1974 ed ivi residente, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
86. DAVI’ Giuseppe Fabio, nato a Liestal (CH) il 23.05.1976 e residente a Palermo, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
87. FAVALORO Gioacchino, nato a Palermo il 09.02.1980, ivi residente, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
88. GLORIA Fabio, inteso FAIA, nato a Palermo il 29.12.1975, ivi residente, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
89. GUERRERA Silvio, nato a Palermo in data 08.10.1961, ivi residente, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
90. ILARDI Sergio, nato a Palermo il 19.11.1969 ed ivi residente, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
91. LI VIGNI Rosario, nato a Palermo il 12.12.1970, ivi residente, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
92. LO PRESTI Angelo, nato a Palermo il 23.01.1969, ivi residente, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
93. SARDISCO Roberto, nato a Palermo in data 8.02.1975, ivi residente, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
94. SPINA Antonino, nato a Palermo il 18.06.1985, ivi residente, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
95. TAORMINA Girolamo, nato a Palermo il 18.06.1982, ivi residente, sottoposto alla custodia cautelare in carcere.

In fase di esecuzione dei provvedimenti restrittivi emessi a carico degli indagati, si procederà al sequestro, ex art.12 sexies D.L. 356/92, delle seguenti aziende:

AZIENDE  SEQUESTRATE

1. società “New center car di De Lisi Ivana e C. s.a.s”, officina meccanica sita in Palermo via Libertà nr.94, sequestrata anche ai sensi dell’art. 416bis co. 7 C.P.;
2. società “S.L.T”, sita in Palermo Passaggio Tchaikovsky nr.28, con attività di trasporto merci su strada e progettazione di impianti energetici;
3. società “MGA CLUB”, società cooperativa sportiva dilettantistica sita in Palermo via Vito Muciaccia nr.11;
4. società “GMI Costruzioni” s.r.l., con sede in Palermo;
5. società “RGF Service” s.r.l., con sede in Palermo, via Ugo La Malfa nr. 9127;
6. ditta individuale MINEO Salvatore, con sede in Palermo;
7. ditta individuale “INTERNET POINT DI PICONE SALVATORE”, con sede in Palermo via dell’Orologio nr. 22/24;
8. società “EDIL D.C.D.” s.r.l., con sede in Palermo via Santocanale nr. 90/B, sequestrata anche ai sensi dell’art. 416bis co. 7 C.P..

 

Operazione interforze tra Polizia, Guardia Costiera e G.d.F., nei comuni del territorio di Bagheria

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Le operazioni sono state dispiegate dagli uomini della Polizia di stato di concerto con la Guardia costiera lo scorso  venerdì e e con la Guardia di Finanza il sabato successivo, lungo i comuni che vanno da Bagheria ad Altavilla, Santa Flavia, Ficarazzi e Casteldaccia: oltre alle forze di polizia giudiziaria locale sono state impiegate 4 unità del Reparto anticrimine della Polizia di Stato, due della Guardia di Finanza e due della Guardia costiera di Palermo.

Sono stati altresì impiegate unità cinofile della G.d.f e della Guardia costiera, antidroga e antiesplosivi.

L'obiettivo del venerdì nell'azione condotta dalla Polizia con la Guardia costiera mirava alla repressione della illecita attività di pesca e di commercio all'ingrosso del tonno rosso, mentre con la G.d.F. sono state perseguiti reati relativi alle frodi alimentari o in commercio.

Nel corso dei due pomerigggi sono stati identificati un centinaio di persone, controllate sessanta vetture e posti sotto sequestro sei auto e quattro motoveicoli, per violazione di norme del Codice della strada, ed in un caso per guida senza patente.

Una attività di Compro oro a Bagheria in corso Butera è stata sanzionata con una multa di 4.000 euro per l'assenza nel negozio di persona autorizzata al commercio.

  

 

Inchiesta CIAPI: patteggiano tre collaboratori di Fausto Giacchetto

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A distanza di un anno dagli arresti che fecero esplodere il cosiddetto 'scandalo Ciapi', legato all'uso illecito delle risorse della comunicazione nell'ambito dei progetti della Formazione gestite dal manager Fausto Giacchetto,  indagine portata avanti dal Nucleo di polizia regionale tributaria della Guardia di Finanza coordinati dal procuratore aggiunto Leonardo Agueci, altri quattro imputati chiudono le loro vertenze con la giustizia.

