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Operazione Argo: una rapina fece emergere i contrasti all'interno della famiglia mafiosa di Bagheria

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Giornali e periodici continuano a pubblicare ampi stralci  ripresi dall'ordinanza che ha portato l'8 di maggio al fermo di 29 indiziati di reato, firmata dai pubblici ministeri Francesca Mazzocco e Caterina Malagoli.

Noi vi proponiamo alcuni passaggi che segnalano il momento in cui  cominciano a manifestarsi contrasti all'interno della famiglia mafiosa di Bagheria, come riportata nell'ordinanza.

Il 04.08.2012 alle ore 11:30’:25”  a bordo dell’autovettura Smart in uso a BRUNO Salvatore Giuseppe, veniva intercettata una importante conversazione ambientale avvenuta tra lo stesso e FLAMIA Sergio Rosario.

La conversazione chiarisce che attualmente la reggenza della famiglia Mafiosa di Bagheria risulta essere nelle mani di DI SALVO Giacinto, ma BARTOLONE Carmelo, altro importante uomo d’onore della famiglia e recentemente scarcerato a seguito di una lunga detenzione per una condanna definitiva per 416 bis (op. GRANDE MANDAMENTO), vorrebbe fare intendere che la sua posizione sia attualmente predominante rispetto a quella del DI SALVO.

Il FLAMIA, infatti, commentando il comportamento tenuto dal BARTOLONE in occasione del suo interessamento per il recupero di un credito del fratello di FLAMIA, si esprimeva testualmente: “……che a lui non è che gli interessa il discorso... dei cinquecento euro al mese che gli devono dare a mio fratello... a lui interessa il discorso che... passa per "malandrino" nei confronti di quello di Ficarazzi, lo hai capito tutto il discorso quale è?... Quindi lui, GINO che cosa... lui... quelli si rivolgono a GINO e lui voleva che GINO gli doveva dire "no, sbrigatevela con MELUCCIO" così lui faceva la figura... "minchia, qua lui c'è"... lo ha capito? Perchè a lui dei cinquecento euro al mese per mio fratello, cose... non gliene fotte un cazzo... a lui gli interessa che "...(incomprensibile)... che qua si fa quello che dico io... non quello che dice GINO!"...”.

Tali affermazioni del FLAMIA Sergio Rosario fanno inequivocabilmente ritenere che il BARTOLONE Carmelo, conscio della sua posizione di rilievo in seno alla famiglia bagherese, voglia minare la leadership del DI SALVO Giacinto.
 

Ma non solo: ecco come un fatto di cronaca, e cioè la rapina in casa del titolare del distributore di carburanti Mineo, viene letta all'interno dei sospetti affiliati a cosa nostra.

Ecco come recita l'ordinanza:

Il 04.09.2012 alle ore 11.23’:58” , a bordo dell’autovettura Smart in uso a BRUNO Salvatore Giuseppe, veniva intercettata un’ulteriore conversazione fra FLAMIA Sergio Rosario e BRUNO Giuseppe nel corso della quale FLAMIA asseriva che DI SALVO Giacinto era adirato per la rapina commessa in danno di tale MINEO, senza la sua autorizzazione.

Il DI SALVO ipotizzava il coinvolgimento del BONACCORSO Gioacchino e del BARTOLONE Carmelo i quali, come più volte emerso durante le indagini, erano stati notati a discutere insieme riservatamente nei pressi della stazione ferroviaria.

Nello specifico, da quanto appreso nel corso della conversazione, pienamente riscontrata anche dalle notizie stampa acquisite, quattro soggetti rimasti ignoti travestiti da Carabinieri, la notte fra il 2 ed il 3 settembre 2012, si erano introdotti all’interno dell’abitazione di un commerciante bagherese, titolare di un distributore di carburanti, e sotto la minaccia delle armi si facevano consegnare 60 mila euro in contanti.
Il titolare del distributore, tale MINEO, si era evidentemente rivolto a DI SALVO Giacinto, riconosciuto da questi quale soggetto “di rispetto” in grado di risolvere il problema, ma DI SALVO aveva dovuto rispondere al MINEO di non sapere nulla in merito ai fatti.

A quel punto il DI SALVO, adirato, si era rivolto al FLAMIA per saperne di più ed aveva, nel contempo, espresso dubbi sulle recenti frequentazioni di BARTOLONE Carmelo con BONACCORSO Gioacchino, ritenuto in grado di organizzare, con l’avallo del BARTOLONE, simili reati.

Il FLAMIA, ritenuto che i fatti erano gravi, se non altro perché non autorizzati dal DI SALVO, si esprimeva testualmente: … secondo me c'è la mano di lui, sicuro! c'è la mano di lui con di quello con BONACCORSO del bar, ma questa volta secondo me si è comprato la morte, queste cose senza dire niente non si fanno queste cose...

Questa è l'intercettazione testuale.

…omissis….
ORE 11:23’:58” 
FLAMIA: ...a casa, a quello della pompa di benzina "MINEO", nel giornale questa mattina,.(pausa)...
BRUNO: e quando è stato questa notte?
FLAMIA: sabato notte...(pausa)...il medico studia ed il malato se ne va! (proverbio siciliano n.d.r.) ...per me in questo girello...ANDREA ci deve essere... ti rendi conto ci sono andati con i giubbottini Carabinieri, gli hanno suonato, dice: "Carabinieri, cerchiamo il MAGGIORE" hanno iniziato a fare la perquisizione, appena hanno trovato i soldi ...li hanno presi...li hanno chiusi e se ne sono andati...(pausa)...
BRUNO: minchia ...qualcuno dei ...(incomprensibile)... dal padre o dal figlio?
FLAMIA: per come mi raccontava questa mattina quello dice che dal padre, perchè ..dice che poi...il padre si è lasciato andare, perchè dice hanno spinto a sua moglie... dice che al figlio gli facevano dice: "dov’è la droga che assumi dov'è, dove l'hai? dove la nascondi la droga che assumi dove la nascondi?" non li conoscevano, ma ci sono andati a viso scoperto però 
BRUNO: a viso scoperto?!
FLAMIA: a viso scoperto... questa mattina GINO me lo raccontava, me lo ha domandato, mi ha chiamato per dirmi questo discorso che lui il MINEO glielo ha detto a GINO: "...minchia... così e così"...(sbadiglia n.d.r.)...ora ...vado per sentire... e dice che è nel giornale, c'è l'articolo nel giornale, io non l'ho visto ma dice che c'è l'articolo sul giornale, ma che minchia inizi a guardare mentre camminiamo, andiamo! no, senza occhiali non vedo niente, per me c'è la mano di lui sicuro...(pausa)... e vanno facendo ospedale che è senza soldi che è senza niente e senza come, minchia se ha sbagliato questa! ma però quello GINO ha il quadro chiaro! ieri sera quando mi ha fermato ha detto: "ma che ha che si vede sempre con il BONACCORSO" dice: "la dietro la stazione?"
BRUNO: a, ieri me lo hai detto....
FLAMIA: poi ie, poi ieri sera è venuto fuori questo discorso, infatti ieri sera mi cercava per mari e per terra e mi ha mandato a chiamare pure questa mattina alle sette e un quarto GINO
...omissis... 
 


