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La Guardia di Finanza sequestra una nave Turca con 12 tonnellate di hashish

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E’ giunta al porto di Palermo, scortata da mezzi navali e aerei della Guardia di Finanza, la motonave turca “Meryem”, bloccata nel pomeriggio di ieri in acque internazionali a ovest di Trapani e carica di sostanze stupefacenti.

Le operazioni di abbordaggio in mare sono state condotte, dopo un’attenta attività di osservazione a distanza svolte anche da mezzi aerei, dagli uomini del Comando Operativo Aeronavale della Guardia di Finanza di Pratica di Mare, che hanno impiegato in tale operazione due pattugliatori e un guardacoste, nonchè un aereo ATR 42.

Una volta messa in sicurezza, l’imbarcazione è stata condotta nel porto del capoluogo di Regione, dove sono intervenuti i militari del Nucleo di Polizia Tributaria di Palermo per le perquisizioni ed il sequestro dello stupefacente.

L’attività ha permesso di rinvenire nella stiva circa 400 colli, ciascuno del peso di circa 30 chilogrammi, di hashish.

I 10 membri dell’equipaggio sono stati arrestati.

L'operazione è stata possibile grazie alla collaborazione internazionale tra II Reparto del Comando Generale Guardia di Finanza, Direzione centrale per i servizi antidroga, Ce.Clad. e Ocrtis francesi con il supporto di Europol, Guardia Civil Spagnola, Maoc di Lisbona, Autorità marocchine, turche ed Agenzia Antidroga Egiziana (ANGA).
 


Bagheria: i CC sequestrano beni per un valore di otto milioni di euro a Francesco Raspanti - Video

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altA Francesco Raspanti, 46 anni, arrestato  circa un anno fa nel corso dell'Operazioen Reset, erano stati successivamente concessi gli arresti domiciliari. Un’attività svolta dal Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Palermo ha portato al sequestro di beni, per un valore complessivo di circa 8 milioni di euro, in esecuzione di un provvedimento emesso dal Tribunale di Palermo – Sezione Misure di prevenzione su richiesta della locale Procura della Repubblica.

Il sequestro, finalizzato alla confisca, è stato eseguito nei confronti di:

- RASPANTI Francesco, nato a Palermo il 05.08.1968 (in atto sottoposto al regime degli arresti domiciliari, tratto in arresto nell’operazione denominata “RESET”)

La complessa attività investigativa, svolta attraverso minuziosi accertamenti patrimoniali sui beni sospettati di essere nella effettiva disponibilità del predetto ha consentito di individuare un ingente patrimonio illecitamente accumulato in diversi anni di malaffare.

Nel corso dell’operazione antimafia Francesco Raspanti era stato arrestato con l’accusa di estorsione aggravata.

Secondo l’inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto Dino Petralia sarebbe emerso che Francesco Raspanti insieme al fratello imponevano alle aziende aggiudicatarie degli appalti pubblici a Palermo (lavori del passante ferroviario) e Bagheria (lavori per la realizzazione di una Chiesa e di un parcheggio pubblico), di rifornirsi di materiale edile nelle loro aziende.

L’odierno provvedimento di sequestro ha interessato anche una cospicua quota di partecipazione ad una società calcistica locale.

Già nel novembre scorso nei confronti del Raspanti era intervenuto un sequestro di beni per un valore di 17 milioni di euro, in particolare erano stati posti sotto sequestro:

"Impresa Individuale Raspanti Francesco", con sede legale a Trabia, Contrada Sant'Onofrio e sede secondaria a Bagheria, Contrada Marino;
"Centro edile scavi spa", in fallimento, con sede legale a Bagheria, Contrada
Marino;
"Impresa Individuale Pedone Anna Rita", con sede legale in Bagheria, corso
Butera;
Il 95% del capitale della società "Nuovo gelato In Srl", con sede legale a Bagheria, Via Libertà;
"R.E.BU.C." S.r.l. Unipersonale, con sede legale in Bagheria, contrada Ramacca.