Ne dà notizia il Giornale di Sicilia di oggi in un articolo a firma di Riccardo Arena.

Una condanna a due anni e quattro mesi per Domenico Di Carlo, ex dirigente dell'Area di sviluppo industriale, che si era avvalso del rito abbreviato e tre patteggiamenti tra collaboratori di Giacchetto e imprenditori che con false fatturazioni avevano agevolato la distrazione di risorse.

In particolare il GIP Daniela Cardamone ha ritenuto congruo la pena 'patteggiata' tra i pm dell'inchiesta e i difensori degli imputati Sergio Colli della Media Center e Management, Pietro Messina, resosi disponibile per fatturazioni fittizie, e Angelo Vitale della Sicily Communication srl, condannati rispettivamente ad un anno due mesi e dodici giorni, un anno e undici mesi e due anni.

Secondo l'accusa le aziende di Colli e Vitale erano di fatto appartenenti o comunque nella disponibilità di essere manovrate da Giacchetto, e gli imputati all'inizio una ventina, tra i quali anche politici dai nomi altisonanti,  si erano resi responsabili, sia pure con diversi livelli di responsabilità, dei reati che andavano dalla associazione a delinquere alla truffa aggravata, dalla falsa fatturazione, alla corruzione, alla violazione della legge sul finanziamento pubblico dei partiti.

Aveva già patteggiato la pena (sospesa) ad un anno e sei mesi anche un alto dirigente dell'Assessorato, Gian Maria Sparma.

Le pene comminate agli imputati che hanno 'patteggiato' sono al disotto del tetto che consentirà loro  di potere ususfruire della 'condizionale; non solo ma l'avere  patteggiato la pena restituisce a questi quattro imputati, le cui dichiarazioni sono state decisive per l'inchiesta,  la qualità di testimoni del processo, elemento decisivo per potere confermare in aula le accuse a Giacchetto.

Al rito ordinario andranno davanti alla V sezione del Tribunale Fausto Giacchetto, la moglie Concetta Argento, la segretaria Stefania Scaduto, l'ex presidente dell'Ente di formazione Francesco Riggio, l'ex assessore regionale al Lavoro Luigi Gentile, e l'ex direttore dell'Agenzia per l'impiego Rino Lo Nigro.

I politici in qualche modo tirati in ballo sono sostanzialmente usciti dall'inchiesta, e l'unico che ancora  subisce le misure restrittive è Fausto Giacchetto.

 

 


Un bilancio dell'attivita svolta sino a maggio dalla Guardia di Finanza

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E' stato diffuso in occasione del 240° anniversario della Fondazione  del corpo un  bilancio dell'attività della Guardia di Finanza provinciale nei primi cinque mesi del 2014.

Eseguiti provvedimenti di sequestro e confisca emessi dall’Autorità Giudiziaria ai sensi della normativa antimafia di:

347 beni mobili e immobili e disponibilità finanziarie, fra cui 21 aziende, per un valore complessivo di circa 230 milioni di euro.
3 le imprese nei cui confronti, a seguito di accertamenti del G.I.C.O. di Palermo, è stata disposta la sospensione dell’amministrazione.

In materia di riciclaggio sono state approfondite oltre 200 segnalazioni di operazioni sospette pervenute ai Reparti; 25 i soggetti denunciati per il reato di riciclaggio; oltre 3 milioni di euro l’ammontare del riciclaggio accertato, nel complesso.
Nell’azione di contrasto all’usura, effettuate 6 indagini concluse con la denuncia di 12 soggetti.

Nelle 22 indagini svolte nel settore dei reati societari, fallimentari, bancari e finanziari, sono stati denunciati 50 soggetti.

Contrasto al gioco illegale
Sequestrate 63 postazioni di raccolta di scommesse clandestine e strumentazioni telematiche utilizzate per giochi on line vietati, con la denuncia di 19 persone.