Arrestate tre persone di Marineo per una rapina a pensionato bagherese

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E’ accaduto nei giorni scorsi, quando i Carabinieri della Stazione di Marineo hanno arrestato tre persone accusate di estorsione e rapina, in danno di un pensionato di Bagheria (PA).

Le fasi della vicenda.

Nel pomeriggio del 27 maggio 2013, un pensionato 70enne di Bagheria, mentre attraversava i Comuni di Bolognetta direzione Marineo a bordo della sua utilitaria, notava per strada la presenza di una giovane ragazza, che chiedeva un passaggio. Fatta salire a bordo, la stessa riferiva che andava proprio in quella medesima direzione. L’autostoppista, dopo aver ringraziato della cortesia appena avuta, indicava al pensionato di dover raggiungere una località di Marineo, dove ad attenderla vi erano alcuni amici. Lo stesso automobilista, ignaro di ciò che lo attendeva, acconsentiva di buon grado ad accompagnare la giovane e compiacente passeggera.

Giunti sul luogo dell’appuntamento, e precisamente in contrada Boschetto, agro del comune di Marineo, l’anziano suo malgrado e con grave sorpresa, veniva aggredito, bloccato al sedile e denudato da un conoscente della giovane adescatrice, nel frattempo sopraggiunto, nonché derubato del portafoglio.

Il complice, dopo aver estratto il suo telefonino, fotografava la vittima e chiedeva 200 euro al pensionato, da consegnare il giorno dopo, nello stesso luogo e alla medesima ora, per evitare che le foto potessero diventare di dominio pubblico.

La vittima, una volta realizzato ciò che gli era appena accaduto, decideva di presentarsi ai Carabinieri della Stazione di Marineo per denunciare l’episodio.

I militari dell’Arma, dopo aver raccolto la denuncia, ponevano in essere la necessaria attività investigativa che consentiva di trarre in arresto per il reato di estorsione:

- ORLANDO Antonino, nato a Palermo classe 1970, residente Palermo, di fatto domiciliato in Marineo, manovale, con precedenti di polizia (poi identificato come l’individuo che il giorno precedente aveva aggredito il denunciate e chiesto alla vittima la somma di 200 €);

- RANDAZZO Antonella, nata Carini classe 1976, residente Palermo, di fatto domiciliata in Marineo, casalinga, convivente dell’ORLANDO Antonino, con precedenti di polizia;

- ROMANO Rosalia, nata a Carini classe 1992, residente Termini Imerese, figlia della RANDAZZO Antonella, casalinga, incensurata (identificata nella giovane e compiacente autostoppista).

Per i componenti della banda di estortori, l’ Autorità Giudiziaria che ha coordinato le indagini disponeva : per ORLANDO Antonino la custodia cautelare presso la casa circondariale “Cavallacci” di Termini Imerese; RANDAZZO Antonella veniva associata presso la casa circondariale “Pagliarelli”; ROMANO Rosalia veniva sottoposta alla misura cautelare degli arresti domiciliari.

Palermo, 31 maggio 2013

Bagherese arrestato dai CC mentre tenta di rubare un'auto a Palermo (FOTO)

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I Carabinieri della stazione Resuttana Colli hanno arrestato per tentato furto aggravato FRICANO Filippo, nato a Bagheria (Pa), classe 1978, ivi residente.

I Carabinieri hanno sorpreso il predetto, in via Brigata Verona, mentre tentava di rubare un’ autovettura Audi A1 introducendosi nella stessa attraverso il finestrino della portiera lato guidatore.

L’uomo, che era stato notato da una pattuglia dei Carabinieri in transito, ha dapprima gettato in terra ”i ferri del mestiere” nella fattispecie un gancio in ferro, tentando poi la fuga per le vie adiacenti; ma è stato prontamente bloccato dai militari.

A seguito della perquisizione personale l’uomo è stato trovato in possesso di una pinza multiuso e della somma di dieci euro in monete, prese dal portacenere della vettura.

L’arrestato è stato trattenuto presso le camere di sicurezza del Comando in attesa del rito per direttissima.

Dopo la convalida dell’arresto, l’Autorità Giudiziaria ha disposto la misura cautelare dell’obbligo di dimora presso la propria abitazione dalle 20,00 alle 08,00 del mattino.

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Filippo Fricano              Palermo, 02 giugno 2013

 

Operazione Argo: l'intimidazione al supermercato 'Il Centesimo'

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Il 21.05.2012 SARDO Giuseppe contattava il numero d’emergenza 112 denunciando di aver rinvenuto due “sacchetti sospetti”, presso il supermercato “Il Centesimo” sito in Bagheria, via Monaco I.

A seguito di sopralluogo effettuato dai CC di Bagheria, veniva constatato che i due sacchetti in plastica contenevano delle bottiglie con all’interno verosimile liquido infiammabile ed altro e che le stesse erano state legate ad altrettante saracinesche del supermercato in questione.

I Carabinieri della Compagnia di Bagheria, trasmettevano alla Procura della Repubblica la denuncia presentata da SARDO Giuseppe, il quale riferiva agli investigatori le modalità del rinvenimento e che non aveva ricevuto alcuna forma di pressione e/o intimidazione, ivi compresa l’indebita richiesta di denaro. L’episodio veniva da subito classificato come chiaro ed inequivocabile avvertimento mafioso.

In effetti, il 22.09.2012 (all. 118) a bordo dell’autovettura Mercedes classe “A” targata CR423ZJ in uso a MOZDAHIR Driss inteso Andrea, durante il transito della stessa in via Giuseppe Bagnera, all’altezza delle saracinesche del supermercato “Il Centesimo”, veniva intercettata una interessante conversazione tra il predetto, FLAMIA Sergio Rosario e CENTINEO Francesco.

Il contenuto della conversazione non lasciava alcun dubbio sulla matrice mafiosa dell’atto intimidatorio, potendo ora ricondurre la responsabilità diretta proprio al FLAMIA Sergio Rosario, al CENTINEO Francesco ed al MOZDAHIR Driss.

…omissis…
FLAMIA: minchia questo ancora non ha voluto bere (allusione al pagamento su richieste estorsiva n.d.r. - dal servizio di localizzazione satellitare gps l'autovettura transita in Bagheria, via Giuseppe Bagnera all'altezza dell'esercizio commerciale denominato "IL CENTESIMO") ,ha abbassato la testa però ancora non si è presentato ....cornuto e sbirro ha fatto succedere il bordello con i giornali... televisioni...
CENTINEO: ha fatto succedere un macello ha fatto succedere...
…omissis…

Effettivamente, l’atto intimidatorio di chiara matrice mafiosa era stato commentato sul Giornale di Sicilia del giorno 22.05.2012 (all. 151).

L’evento, come riferito dal FLAMIA nel corso della conversazione ambientale aveva suscitato clamore, infatti come riportato nell’articolo appena menzionato, il Sindaco Vincenzo Lo Meo e il presidente del Consiglio Caterina Vigilia avevano espresso solidarietà e lo stesso  aveva fatto il Pd, con un comunicato a firma del segretario Maria Laura Maggiore e del capogruppo Daniele Vella.

Dalla visione delle immagini della telecamera dell’esercizio commerciale emergeva che l’atto era stato posto in essere intorno alle ore 05:50 del 21.05.2012 da un soggetto travisato dal cappuccio di una felpa di colore rosso, che indossava uno smanicato di colore nero, un paio di pantaloni di tuta di colore grigio, un paio di scarpe di colore scuro con suola bianca nonché un paio di guanti di colore bianco.