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Elenco dei beni sequestrati a Francesco Raspanti FOTO e VIDEO

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altIn un secondo comunicato dei carabinieri vengono precisati alcuni dei rapporti intrattenuti da Francesco Raspanti destinatario di un provvedimento di sequestro di beni e vengono  altresì elencati i beni sequestrati.

Questo il testo RASPANTI Francesco, nato a Palermo il 05.08.1968 (in atto sottoposto al regime degli arresti domiciliari, tratto in arresto nell’operazione denominata “RESET”),nipote dello storico capo mafia bagherese Gino MINEO, nonché figlio di RASPANTI Antonino, già sorvegliato speciale di P.S., più volte condannato per associazione per delinquere, contrabbando, porto abusivo e detenzione armi e furto.

La complessa attività investigativa, svolta attraverso minuziosi accertamenti patrimoniali sui beni ritenuti nella disponibilità dell’imprenditore, ha consentito di individuare un ingente patrimonio illecitamente accumulato in diversi anni.

In particolare, tra i cespiti sottratti alla sua disponibilità si evidenziano una società, fittiziamente intestata ad un prestanome, sita nel comune di Bagheria (Pa) ed operante nel settore della vendita di materiale edile, una cospicua quota di partecipazione ad una società calcistica, ville, appartamenti ed appezzamenti di terreno siti nei comuni di Lercara Friddi (PA), Trabia (PA) e Santa Flavia (PA), nonché ben 28 rapporti bancari.

Le indagini patrimoniali sono conseguenziali all’operazione denominata “Reset” che, nel giugno del 2014, aveva consentito di trarre in arresto, tra gli altri, RASPANTI Francesco, perché ritenuto responsabile di plurimi tentativi di estorsione, aggravati dalle modalità mafiose al fine di agevolare l’associazione mafiosa Cosa nostra, ai danni di un imprenditore operante nel settore della ristorazione ( vicenda Cozzo dei Ciauli - Mimmo Toia n.d.r.).

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Il provvedimento del Tribunale ha interessato i seguenti beni:

intero capitale sociale e relativo complesso beni aziendali della “Centroedile s.r.l.” con sede in Bagheria (Pa), operante nel settore della vendita di materiale edile;
quota pari al 45% del capitale sociale della “Societa’ Dilettantistica Bagheria Calcio s.r.l.” con sede in Bagheria (Pa);
nr. 02 ville site in Trabia (Pa);
nr. 02 appartamenti siti in Santa Flavia (Pa);
nr. 03 appezzamenti di terreno siti in Lercara Friddi (Pa) e Trabia (Pa);
nr. 28 rapporti bancari.

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L'avv. Calogero Vella, difensore di Francesco Raspanti, ci scrive

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altGentile Direttore, faccio seguito alla conversazione avvenuta ieri per le vie brevi e, come d’accordo, in relazione agli articoli pubblicati ieri sul vostro quotidiano on-line “Elenco dei beni sequestrati a Francesco Raspanti….” - “Bagheria: i CC sequestrano beni per un valore di otto milioni di euro a Francesco Raspanti….”, Vi segnalo alcune precisazioni della Sig.ra Pedone Anna Rita, moglie di Raspanti Francesco, al fine di meglio delineare la vicenda relativa al sequestro effettuato senza enfatizzazioni che vanno oltre il diritto di cronaca:

1) Raspanti Francesco è soggetto che non ha mai subito condanne passate in giudicato in ordine a reati di allarme sociale ovvero relativamente a reati di criminalita’ organizzata e, allo stato, trovasi agli arresti domiciliari in quanto imputato nell’ambito di un unico procedimento penale che ancora non si è concluso, con la conseguenza che, fino a quando non intervenga un’affermazione di responsabilita’ penale con sentenza irrevocabile, vige in suo favore il principio della presunzione di innocenza.