Lotta alla contraffazione ed alla pirateria audiovisiva e informatica
Eseguiti da inizio anno 455 interventi e denunciati all’Autorità Giudiziaria 85 soggetti.
Sequestrati circa 50.000 prodotti contraffatti o privi dei requisiti di sicurezza e quindi pericolosi (in prevalenza giocattoli e capi di abbigliamento).

Lotta ai traffici di droga, valuta falsa e armi e tutela ambientale.
Sequestrate quasi 10 tonnellate di droga (hashish) a carico di 13 soggetti denunciati, di cui 6 arrestati e 7 a piede libero; 163 i soggetti segnalati alle competenti Prefetture perché trovati in possesso di sostanze stupefacenti per uso personale.
Nel settore del falso nummario sono state sequestrate 661 banconote false per un valore complessivo di oltre 30 mila euro. Le banconote risultate più contraffatte sono quelle da 50 Euro (350 pezzi), da 20 Euro (185 pezzi) e quelle da 100 Euro (77 pezzi).
Denunciate 9 persone per violazioni in materia di armi ed esplosivi, di cui 1 arrestata ed 8 a piede libero, sequestrate 4 armi di cui 2 da da sparo e 98 tra bombe e munizioni.
In materia di tutela ambientale sono state denunciate a piede libero 9 soggetti e sequestrate 2 discariche, 40 aree demaniali e 30 tonnellate di rifiuti industriali.

Lotta al contrabbando.
In oltre 140 interventi contro il traffico di sigarette di contrabbando, prevalentemente nel porto di Palermo, provenienti dal nord Africa, sono stati sequestrati circa 9 quintali di tabacchi lavorati esteri e 6 automezzi utilizzati per il trasporto e l’occultamento della merce, con la denuncia a piede libero di 157 persone.

Contrasto ai traffici di prodotti petroliferi e agli illeciti nella distribuzione dei carburanti
Eseguiti 30 interventi nei confronti di impianti e depositi di prodotti energetici e lubrificanti con lo scopo di prevenire e di reprimere condotte fraudolente in danno dell’utenza nonché fenomeni di abusivismo, evasione fiscale e vendita in nero di carburanti.
Verificati 8 depositi di prodotti energetici e 51 impianti di distribuzione stradale di carburanti e lubrificanti con annesse stazioni di servizio, con il controllo degli adempimenti contabili e fiscali connessi alla gestione ma anche di quelli legati alla regolare erogazione e quantificazione del carburante ed alla qualità dei carburanti erogati. Scoperta complessivamente un’evasione delle accise per circa 300 mila euro.

Oltre 175 i controlli effettuati su strada sulla circolazione dei prodotti energetici.
Riscontrate complessivamente 30 violazioni in ordine alle quali sono stati verbalizzati per illeciti amministrativi 30 soggetti, mentre 14 sono stati denunciati all’Autorità Giudiziaria per reati previsti dal Testo Unico delle Accise (manomissione o alterazione dei sigilli) e per frode in commercio.
Sequestrati nel complesso oltre 50.000 kg di prodotti petroliferi sottoposti ad accise e 2 autobotti i cui conducenti erano sprovvisti dello specifico documento previsto per la circolazione su strada di prodotti petroliferi o con documenti falsi o alterati che attestavano quantitativi difformi a quelli realmente trasportati ovvero la destinazione del prodotto a depositi inesistenti o inconsapevoli.

Servizio di pubblica utilità 117
Nei primi cinque mesi del corrente anno sono giunte al numero di pubblica utilità della Guardia di Finanza “117”, 480 chiamate di cittadini; di queste, circa la metà hanno riguardato casi di evasione fiscale.
 

La Guardia costiera di Porticello sequestra 'spadara' di 2.800 m

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Nell’ambito dei periodici controlli che vengono svolti lungo l’intero territorio di giurisdizione, questa mattina i militari della Guardia Costiera di Porticello hanno rinvenuto a bordo di un peschereccio, una rete che, per caratteristiche costruttive (larghezza di maglia, trama di filato, ecc.) è classificabile come “spadara”, attrezzo che da anni è stato dichiarato illegale e che di norma viene utilizzato per la pesca dei grandi pelagici (tonni, pescespada, ecc). 