Si riportano le immagini più significative estrapolate dal servizio di videoriprese del predetto esercizio commerciale, come da fascicolo Fotografico redatto da personale della Compagnia Carabinieri di Bagheria (all. 340).

L’uomo ha depositato una busta bianca presso il primo ingresso del supermercato 'IL CENTESIMO' e si sta dirigendo verso un altro ingresso in direzione viale Bagnera.
Indossa una felpa (o simile ) di colore rosso scuro con cappuccio, un giubbotto smanicato di colore neo, un paio di pantaloni da tuta ginnica di colore grigio chiaro, una paio di scarpe scure con suola bianca.

Indossa guanti in lattice ed il volto è occultato dalla felpa.

Proprio il giorno 21.05.2012 alle ore 17:21 MOZDAHIR Driss si recava presso il market di via Nino Bixio intrattenendosi a parlare con FLAMIA Sergio per pochi minuti; nell’occasione si aveva modo di constatare che il predetto indossava un paio di pantaloni di tuta di colore grigio chiaro, simili a quelli utilizzati dall’ignoto malfattore.

Drammatico tentativo di suicidio a Bagheria: la Polizia salva una donna all'ultimo minuto

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Drammatica sequenza di un tentativo di suicidio questa mattina intorno alle 7.30 a Bagheria in uno dei condomini di via Libertà: alcuni passanti hanno notato che da una finestra di un appartamento al V piano dell'immobile c'era una donna  letteralmente penzoloni all'esterno con le mani aggrappate al telaio di una finestra.

Hanno chiamato il 113, e la volante della Polizia che ha ricevuto la chiamata alle 7.25 per fortuna dopo 5' era già sul luogo: gli agenti immediatamente sono saliti al V piano ed hanno individuato l'appartamento in cui si stava consumando il dramma; hanno aperto con una tecnica 'raffinata' la porta blindata che per fortuna non aveva mandate e  sono entrati precipitosamente e col cuore in gola, dentro l'abitazione.

Hanno individuato la donna nell'ambiente della cucina e hanno visto che ormai con una sola mano 'artigliava' con la forza della disperazione, se è possibile usare questo espressione, il telaio della finestra, perchè le forze la stavano abbandonando, e non avrebbe potuto più resistere oltre.

Gli agenti, Pietro Terranova e Marcello Incani i loro nomi, l'hanno immediatamente presa per le braccia e con non poche difficoltà sono riusciti a farla 'rientrare' .

Momenti drammatici così come ci sono stati descritti da alcuni testimoni e dai protagonisti di una potenziale tragedia che solo per la tempestività, la professionalità  e il coraggio degli agenti di polizia non si è consumata.

Nel frattempo in basso si era formata una folla di curiosi, qualcuno dei quali immortalava la scena con il telefonino, anche perchè erano arrivati anche l'ambulanza e i Vigili del Fuoco.

Gli agenti hanno poi ricostruito il 'portato' di questa donna, A.M. di 78 anni, che vive in casa con il cognato e la sorella, anche loro anziani, e stava attraversando una crisi depressiva.

Quando ha tentato di mettere in atto il gesto inconsulto gli altri due occupanti dell'appartamento dormivano e non hanno avuto consapevolezza di quanto stava accadendo sino all'arrivo della Polizia.

Un bagherese pianta un chiodo a bordo di un aereo, e fa scattare l'allarme antiterrorismo

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Pianta un chiodo sull'aereo  Blu Panorama Palermo-Bari, denunciato un bagherese.

Ha piantato un chiodo di ferro lungo cinque centimetri dietro una tendina parasole davanti a un finestrino di un aereo della compagnia Blue Panorama Airlines mentre era in volo tra Palermo e Bari. Poi ha diffuso un messaggio in rete dal titolo “Pericolo terrorismo”, paventando un presunto allarme e un rischio per la sicurezza di quel velivolo.

Le indagini degli investigatori della polizia di frontiera dell'aeroporto di Fiumicino, diretti dal Direttore della Quinta Zona Antonio del Greco, hanno permesso di scoprire, oltre alla presenza del chiodo sull'aereo momentaneamente in sosta al Leonardo da Vinci, l'autore del gesto, G.R., 29 anni di Bagheria.

L'uomo è stato denunciato per procurato allarme, trasporto di materiale pericoloso e danneggiamento.

L'uomo si era imbarcato sul volo a Palermo e, una volta a bordo, ha conficcato il chiodo. Appena giunta agli investigatori della Polaria la segnalazione del messaggio allarmistico diffuso in rete, sono scattate verifiche incrociate, anche con la collaborazione del personale tecnico della compagnia aerea, che hanno permesso di arrivare, ieri pomeriggio, alla scoperta prima del chiodo, che comunque non avrebbe potuto creare problemi per la sicurezza del volo, e quindi di risalire all'autore del procurato allarme. (Ansa)

 

Santa Flavia: tutti assolti gli imputati per la lottizzazione di 'Villa Lipari'

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Quando la vicenda esplose con grande clamore mediatico venne presentata dall'accusa come una storia di aggressione al territorio realizzata da personaggi senza scrupoli; ed una consulenza di parte dell'ing. Santi Mazzola, ordinata dalla Procura, spingeva verso questo convincimento, e cioè che per rilasciare le singole concessioni su una area ampia, appunto 'villa Lipari', un tempo appartenuta ad un unico proprietario, fosse necessario un preventivo piano di lottizzazione.

Furono rinviati a giudizio in 14 tra proprietari di aree, tecnici, costruttori, oltre all'allora dirigente dell'Ufficio Tecnico, ing. Pasquale Cirincione, la cui posizione per motivi di slaute venne successivamente stralciata.

Nessun amministratore venne allora chiamato in causa.

Venerdì scorso il giudice monocratico di Termini Imerese, Dario Gallo ha assolto tutti gli imputati 'perchè il fatto non sussiste'.

Gli avvocati difensori, La Marca, Schicchi, Alessi, Panepinto, Di Piazza, Grillo, Sciortino, Ranieri, Salarino,  hanno sostenuto la tesi accolta dal giudice della mancanza della consapevolezza degli imputati di stare violando delle regole, anche perchè per  'villa Lipari' non era necessario un preventivo piano di lottizzazione considerato che l'area ricadeva in zona B dove era possibile edificare con concessioni singole.

 

La Corte dei conti imputa danno di 1.200.000 a 8 dirigenti Asp Palermo; 3 sono bagheresi

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Nell'agosto del 2009, è il caso di dire, in pompa magna, si procedette all'inaugurazione della R.S.A. (Residenza sanitaria assistita) di Piana degli Albanesi. Autorità, politici soprattutto, ma anche religiose e militari per quello che venne definito 'fiore all'occhiello della sanità palermitana'.

Fuori dall'impianto tante piante e tanto verde, ma dentro la struttura c'era però il vuoto. Adesso La Corte dei conti rivuole indietro 1,2 milioni di euro dai dirigenti dell'Azienda sanitaria palermitana, perchè pur essendo nella struttura ancora presenti mezzi e uomini dell'impresa realizzatrice, la Palazzolo Costruzioni di Partinico,che aveva iniziato i lavori nel 2006, senza che fossero stati effettuati i collaudi, procedettero ad una serie di acquisti di beni e realizzazione di opere a trattativa private, al solo scopo di consentire quella intempestiva inaugurazione che serviva solo come parata per i politici.