L’attrezzo di cui è vietata anche la sola detenzione, avente una lunghezza di circa 2800 mt, si trovava occultato a bordo di un peschereccio ormeggiato nel porto di Porticello pronto a salpare. Oltre al sequestro della rete stessa, a carico del proprietario del peschereccio, intervenuto durante l’attività di controllo, è stato elevato un verbale di illecito amministrativo di € 4000,00.

La Guardia Costiera di Porticello sottolinea come l’attività repressiva contro l’utilizzo non consentito di questo tipo di rete derivante proseguirà regolarmente, nell’ ambito delle quotidiane verifiche in atto lungo l’intera filiera commerciale della pesca per favorire la prevenzione di comportamenti illeciti a tutela della risorsa ittica, dei consumatori e degli operatori della pesca che operano nel rispetto delle regole.
 

Bagheria: arrestato dai Carabinieri un piromane che ha appiccato il fuoco 'su commissione'

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Il Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Bagheria, nella mattinata del 23 giugno, traevano in arresto in flagranza del delitto di “incendio boschivo” S. A. nato a Bagheria, classe 1944, residente in Bagheria. L’uomo veniva bloccato immediatamente dopo aver appiccato il fuoco alle sterpaglie di un terreno incolto, successivamente estesosi in un incendio di vaste dimensioni che, a causa del vento di scirocco, giungeva a lambire il tratto dell’autostrada A19 Palermo-Messina.

Nella circostanza, i militari sequestravano l’accendino utilizzato per l’incendio, e deferivano in stato di libertà per lo stesso reato anche il proprietario del terreno dato alle fiamme, che riferiva di aver commissionato l’incendio al fine di ripulire il proprio fondo. Le fiamme, domate nella tarda mattinata dai Vigili del Fuoco di Palermo, non hanno fortunatamente arrecato danno o pericolo alle persone, pur causando comprensibile pericolo alla circolazione stradale, che subiva un forte rallentamento. 

Su disposizione dell’Autorità Giudiziaria (PM di turno presso la Procura della Repubblica di Termini Imerese, Dott. BRANDINI), l’arrestato veniva tradotto presso la propria abitazione, in regime di arresti domiciliari, e, nella mattinata del 24 giugno, è stato tradotto presso il Tribunale di Termini Imerese (PA) per il rito per direttissima, conclusosi con la convalida dell’arresto, la liberazione di S. a. ed il rinvio del processo a data da destinarsi.  

Incendio doloso al cimitero di Bagheria: distrutti tutti i documenti

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Si è verificato, in serata, intorno alle 18.35 un incendio, probabilmente di natura dolosa, presso la zona dell’ufficio amministrativo del cimitero di Bagheria.

E’ andato bruciato tutto il materiale amministrativo, vale a dire i documenti di seppellimento e di assegnazione dei loculi. Nessun danno è stato registrato a persone o a tombe e sepolture.

Appena dato l’allarme, sul posto sono accorsi immediatamente i Vigili del fuoco per sedare l’incendio, la polizia municipale e le forze dell’Ordine oltre al sindaco ed alcuni dirigenti.

Si avvisa la cittadinanza che il cimitero domani sarà regolarmente aperto, nei consueti orari, per la visita ai defunti. L’amministrazione si scusa per eventuali disagi di tipo amministrativo.

Sin qui il comunicato dell'Ufficio Stampa del comune.

Il pensiero non può non correre alle notizie circolate informalmente in questi giorni, e cioè che ad un primo sommario controllo effettuato dal personale comunale, risultavano mancati versamenti al comune di Bagheria degli incassi di loculi venduti, e regolarmente pagati dai familiari dei defunti, per oltre centomila euro.

Qualcuno parla di ammanchi ancora più consistenti e di pratiche di seppellimento spregiudicate e disinvolte anche per i non residenti.

Non solo ma come avevamo dato già notizia, personale del ROS si era recato un paio di mesi fa in forma riservata presso il cimitero comunale per proseguire nei controlli delle procedure di tumulazione delle salme e dell'assegnazione dei loculi nell'ultimo periodo.