La finta inaugurazione di sole piante e fiori costò 18.000 oltre ad altri 33.000 euro ordinati alla ditta Vital Flor. La pulizia straordinaria delle aree costò 344.000 euro, affidata senza gara alla Ditta Co:Ge.Ca srl di Favarò.50.000 euro alla Vital Flor per rimozione sfabbricidi; 266.000 alla Pa.Na.Tec per un muro di contenimento e per il consolidamento dello stesso 28.000 euro a Nania Vincenzo.

Adesso la Corte per mano del viceoprocuratore generale Salvatore Chiazzese imputa ai dirigenti dell'ASP un danno erariale per 1.200.000.

A rifondere la somma sono adesso stati chiamati l'ex direttore generale dell'ASP Palermo, Salvatore Iacolino, oggi parlamentare europeo del PDL, ed altre sette ex dirigenti: Francesco Giosuè, Placido Bellavista, Francesco Paolo Leone, Antonino Lucca, Vincenzo Barone, Giovan Battista Mineo e Vincenzo Lo Medico; questi ultimi tre bagheresi che, all'epoca, ricoprivano incarichi dirigenziali che li coinvolsero nelle decisioni adottate.

Per la cronaca l'inaugurazione è stata poi ripetuta nel maggio del 2012, quando  la struttura era perfettamente funzionante, dall'assessore alla sanità del tempo Massimo Russo.

 

 


Finalmente liberato il cane dal tubo che gli bloccava il collo

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Si è finalmente risolta la vicenda di un cane cui dei mascalzoni avevano infilato al collo un tubo corrugato che gli impediva la libertà di movimento e che aveva suscitato grande indignazione nell'opinione pubblica e non solo locale.

L'azione indegna di qualche farabutto  era stata rilanciata dai siti e dalle tv nazionali in tutto il paese. In un primo momento vigili e carabinieri per l'impossibilità di bloccarlo non erano riusciti a provvedere a liberarlo.

Ieri sera il cane era stato avvistato sulla S.S. 113 in vicinanza della Renault, erano intervenuti i volontari dell'ASVA e vigili, tant'è che si era diffusa sul web la voce che il cane fosse stato liberato, ma in realtà ancora una volta il cane era riuscito ad allontanarsi.

Questa mattina intorno alle 9.30 il cane è stato individuato in via Federico II davanti alla Zooagricola, mentre era acquattato tra le piante esposte davanti il negozio.

Sono subito intervenuti Giuseppe Pecoraro dell'ASVA, il veterinario dell'ASL, dottor Ninni Pecoraino e il comandante dei Vigili Urbani, Costantino Di Salvo. 

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In qualche modo, facendo ricorso alla loro esperienza,  sono riusciti a bloccare il cane a mettergli del nastro adesivo intorno al muso, perchè il cane ringhiava ed era terrorizzato, e nel giro di qualche minuto lo hanno liberato del tubo.

Il cane poi è stato messo in una gabbia, quindi in un furgone e condotto presso la sezione veterinaria dell'ASL di Bagheria.

A parte il terrore che manifesta ringhiando e cercando di mordere chiunque tenti di avvicinarlo, le condizioni generali dell'animale sono buone; è una femmina non dotata di microchip.

A Bagheria a sistemare il microchip provvederà il dottore Pecoraino,e subito dopo il cane verrà condotto a Palermo presso l'ambulatorio veterinario del dottor Paolo Seminara che è convenzionato con l'ASVA, dove verrà sterilizzato.

Si porrà il problema del destino di questo sventurato animale, che sembra però segnato, e cioè  rimetterlo in strada.

Ed è per questo che l'ASVA e il dottore Pecoraino lanciano un appello ai cittadini che tanta sensibilità e partecipazione hanno manifestato per questa vicenda che ha mostrato il volto odioso di certa umanità: qualcuno adotti questo cane!

Non vogliamo far piangere nessuno, ma ci piacerebbe che dopo quello che ha dovuto passare possa continuare una esistenza meno precaria.

 

Autocisterna invade la corsia opposta in autostrada tra Bagheria e Casteldaccia

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Un incidente che avrebbe potuto avere conseguenze ben più gravi si è verificato un paio di ore fa sull'autostrada A 19 Palermo-Catania, direzione Catania, all'altezza del cartello che indica 100o m. dallo svincolo per Casteldaccia.

Una autocisterna della Q 8 per motivi che dovranno essere accertati ha scavalcato il gard rail 'saltando' sulla corsia opposta che trasportava combustibile. Momenti di comprensibile terrore per gli automobilisti che si sono trovati di fronte il pesante automezzo.

Per fortuna il mezzo è rimasto intatto, per cui non c'è stata perdita di combustibile.

Il traffico autostradale naturalmente ha risentito dell'incidente.

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La fotonotizia: testa di maiale tra i rifiuti

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Non aggiunge molto allo stato e all'immagine di degrado che attualmente si vive a Bagheria, a  parte un fetore impressionante che si percepisce anche a distanza.

Questa testa di maiale, mozzata e lasciata tra i rifiuti,  in un paese in cui non esiste più verde pubblico, in cui tutte le aiuole sono traformate in sterpaglia e tutte le strade versano in una condizione schifosa, perdonateci l'aggettivo, è solo la riprova che in questo ridursi progressivo della soglia degli standard di vita civile cui ci siamo abituati, trovano spazio  gesti che rendono, se possibile, il quadro ancora più degradante. 

Perchè in un paese così, si chiede qualche ignorante, dovrebbe essere vietato gettare nella spazzatura una testa di maiale, proveniente magari da una macellazione clandestina?

Dove gettarla? c'è grande libertà di scelta ed il nostro ha scelto, non la periferia lontano da occhi indiscreti ma un bel posto centrale,  u munzieddu ri munnizza di piazza Vittime della mafia , dove la foto è stata scattata

I nomi degli arrestati nell'operazione 'Alexander'

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Oltre ad Alessandro D'Ambrogio, considerato il nuovo capo di una della famiglie storiche di Palermo, quella di Porta Nuova, in manette sono finiti tra gli altri il suo braccio destro Antonio Seranella, Giuseppe Di Maio, Alfredo Geraci, Attanasio La Barbera, Giuseppe Civiletti e Giacomo Pampillonia.

Nel capitolo dell'inchiesta che riguarda i traffici di droga, le cui indagini sono state coordinate dal pm Barbiera, e' stato accertato che i boss, sempre piu' in difficolta' per i continui arresti e per il calo delle entrate legate ad esempio ad appalti ed estorsioni, per finanziare le casse del mandamento avevano attivato anche un canale con il Sud America per importare cocaina ed eroina. 

Nel business erano state coinvolte anche altre famiglie, e in particolare quelle di Uditore, Pagliarelli e Corso dei Mille; a Brancaccio, dove D'Ambrogio poteva contare su personaggi storici come Pietro Tagliavia, Giovanni Alessi, Vincenzo Ferro e Francesco Scimone che attraverso una rete capillare di piccoli pusher erano riusciti a inondare di droga le province di Palermo e Trapani, dove sono scattati altri arresti.