Peraltro il furto di un computer nelle settimane scorse era stata una avvisaglia che avrebbe dovuto mettere in allarme chi di dovere.

 

Un altro pentito nella mafia bagherese: si tratta di Benito Morsicato

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Lo scrive sulle pagine di cronaca palermitana del quotidiano la Repubblica, il giornalista Salvo Palazzolo. Nei giorni scorsi i familiari più vicini di Morsicato, la moglie e due figli piccoli, erano stati prelevati dai Carabinieri dalla loro abitazione di via Bacone ed erano stati portati in un luogo sicuro in conseguenza della collaborazione avviata da Morsicato con la giustizia.

Benito Morsicato era un autista del Conres, licenziato qualche mese fa assieme ad un altro suo collega, per essere stato sorpreso nello scorso febbraio in una area di posteggio delll'autostrada Palermo-Catania, mentre svuotavano il serbatoio di carburante dell'automezzo con cui avevano trasferito i rifuti in discarica.

Di fronte ai Carabinieri i due non hanno saputo trovare alcuna giustificazione per il loro comportamento, per questo avevano patteggiato la pena, e dopo un periodo di sospensione erano stati licenziati dal commissario Roberto Celico.

Benito Morsicato era stato arrestato il 5 giugno scorso nel corso dell'operazione Reset, che ha portato agli arresti di oltre trenta tra capimafia e gregari.

Morsicato si aggiunge alla lista, che comincia a diventare lunga, di mafiosi o di seguaci di cosa nostra bagherese, che stanno dando il loro contributo, per svelarne i segreti.

Morsicato, da sempre noto alle cronache giudiziarie, era un uomo di mano, di quelli che faceva gli attentati, minacciava gli imprenditori per metterli in riga, e non  un caso che sia venuta fuori una intercettazione in cui parlando con i suoi sodali spiega:' Un bidoncino da venti litri, lo rovesci per terra. lo fai svuotare tutto e così succede il viva Maria, perchè, precisava ' se ci vai con un litro non fai niente'.

E' poco probabile che Morsicato possa dare un contributo sull'alta mafia, ma sicuramente per lo scopo per cui veniva utilizzato, sa molto sulle aziende taglieggiate da cosa nostra e sulle pratiche estorsive della mafia di Bagheria

I Carabinieri scoprono una piantagione di Marijuana a Misilmeri, arrestate 3 persone

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I militari del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia Carabinieri di Misilmeri unitamente a quelli della Stazione di Bolognetta, a conclusione di una mirata e delicata attività di indagine volta al contrasto della produzione e consumo di sostanze stupefacenti e psicotrope, in contrada Grassurelli, agro del Comune di Bolognetta (Pa), hanno tratto in arresto per il reato di coltivazione e produzione sostanze stupefacenti, TUMMINIA Enzo, nato a Palermo, classe 1982, abitante in Largo Pietro Doderlein, ed i fratelli TAORMINA Giovanni Battista, nato a Palermo, classe 1991, abitante in via dell’Ermellino e TAORMINA Gaspare, nato a Palermo, classe 1994, abitante in via Falsomiele.

I Carabinieri, a seguito di un attenta ed accurata osservazione del territorio, dopo giorni di perlustrazioni e rastrellamenti in diverse contrade del comprensorio, sono riusciti ad individuare una villetta coperta da alberi da frutta ben sviluppati che ha attirato la loro attenzione.

L’irruzione nel villino, coperto da un’alta recinzione, ha colto assolutamente impreparati i tre coltivatori con il “pollice verde”, che non si sarebbero mai aspettati la “visita” dei militari dell’Arma, all’ora di pranzo.

All’interno dell’abitazione è stato rinvenuto una vera e propria serra di cannabis indica – comunemente indicata per “marjiuana”.

La piantagione, in numero di 250 arbusti, dell’altezza media di 150 cm ciascuna, erano ben alimentate secondo un meticoloso calendario di irrigazione manuale e sapientemente arieggiate da ben 5 climatizzatori, il tutto sottoposto a sequestro.