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Questo l'elenco degli arrestati seguiranno le foto:

Salvatore Alario, Giovanni Alessi, Salvatore Asaro, Marco Chiappara, Antonino Ciresi (già detenuto presso il carcere Pagliarelli di Palermo), Giuseppe Civiletti, Pietro Compagno, Gaspare Dardo (già detenuto presso il carcere Pagliarelli di Palermo), Giuseppe Di Maio, Daniele Favata, Giuseppe Ferro (già detenuto presso il carcere Pagliarelli di Palermo), Vincenzo Ferro (già detenuto presso il carcere Ucciardone di Palermo), Alfredo Geraci, Veronica Giordano, Attanasio La Barbera, Marco La Vardera (già sottoposto agli arresti domiciliari a Villabate), Ignazio Li Vigni, Ciro Napolitano (già sottoposto agli arresti domiciliari a Napoli), Francesco Paolo Nuccio, Giacomo Pampillonia, Giacomo Rubino, Santo Rubino, Carmelo Russello, Francesco Scimone, Antonino Seranella, Biagio seranella, Umberto Sisia, Pietro Tagliavia, Francesco Tarantino, Giovanni Vaccaro e Vincenzo Vigna.

 

da gds.it

Le foto degli arrestati nell'operazione 'Alexander'

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Queste le foto dei soggetti sottoposti al provvedimento di fermo  del GIP

 

 

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Alessi  Giovanni                   Asaro Salvatore             Chiappara  Marco         Civiletti Giuseppe         Compagno Pietro

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D'ambrogio Alessandro      Di Maio Giuseppe        Favata Daniele             Geraci Alfredo              La Barbera Attanasio 

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Li Vigni Ignazio                 Nuccio F.Paolo                Pampillonia Giacomo     Rubino Giacomo         Scimone Francesco        

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Seranella Antonino            Seranella Biagio                 Sisia Umberto               Tagliavia Pietro     Tarantino Francesco

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Vaccaro Giovanni

 

 

 

 

 

Palermo: controlli della GdF sui distributori di carburante

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Nuovi controlli a tutela della legalità del mercato e del consumatore finale nel settore della distribuzione carburanti sono stati effettuati la scorsa settimana dalla Guardia di Finanza di Palermo, anche in risposta ad alcune segnalazioni pervenute al numero di “Pubblica Utilità 117” da cittadini palermitani, riguardanti presunti casi di abusivismo e di frode nella erogazione di minor quantitativi di carburante rispetto a quelli “pagati” e mostrati dal “display” della colonnina di erogazione ovvero per rendimenti non ottimali delle autovetture dopo i rifornimenti.

I controlli hanno riguardato, oltre che l’osservanza degli adempimenti contabili ed amministrativi ed il possesso delle autorizzazioni di legge, la rilevazione delle giacenze dei prodotti energetici con prelievo di campioni, il controllo metrico tendente ad accertare l’effettiva erogazione di prodotto nelle quantità richieste, nonché la verifica dell’integrità dei sigilli apposti sui congegni elettrici ed elettronici che sovrintendono al funzionamento delle colonnine di erogazione in uso agli impianti.

Nei confronti di un primo impianto, le Fiamme Gialle del Gruppo di Palermo hanno appurato la manomissione dei sigilli metrici apposti ai dispositivi di taratura dall’Ufficio Metrico per evitare alterazioni dei congegni di misurazione, nonché l'alterazione di tali congegni su 3 colonnine di erogazione.

In dettaglio i finanzieri hanno scoperto che il gestore, mediante l’ausilio di un’artigianale strumento tipo “spillo”, agiva sui dispositivi contatori delle testine contometriche, il cui vetrino posto a protezione risultava facilmente rimovibile, in maniera tale da modificarne la lettura, in più o in meno a seconda della necessità, in modo da far “quadrare i conti” tra i registri contabili e le giacenze effettive dei prodotti petroliferi contenuti nei serbatoi.
Il tutto per dare “copertura” contabile a quantitativi eccedenti di prodotti, ottenibili per effetto di rifornimenti ai clienti in misura inferiore a quella indicata dalle colonnine ovvero di illecite introduzioni o recuperi di carburante in evasione delle accise, delle imposte dirette e dell'Iva e quindi “in nero”.

Un secondo intervento presso altro impianto di carburanti, ha portato i finanzieri del Nucleo di polizia tributaria, oltre alla scoperta di un identico caso di manomissione dei sigilli delle colonnine del distributore, ad appurare gravi irregolarità sotto il profilo qualitativo dei prodotti petroliferi commercializzati.

Infatti, da un lato è stata riscontrata la manomissione del sistema di misurazione, posto all’interno delle colonnine di erogazione e la sostituzione dei totalizzatori dei litri erogati e del relativo display, senza alcuna comunicazione all’Ufficio metrico della Camera di commercio, anche in tal caso strumentali all’esigenza di una “quadratura” dei conti per riallineare le giacenze contabili con quelle fisiche dei prodotti energetici detenuti, dall’altro lato è emerso che i campioni di prodotti petroliferi, prelevati all’atto dell’intervento ed inviati al competente laboratorio chimico delle Dogane, sono risultati non conformi alla normativa vigente in quanto costituiti da miscelazioni abusive di sostanze diverse o di infima qualità, anche denominate “più bassobollenti” per complessivi litri 9.907, spacciati parte come benzina, parte come gasolio per autotrazione.

Un terzo intervento è stato invece mirato al commercio “in nero” di carburanti ed ha portato al sequestro di un impianto privato di distribuzione di gasolio per il rifornimento degli automezzi aziendali ubicato all’interno di un deposito commerciale di prodotti energetici, illecitamente adibito alla vendita di carburanti alla stregua di una normale stazione di servizio.
La normativa vigente consente ad alcune imprese che dispongono di automezzi - quali le aziende di trasporto o i depositi commerciali - di installare negli spazi aziendali un distributore privato di carburanti per le esigenze dell’impresa connesse al rifornimento continuo dei mezzi, anche in orari di chiusura degli impianti commerciali della rete stradale; è fatto comunque divieto al titolare del distributore privato di cedere carburanti mediante l’immissione nel serbatoio degli autoveicoli diversi da quelli della propria azienda.
Ed invece, dai numerosi appostamenti e dalle indagini dei finanzieri del Nucleo di polizia tributaria effettuati al di fuori dei cancelli posti a delimitazione dell’area commerciale di un deposito palermitano, sono stati notati, in diverse occasioni, numerosi automobilisti in paziente attesa di effettuare rifornimento di carburante.

Intervenuti all’interno dell’area aziendale, poi, le Fiamme Gialle hanno rinvenuto diversi automezzi, tra cui autocisterne, in attesa di approvvigionamento all’ingrosso di quantitativi di prodotto energetico e autovetture private che attendevano in prossimità di una colonnina di erogazione di gasolio per autotrazione.

Dai riscontri operati nell’immediatezza, si è avuta conferma che si trattava di un punto di rifornimento, gestito come un vero e proprio impianto stradale, completamente abusivo, privo di certificazione antincendio e della prescritta autorizzazione alla commercializzazione di prodotti energetici al dettaglio.

Addetti alla pompa erogavano, a clienti privati, carburante ad un prezzo inferiore a quello mediamente praticato dai distributori stradali regolarmente abilitati, pari ad € 1,60.
Al termine dell’intervento, i finanzieri hanno sottoposto a sequestro la colonnina di erogazione ed il serbatoio a cui la stessa era collegata ed il gasolio in esso contenuto, strumentali all’esercizio dell’attività abusiva, ed hanno deferito alla locale Autorità Giudiziaria il rappresentante legale del deposito commerciale.

Sono stati avviati i necessari approfondimenti mirati a ricostruire il reale volume di affari, conseguito nell’esercizio della menzionata attività, nonché sulla legittima provenienza dei  

Gianluca Calì minacciato di morte per telefono: la vicinanza della gente mi aiuta ad andare avanti

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Dopo l'attentato incendiario allo spazio espositivo di auto della Calìcar a Casteldaccia, e i 'consigli' di due personaggi che sono andati a trovarlo nella nuova concessionaria aziendale ad Altavilla Milicia ora  a Gianluca Calì sono arrivate due telefonate, la prima di 5' e la seconda di 4' e 40",  in cui a conclusione viene minacciano di  morte.

E' scosso Gianluca Calì, sente tutta addosso la tensione di situazione difficile, che in qualche modo lo ha fatto diventare simbolo della battaglia antiracjet;lui che sin dall'inizio ha detto:"Voglio solo lavorara e serenamente e continuare l'attività che ho sempre fatto".

Gia ieri sera dopo aver pubblicato sul suo profilo facebook la notizia delle telefonate ha cominciatoa ricevere decine e decine di messaggi di solidarietà.

"Sono queste ci dice la cosa che mi danno la forza di non arretrare; Lo confesso - ci dice - sono abbattuto  e preoccupato, ma  sentire  accanto a me la solidarietà della gente comune, altri imprenditori che mi invitano a tenere duro, e soprattutto la straordinaria professionalità dei magistrati e delle forze dell'ordine sono le cose mi fanno sentire più tranquillo:'

Non lesina i riconoscimenti alla professionalità e all'impegno del maggiore Francesco Tocci, comandante della Tenenza di Bagheria, del magistrato Leonardo Agueci e di quanti indagano per smascherare i potenziali estortori.

Da quando, suo malgrado, è diventato il centro dell'attenzione delle iniziative dei movimenti antiracket e antimafiosi, ha cercato sempre di dedicarsi al suo lavoro con il massimo di serenità necessaria, anche perchè in tanti casi la solidarietà verbale si è tramutata in vicinanza concreta. Ed è questo, ce lo ripete tante volte, è il carburante che gli dà la forza di proseguire.

Non ha nessuna o intenzione di gettare la spugna, Gianluca Calì, ma mette in guardia contro un altro nemico subdolo delgi imprenditori in difficoltà che in questo momento sono tanti.

'Il pericolo sempre in agguato è l'usura - ci spiega - quelli che si presentano con l'atteggiamento di volerti dare una mano e  come tali vengono spesso percepiti da commercianti o imprenditori 'deboli' economicamente'. Sono quelli invece che con la loro presunta 'disponibilità'  insaponano la corda per costringere chi è in difficoltà a mollare."

Quando lo abbiamo chiamato Gianluca Calì si trovava a  Milano, dove ha un'altra azienda di commercializzazione di auto nuove e usate, e conclude la telefonata con un appuntamento : 'Tornerò di proposito in Sicilia martedì prossimo,- precisa - quando, ma era già prevista, si svolgerà a Bagheria alle 18.30 nell'aula consiliare una manifestazione contro il pizzo e l'usura , organizzata dal Centro Studi Pio La Torre, ed alla quale parteciperanno oltre che esponenti dell'imprenditoria e delle realtà associative, anche rappresentanti delle forze dell'ordine e della magistratura inquirente'.

 

 


L'incidente del SUV: così Messina Denaro sfuggì alla cattura a Bagheria

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Due anni fa, a Bagheria, l’ultimo latitante tra i boss stragisti passa indisturbato per le strade della città: prima di lui, un’auto identica sperona un’altra vettura e fa saltare il piano dei Carabinieri

Lo sostengono Giuseppe Lo Bianco e Sandra Rizza  in un articolo pubblicato oggi sul periodico on line  Antimafia duemila.

Riportiamo integralmente il passaggio più significativo dell'articolo, che è una vera e propria rivelazione.

Avvisati da una fonte confidenziale, due anni fa, a Bagheria, i carabinieri arrivarono ad un passo dalla cattura del superlatitante Matteo Messina Denaro.

Il boss trapanese viaggiava a bordo di un fuoristrada di colore scuro, con i vetri oscurati, guidato dal proprietario di un noto ristorante della zona, ma i militari che avevano predisposto il posto di blocco vennero ingannati dall’auto di staffetta, un fuoristrada identico al primo, che davanti ai carabinieri speronò un’auto creando un diversivo, e consentendo così la fuga all’ultimo dei boss stragisti rimasto in libertà. 

L’episodio, con altri dettagli investigativi, segnalato al generale Giampaolo Ganzer, allora comandante del Ros, è uno dei nuovi elementi di indagine contenuti nei due esposti presentati dai marescialli dei carabinieri Saverio Masi e Salvatore Fiducia, che hanno denunciato i loro superiori gerarchici, accusandoli di avere intralciato le indagini finalizzate alla cattura di Bernardo Provenzano e Messina Denaro.

Sono sei , secondo quanto riportato nell'articolo di Antimafia duemila- gli ufficiali della caserma Carini (e due di essi da entrambi i sottufficiali) denunciati dai colleghi per una serie di reati gravi che vanno dal concorso in associazione mafiosa, al favoreggiamento personale aggravato dall’art. 7 e all’omissione di atti di ufficio.

Masi e Fiducia sono stati ascoltati nei giorni scorsi dal procuratore aggiunto di Palermo Vittorio Teresi al quale hanno raccontato anche altri episodi non contenuti negli esposti e che potrebbero riaprire capitoli già definiti della lotta alla mafia di questi anni, riscrivendone la dinamica, a cominciare dalla mancata irruzione, tuttora misteriosa, nel covo di Riina in via Bernini, il 15 gennaio del 1993.

 Masi - si dice nell'articolo - segnala anche che a casa di un consigliere provinciale Udc, Giovanni Giuseppe Tomasino (arrestato per una storia di appalti truccati) , uno degli ufficiali da lui denunciati omise di sequestrare il personal computer dell’uomo politico.

Masi nel suo esposto scrive di aver saputo “che a casa del Tomasino si trovava un computer, al cui interno erano presenti documenti relativi sia alla gara d’appalto richiamata, oltre a documenti ricattatori e scottanti riguardanti l’Onorevole Salvatore Cuffaro”.

Naturalmente il sottufficiale denunciò il tutto ai superiori, compresi “gli atteggiamenti e i modi esageratamente confidenziali tra il capitano dei carabinieri che condusse l’operazione ed il Tomasino”, ma la sua denuncia rimase, anche in questo caso, senza esito.

Il sottoscritto scrive Masi - ha saputo da altri colleghi che sono stati avviati accertamenti sul capitano e sulla moglie dello stesso, la quale avrebbe percepito dei compensi per delle perizie professionali, per le quali si sarebbe prodigato anche l’On. Cuffaro”.

E senza esito è rimasta anche la segnalazione al Ros della fuga spericolata di Messina Denaro dal posto di blocco di Bagheria, conclude l'articolo.