I Carabinieri hanno inoltre rinvenuto un impianto di illuminazione composto da oltre 38 reattori che garantivano la necessaria irrogazione di calore e onde simili a quelle solari, per favorirne la crescita delle piante di cannabis.

Dopo l’avvenuta campionatura delle piantine, a cura dei Carabinieri del L.A.S.S. di Palermo, al fine di accertare l’esatto principio attivo della stessa. L’intera piantagione è stata estirpata per il successivo essiccamento e distruzione.

Sono tutt’ora in corso ulteriori indagini, onde chiarire la posizione del proprietario e/o conduttore dell’immobile.

I tre soggetti si trovano ora agli arresti domiciliari in attesa del rito direttissimo che si è tenuto nella mattina odierna presso il Tribunale di Termini Imerese, conclusosi con la convalida degli arresti e sottoposti alla misura cautelare dell’obbligo di presentazione e firma alla Polizia Giudiziaria, pertanto rimessi in libertà.

Palermo, 30 giugno 2014

Giovane di Aspra in prognosi riservata dopo incidente stradale avvenuto all'alba a Palermo

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Grave incidente all’alba di questa mattina fra piazza Giachery e via Piano dell’Ucciardone.

Una Renault Modus è uscita fuori strada schiantandosi contro quattro auto posteggiate. Il conducente della vettura Francesco Minacapelli di 31 anni, residente ad Aspra, è il più grave fra i tre feriti, tutti della Modus, che ha provocato lo scontro ed è ricoverato in prognosi riservata all’ospedale Civico, per un trauma cranico e toracico.

Feriti anche gli altri due  passeggeri della Modus, tutti ricoverati in condizioni meno gravi a Villa Sofia. L'impatto è avvenuto attorno alle 5 del mattino, e dopo avere abbattuto  con  la vettura a forte velocità  l’insegna di un distributore di benzina,  è finito poi contro un palo e i mezzi posteggiati, una Toyota Yaris e una Mercedes.

Secondo quanto riferito dai vigili dell’Infortunistica è possibile che la causa dell’incidente sia l’alta velocità con cui viaggiava il mezzo, tuttavia le indagini sono ancora in corso.

Il traffico nella zona è rimasto caotico durante l'intera mattinata.
 


 


La G. d. F. sequestra beni per un valore di 16 milioni di euro a due fratelli imputati di mafia

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La Guardia di Finanza di Palermo ha sequestrato, in città e in provincia, tre ristoranti, un’impresa di costruzioni, villini e terreni, oltre a disponibilità finanziarie, per un valore complessivo di oltre 16 milioni di euro.

Il provvedimento, eseguito su ordine della Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Palermo, ha riguardato due soggetti.

Il primo è un sessantaduenne originario di Torretta (PA), già arrestato per associazione a delinquere di stampo mafioso, nel marzo 2010, nell’ambito dell’operazione di polizia denominata “Architetto”. Lo stesso aveva subito un sequestro di beni nel 2012 ed era stato ancora prima coinvolto in inchieste per associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti e tratto in arresto, nel 1988, nell’ambito dell’operazione “Iron Tower”.

Il secondo è il fratello del primo: condannato in via definitiva nel 2010 a sette anni di reclusione, per traffico di stupefacenti, è attualmente imputato di “associazione a delinquere di stampo mafioso” dinanzi alla Corte di Appello di Palermo, presso la quale è stata impugnata la sentenza di assoluzione emessa in primo grado.

Il sequestro ha riguardato beni ed attività economiche intestate a congiunti e familiari dei due ma di fatto riconducibili a questi ultimi. Infatti, gli accertamenti eseguiti dal Nucleo di Polizia Tributaria di Palermo, uniti agli elementi indiziari acquisiti in vari procedimenti penali agli atti della locale Procura, tra cui anche dichiarazioni di collaboratori di giustizia, hanno evidenziato come le disponibilità siano da considerarsi frutto di attività illecite o del reimpiego dei relativi proventi, visto che i redditi dichiarati dai rispettivi nuclei familiari sono risultati palesemente sproporzionati rispetto al valore dei beni e delle attività commerciali possedute.
 