Articolo tratto da Antimafia duemila

 

 

L'ex assessore G.M. Sparma confessa: 'Lo ammetto, Giacchetto mi pagava'

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Non è durato molto il silenzio dell'ex assessore al Territorio Gian Maria Sparma, già di An e di FLI, capo della segreteria tecnica del sottosegreatrio Adolfo Urso, vicecapo di gabinetto del ministro dell'ambiente Corrado Clini, oltre che dirigente del settore pesca.

Un curriculum di tutto rispetto con relativi dignitosi stipendi, ma non disdegnava, lo ha ammesso lui stesso nel corso dell'interrogatorio con il p.m. dell'inchiesta Gaetano Paci, le ragalìe di Fausto Giacchetto.

Ed a conclusione dell'interrogatorio, assistito dall'avv. Maurizio Panci, Gian Maria Sparma ottiene dal Tribunale del riesame i domiciliari.

Lo riporta il Giornale di Sicilia di oggi in un articolo a firma di Riccardo Arena

Sparma ammette di avere intuito su cosa si fondava il sistema Giacchetto e di avere attinto a piene mani a quel sistema di regalìe che giuridicamente configuravano però la corruzione

Di fronte alle contestazioni precise del p.m. che partivano dalle  dichiarazioni dei collaboratori di Giacchetto, Gian Maria Sparma non ha alternative e racconta tutto.

E parte da lontano, a partire da un viaggio in Tunisia assieme a Gentile e Scalia, tutto spesato da Giacchetto; ed i viaggi erano uno dei benefit più graditi, perchè parla anche di un fine settimana a Taormina presso l'Hotel Atalantys Bay naturalmente con moglie, e sempre accompagnati dalle coppie Scalia e Gentile oltre alla Monterosso e al di lei marito.

Sollecitato dal p.m. ricorda anche due fine settimana presso l'esclusivo Kempiski Resort di Mazara del Vallo, per un valore di 1.000 euro.

Ma non solo viaggi week end: anche una busta con 5.000 euro, oltre ad una serie di benefit minuti.

A partire dai biglietti per una partita Milan-Manchester da regalare ad alcuni amici irlandesi, Sparma aveva anche ottenuto in uso per il suo viaggio di nozze di una carta di credito Superflash usata per un ammontare di 1.000/1.500 euro.

E poi un appartamento in uso gratuito per tre mesi in via Pignatelli Aragona, un abbonamento Sky, spese varie per traslochi, un televisore del valore di 500/600 euro, e il pagamento di un intervento chirurgico alla clinica Quisisana di Roma per un valore di 3.000 euro.

Naturalmente Gian Maria Sparma quando era assessore informava Giacchetto sui lavori di giunta per quanto di suo interesse.

Un solo neo in questo rapporto idilliaco: un litigio perchè Saprma non aveva voluto intervenire per un verbale della Guardia Forestale elevato a Giacchetto per una piscina abusiva realizzata nella propria villa in contrada Celso.

Ma poi avevano fatto pace;  e Giacchetto pensava di avere risolto tutto dando 5.000 euro ad un commissario della Guardia Forestale, poi arrestato e che aveva dato il via ad un'altra inchiesta che allargatasi a macchia d'olio ha coinvolto diversi componenti del presidio della Forestale a Bagheria.

 

 

Sgominata a Palermo una banda di rapinatori: 18 arresti.Tutti i nomi

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Ad incastrarli sono state soprattutto le dichiarazioni di tre complici, tre rapinatori che hanno deciso di collaborare ricostruendo decine di rapine a negozi, tabaccherie e perfino a un disabile in carrozzina, al quale rubarono tremila euro in contanti. 

Partendo da quei racconti gli agenti della sezione antirapina della Squadra mobile di Palermo, guidati da Silvia Como, hanno concluso una complessa indagine che è culminata con l’esecuzione di 18 ordinanze di custodia cautelare.

L’operazione, denominata «Noxae», è in corso dalle prime luci dell’alba: decine di agenti stanno notificando i provvedimenti firmati dal gip Michele Alajmo su richiesta del procuratore aggiunto Maurizio Scalia e dei sostituti Siro De Flammineis e Francesco Grassi.

Quindici le persone finite in carcere, mentre ad altri tre — Giuseppe Anzalone, di 34 anni, Mario Gebbia, di 36 e Marco Aiello, di 24 — il gip ha concesso i domiciliari.

Questi ultimi, in particolare, sarebbero i capi o quanto meno i punti di riferimento della banda, ma hanno ottenuto una misura più lieve in virtù della loro decisione di collaborare con la giustizia.

I fatti contestati risalgono al periodo compreso tra il 2009 e il 2011.

Anche se non viene contestata l’associazione a delinquere, è emerso che Aiello, Anzalone e Gebbia erano in grado di reclutare o cambiare complici a seconda dei colpi e delle esigenze.

Questi i nomi dei destinatari di ordinazna di custodia cautelare nell'ambito dell'operazione di polizia contro una banda di rapinatori chiamata Noxae: Giuseppe Anzalone 34 anni, Mario Gebbia 36 anni, Alessandro Giacalone 35 anni, Paolo Amatuzzo di 30 anni, Marco Aiello di 24 anni, Giovanni Vernengo di 39 anni, Filippo Di Marco di 35 anni, Giovan Battista Pipitone di 36 anni, Giovanni Bruno di 24 anni, Onofrio Palazzo di 46 anni, Alessandro Gebbia di 22 anni, Ignazio Guercio di 41 anni, Giovanni Carini di 34 anni, Rocco Pirrotta di 37 anni, Rosario Di Piede 36 anni, Salvatore Mancuso

di 46 anni. 
 

Arrestati i presunti autori dello omicidio dell'avv. V.zo Fragalà Foto

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I Carabinieri del Nucleo Investigativo di Palermo, al termine di una complessa attività d’indagine coordinata dalla locale Procura della Repubblica (Procuratore Aggiunto dott. Maurizio SCALIA e Sostituti Procuratori dott. Antonino DI MATTEO e dott. Carlo LENZI), hanno dato esecuzione a tre ordinanze di custodia cautelare in carcere, emesse dall’Ufficio G.I.P. del Tribunale di Palermo (dr. Fernando SESTITO), nei confronti degli autori dell’omicidio dell’Avvocato Vincenzo FRAGALÀ:

 

- Francesco ARCURI, nato a Palermo l’8.12.1980, in atto detenuto per altra causa, affiliato al mandamento palermitano di “Porta Nuova”;

- Salvatore INGRASSIA, nato a Palermo il 04.06.1965, in atto detenuto per altra causa, affiliato al mandamento palermitano di “Porta Nuova”;

- Antonino SIRAGUSA, nato a Palermo il 3.5.1970.

La sera del 23 febbraio 2010, il noto penalista, già deputato di Alleanza Nazionale alla Camera e consigliere comunale di Palermo, uscito dal suo studio tra via Nicolò Turrisi e P.za V.E. d’Orleans, di fronte al Palazzo di Giustizia, veniva ripetutamente colpito, alla testa e agli arti, con una mazza di legno da un individuo che, subito dopo, si dava alla fuga unitamente ad altri complici.

L’avvocato, immediatamente soccorso e trasportato all’Ospedale Civico di Palermo, ove giungeva in coma a causa di una vasta emorragia cerebrale, decedeva il successivo 26 febbraio.

LE INDAGINI

Le indagini, che inizialmente non hanno trascurato alcuna ipotesi investigativa, hanno presto fatto emergere il coinvolgimento nel delitto di appartenenti a cosa nostra.

L’attento riascolto di migliaia di intercettazioni eseguite dalle varie Forze di Polizia nei confronti di affiliati a cosa nostra palermitana, l’incrocio dei dati estrapolati dai tabulati e dalle celle telefoniche, l’analisi delle riprese acquisite dai sistemi di video sorveglianza installati nei pressi del luogo del delitto hanno consentito di dare un’identità agli autori dell’omicidio, tutti riconducibili alla consorteria mafiosa del Mandamento di Porta Nuova. A sostegno di queste fonti, definite dal G.I.P. di “formidabile portata probatoria”, si aggiungono le dichiarazioni rese da un collaboratore di giustizia, con riferimento sia all’autore materiale dell’aggressione sia al movente del delitto.

Il complesso delle risultanze investigative ha permesso di ricostruire come segue i momenti salienti dell’azione delittuosa:

1. ORE 19.09

SIRAGUSA Antonino, INGRASSIA Salvatore ed ARCURI Francesco si incontrano nel quartiere Borgo Vecchio per definire i dettagli operativi del delitto;

2. ORE 20.23

Le immagini estrapolate da alcuni impianti di videosorveglianza di via Nicolò Turrisi documentano la presenza, a pochi metri dall’ufficio della vittima, di SIRAGUSA e INGRASSIA;

3. ORE 20:26

INGRASSIA riceve due telefonate. L’analisi del tabulato telefonico e delle mappe cartografiche confermerà la sua presenza sul luogo del delitto;

 

4. ORE 20:38

L’Avvocato FRAGALÀ, come ogni sera, esce dal proprio studio legale e si avvia verso il garage dove ha parcheggiato l’auto;

5. ORE 20:39

Il professionista, giunto all’imbocco della discesa che conduce al garage, viene aggredito a colpi di bastone (inferti al capo ed agli arti verosimilmente con una mazza da baseball) da un uomo di 30/35 anni, di corporatura robusta, alto 1,85 mt. circa, che, dopo aver lasciato la vittima esanime a terra, fugge a bordo di uno scooter Honda SH di colore bianco condotto da un complice. L’aggressore viene identificato in ARCURI Francesco;

6. ORE 20:48

SIRAGUSA Antonino e INGRASSIA Salvatore vengono ripresi da un sistema di video sorveglianza mentre si allontanano dal luogo del delitto che, invece, aveva richiamato l’attenzione di numerosi passanti.

LE PROVE

Le indagini hanno permesso di ricostruire un quadro probatorio chiaro e univoco, di cui vanno evidenziati i seguenti elementi:

1. intercettazione ambientale / telefonica delle ore 19.09, che documenta una conversazione intercorsa tra SIRAGUSA, INGRASSIA e ARCURI. I tre fanno riferimento a un progetto delittuoso che prevede l’impiego di un’auto e di una moto (di cui disfarsi), di un appostamento (“pustìu”) da effettuare e, soprattutto, dell’utilizzo di un “coso di legno” quale strumento per commettere l’azione illecita:

SIRAGUSA Antonino

… chi dici ? …

INGRASSIA Salvatore

… Anto’ … chiddu chi dici tu …

SIRAGUSA Antonino

… (tossisce) … na ‘dda banna na strata unni si scinni … Ciao! (saluta terza persona giunta in quel momento ndr)

ARCURI Francesco

… ch’ama fari … pustìu?

INGRASSIA Salvatore

… poi a’ bieniri chiddu …

SIRAGUSA Antonino

… picchì … cu’ quali muturi tu a’ bieniri?

ARCURI Francesco

… cu’ u’ Scarabeo …

SIRAGUSA Antonino

… nooo ! ...

ARCURI Francesco

… comu faciti … si chiddu a’ ghiccari poi u’ muturi … chi fa … ninni iamu tutti tri ca’ machina? …

SIRAGUSA Antonino

… cuomu ava ghiccari u’ muturi! …

ARCURI Francesco

… unnu sintisti chi disse? ...

SIRAGUSA Antonino

… nooo … viniemu tutti rui ca’ machina!

ARCURI Francesco

… giustu! …

SIRAGUSA Antonino

… iddu … poi … tu ti porti u’ muturi e iddu sinni veni cu’ mia …

INGRASSIA Salvatore

… si u’ muturi stava ca’ …

SIRAGUSA Antonino

… ancora chiddi unn’è cuntu ca’ s’annu arricugghiutu cu’ u cuoso i lignu … viri s’è ca’…

 

2. conferma della presenza sul luogo del delitto degli autori dell’omicidio, grazie ai dati estrapolati dai tabulati telefonici;

3. corrispondenza antropometrica di ARCURI Francesco con l’autore materiale dell’omicidio, alla luce delle descrizioni fornite dai testimoni oculari;

4. utilizzo da parte dell’esecutore materiale dell’omicidio di una moto Honda SH di colore bianco, utilizzata per la fuga. E’ risultato in uso a ARCURI un motoveicolo delle stesse caratteristiche;

5. corrispondenza antropometrica di SIRAGUSA (di cui si rileva anche una percettibile “claudicatio”) ed INGRASSIA, con i soggetti ripresi dai sistemi di videosorveglianza installati in via Nicolò Turrisi.

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  ARCURI   FRANCESCO                         INGRASSIA   SALVATORE                        SIRACUSA   ANTONINO

 

 

 

 

Bagheria:ancora un gesto di disperazione per la mancanza di lavoro. Uomo tenta il suicidio

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Ancora una situazione di tensione  e di paura per un tentato suicidio ieri a Bagheria; solo la tempestività e la prontezza di spirito degli operatori, Vigili del fuoco e Polizia in questo caso, hanno impedito che avvenisse l'irreparabile.

Tutto è accaduto intorno alla mezzanotte di ieri quando un uomo F.B. di 42 anni , residente in via Costanza d'Altavilla e da tempo disoccupato, dopo avere allontanato di casa, al culmine di una lite nata per futili motivi, moglie e figlio, si è chiuso nel bagno, e si è tagliato le vene.

I familiari hanno subito intuito quanto stava avvenendo, hanno tentato di rientrare ma trovando la porta chiusa dall'interno, hanno chiamato la volante della Polizia che ha allertato i pompieri.

Sono stati momenti di paura e di concitazione per i familiari soprattutto, ma anche per pompieri e poliziotti che avevano intuito che dalla tempestività del loro intervento dipendeva la possibilità di salvare l'uomo.

I pompieri hanno trovato serie difficoiltà ad entrare nell'appartamento peraltro situato al terzo piano, ma con una scala appoggiata all'esterno sono riusciti a trovare una delle imposte socchiuse da dove sono entrati dentro l'abitazione. 

Una volta entrati dentro l'appartamento hanno forzato la serratura della porta e si sono introdotti nel bagno dove l'uomo disteso dentro la vasca perdeva già sangue: sono scattati immediatamente i soccorsi e l'uomo è stato trasportato con un'ambulanza del 118 all'Ospedale 'Buccheri La Ferla'.

L'uomo dopo avere ripreso conoscenza, ha cominciato però a dare di testa, frantumando al Pronto soccorso del nosocomio quanto si trovava sotto tiro: ancora una volta gli operatori di polizia ed altri familiari accorsi si sono prodigati per tranquillizzarlo e farlo tornare in sè.

L'uomo è rimasto ricoverato in Ospedale in osservazione.

 

 

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