Ficarazzi: la Polizia municipale di concerto con i CC in campo contro il traffico di stupefacenti

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Controlli e perquisizioni anti droga sono stati compiuti dalla Polizia Municipale di Ficarazzi nel corso di un'operazione congiunta alla locale stazione dei Carabinieri, nella notte tra lunedi 30 giugno e martedì 1 luglio.

L'intervento è stato finalizzato alla lotta del narcotraffico che sta coinvolgendo il territorio comunale ed è consistito in controlli preventivi presso le piazze principali di Ficarazzi e in un posto di blocco nelle vicinanze di Piazza Macchiarella.

Intanto, dr. Filippo Oliveri, comandante della Polizia Municipale di Ficarazzi non esclude la possibilità di altri interventi nel tentativo di sgominare bande di spacciatori, che operano sul territorio.

Secondo l'amministrazione Martorana l'operazione contro il narcotraffico a Ficarazzi si traduce in segni di civiltà e di riserbo che l'istituzione comunale vuole lanciare alla cittadinanza, grazie all'operato attento dell'arma dei Carabinieri e della Polizia Municipale.
''... Mi congratulo con fierezza con la PM e l'arma dei Carabinieri per la loro insistente presenza sul territorio contro il piccolo narcotraffico...'', ha chiosato il sindaco, Avv. Paolo Francesco Martorana, a proposito di operazioni come queste, volte a stabilire i normali parametri di civiltà e legalità di un territorio.

 

Maria Luisa Domino
Ufficio Stampa
Comune di Ficarazzi

 

Donna di Bagheria contrae l'epatite C dopo una trasfusione: avrà un risarcimento di 36.000 euro

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La vicenda dolorosa raccontata sul 'Giornale di Sicilia' in edicola oggi, è iniziata 40 anni fa, allorchè N.B. oggi 67 anni, fu ricoverata al policlinico di Palermo e subì delle trasfusioni, in seguito alle quali si ammalò di epatite C.

Oggi la 3 sezione civile del Tribunale di Palermo ha condannato il Ministero della salute a rifondere la donna con un indennizzo di 36.000 euro, oltre 7.100 di spese legali. donna.

Ad assisterla sono stati gli avvocati Giancarlo Sciortino e Valeria Balistreri.

La donna nel 1999, quindi ben 25 anni dopo le trasfusioni, cominciò a manifestare uno stato di malessere, che la costrinsero a fare una serie di accertamenti e analisi da cui risultò la sua positività al virus dell'apatite C.

altNel 2001 la commissione medica dell'Ospedale militare riconobbe il rapporto causa-effetto tra le trasfusioni subite 25 anni prima e l'insorgenza della patologia infettiva.

Anche la perizia d'ufficio disposta dal Tribunale ha confermato non solo che la terapia trasfusionale fosse compatibile con la patologia emersa anche dopo tanto tempo, ma che non esistessero altre cause di rischio biologico o genetico che abbiano potuto favorire l'insorgenza della patologia.

L'indennizzo  stato calcolato tenendo presenti diversi parametri, dall'invalidità residuale, all'età in cui la paziente scopri di avere contratto la malattia, alle sofferenze psicofosiche patite in conseguenza dell'assenza delle necessarie cautele che il Ministero avrebbe dovuto disporre per prevenire il rischio di contagio.

 

Bagherianews conferma: la variante originaria di ampliamento del cimitero è stata insabbiata

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In ordine alle affermazioni fatte dal sindaco di Bagheria Patrizio Cinque e dal responsabile dell'urbanistica ing. Vincenzo Aiello, che testualmente riportiamo dal sito del comune:

“Intanto mi preme sottolineare che un giornale on line locale ha scritto una cosa non corretta dice il sindaco non è vero infatti quanto scritto da BagheriaNews che cito: “la variante di ampliamento, da anni in gestazione che non viene recepita nel nuovo schema di piano regolatore generale”. E’ vero esattamente il contrario”.

Il nuovo piano regolatore ha previsto l’ampliamento del cimitero sin dalla data del 30 giugno 2012; il nuovo PRG è stato consegnato appunto il 30 giugno 2012 – spiega Vincenzo Aiello, responsabile Ufficio del Piano – e già a quella data il piano aveva previsto l’ampliamento del cimitero”.

Su queste affermazioni ci corre l'obbligo di fare delle precisazioni.

Si ritenne intorno al 2006-2007 di appaltare all'esterno l'incarico del project financing per progettare la variante di ampliamento del cimitero, su disposizione firmata  dall'allora responsabile della sezione urbanistica dr.ssa Marina Marino.

L'esame della variante ha seguito il normale iter procedurale e il rilascio dei necessari nulla osta: l'ipotesi di progetto pressocchè perfezionata in tutti i passaggi, fu consegnata 'brevi manu' all'ingegnere Vincenzo Aiello, che peraltro in diverse occasioni e nelle competenti commissioni, assessore ai Lavori pubblici Gino Di Stefano, aveva portato il proprio contributo alla discussione.

E' anche vero che la variante non approdò mai in consiglio comunale e l'atto è quindi formalmente inesistente e che quindi non potè avvenire una trasmissione formale con tanto di lettera di accompagnamento della variante al responsabile dell'Urbanistica ing. Aiello.

In questo senso affermiamo che la variante non è stata 'calata' nella ipotesi di revisione del piano regolatore generale di recente adottato.

Nel frattempo, a partire dal giugno del 2010, intervennero tutte le note vicende circa l'annullamento del Piano regolatore generale che esitarono in un incarico di redazione della revisione generale del piano regolatore affidato dal sindaco Lo Meo agli uffici comunali; vero è che nel nuovo Piano regolatore generale è previsto l'ampliamento del cimitero comunale, e non potrebbe essere altrimenti, come è vero che nel dibattito del 21 marzo 2014  che si concluse con la sfiducia a Lo Meo, il consigliere Gino Di Stefano, supportato da altri consiglieri, affermò che nel PRG adottato le previsioni circa l'ampliamento del cimitero erano state influenzate da interessi privati, tirando esplicitamente in ballo parentele del sindaco Lo Meo.

Se la memoria non ci inganna l'intera vicenda, variante cimitero, è stata anche oggetto di una interrogazione presentata dal partito democratico qualche settimana prima della sfiducia a Lo Meo.

In ogni caso ci faremo carico con il tempo di andare a recuperare tutte le carte per metterle sul tavolo e capire e far capire se insabbiamento ci sia stato o no.

bagherianews.com  il direttore  responsabile   Angelo Gargano

 

Processo Argo: chiesti 14 anni per Giacinto Di Salvo e gli altri maggiori imputati

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Il pm della Dda Francesca Mazzocco ha chiesto la condanna di 26 tra boss, gregari e taglieggiatori del clan mafioso di Bagheria accusati, a vario titolo, di associazione mafiosa, estorsione, rapina, detenzione di armi, danneggiamento.

Imputato anche un commerciante - Rosario Ortello - al quale viene contestato il reato di favoreggiamento aggravato e per cui la Procura ha chiesto la condanna a due anni. Negando di avere ricevuto richieste estorsive avrebbe favorito Cosa nostra.

Si tratta della tranche di processo per gli imputati che avevano chiesto il rito abbreviato

L'accusa ha chiesto pene che vanno da due a 14 anni. La condanna più alta è stata invocata per i capimafia Giacinto di Salvo, e Antonino Zarcone, già reggenti del mandamento di Bagheria, per Francesco Lombardo e Rosario La Mantia, capifamiglia di Altavilla Milicia, e per Salvatore Lauricella, capofamiglia di Villabate e Ficarazzi.

Nove anni sono stati richiesti per Mozdahir Driss, Francesco Centineo e Silvestre Girgenti.

Va tenuto conto che avendo gli imputati optato per il rito abbreviato le pene risultano già decurtate di un terzo rispetto alla richiesta effettiva.

Tra gli imputati anche i pentiti Giuseppe Carbone, Sergio Flamia, per il quale sono stati richiesti solo tre anni,  e Vincenzo Gennaro. Il processo, in corso in abbreviato davanti al gup Wilma Mazzara, è stato rinviato all'8 luglio.         

da gds.it                                      

 

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