2) Il valore di otto milioni di euro attribuito al compendio di beni sottoposti a sequestro è assolutamente privo di alcun fondamento con la conseguenza che la notizia di cronaca divulgata, sul punto, non risponde alla realta’ dei fatti ed infatti:

a) Raspanti Francesco aveva subito di gia’ un sequestro di beni (decreto misure di prevenzione del 12-11-14) nell’ambito del quale erano stati sottoposti a sequestro gli immobili elencati nell’ulteriore sequestro oggetto del vostro articolo;

b) l’unico cespite oggetto di nuovo sequestro è costituito dal complesso di beni aziendali della “Centroedile s.r.l.” che il Raspanti aveva venduto, con regolare atto notarile, a terzo soggetto nel maggio del 2010 ma per un importo documentato di trecentomila euro, certamente ben lontano dagli otto milioni di euro cui si accenna nell’articolo;

c) la partecipazione al 45% del capitale sociale della “Societa’ Dilettantistica Bagheria Calcio s.r.l.”, societa’ senza alcun scopo di lucro, ha un valore di circa € 1.125,00 ove si consideri che tutto il capitale sociale ammonta ad € 2.500,00, conseguentemente si contesta l’articolo nella parte in cui si fa riferimento al fatto che “L’odierno provvedimento ha interessato anche una cospicua quota di partecipazione ad una societa’ calcistica locale” .

3) Il fratello di Raspanti Francesco, Raspanti Giancarlo, è soggetto assolutamente incensurato e privo di alcuna pendenza giudiziaria ed è stato socio del fratello per una quota minoritaria del 20% soltanto per tre anni, con la conseguenza che tranne che per tale periodo non è mai stato cointeressato alle attivita’ imprenditoriali del fratello Francesco.

Tanto vi dovevo nell’interesse dei miei clienti.

Cordiali saluti.
                                                                                      Avv. Calogero Vella

Gentile avvocato, pubbblichiamo per completezza di informazione la sua precisazione al nostro articolo, aggiungendo però a margine tre  brevi considerazioni:

- il nostro articolo riprende  in buona sostanza, ed in certi passaggi in maniera assolutamente fedele all'originale, un comunicato dell'ufficio Stampa Provinciale dei Carabinieri, laddove le  affermazioni riportate, (compresa quella sul valore di otto milioni di euro di valore dei beni posti sotto sequestro), discendono da indagini espletate dal Nucleo Provinciale dell'Arma e vengono condivise e sottoscritte dalla Magistratura. Peraltro le stesse affermazioni, pressocchè negli stessi termini,  sono state riportate ieri su quasi tutti i siti on line regionali di informazioni, sui notiziari televisivi ed oggi sulla carta stampata. Quindi nessuna enfatizzazione, e niente che non sia già scritto nei comunicati ufficiali dei CC.; quanto affermiamo è peraltro facilmente verificabile.

- Non ho alcun motivo nè  elemento per pensare che quanto Lei affermi non sia vero; però non ho alcun titolo per potere esprimere, ed in questa sede, un'opinione nel merito; posso solo limitarmi a registrare le cose che Lei, avvocato difensore di un imputato, riporta.

- Infine l'esperienza di precedenti, similari provvedimenti e dei  processi che ne sono seguiti, accaduti nel passato, recente e meno recente, anche a Bagheria, mi portano a pensare che la Magistratura giudicante sarà in grado di accertare la verità dei fatti e di esprimere un giudizio sereno e fondato.

Angelo Gargano, direttore responsabile di bagherianews.com


 

Bagheria: tenta di estorcere piccole somme millantando amicizie mafiose. I Carabinieri lo arrestano

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I Carabinieri della Stazione di Bagheria hanno proceduto all’arresto di COMITO Roberto, nato a Palermo il 16/04/1987, residente a Bagheria Via Tripoli, volto noto alle forze dell’ordine, libero vigilato, colpito da un’ordinanza di custodia cautelare con l’applicazione della misura degli arresti domiciliari, emessa dal Tribunale Ufficio Gip di Termini Imerese, poiché gravemente indagato di tentata estorsione continuata.

L’attività’ investigativa svolta dai militari della Stazione Carabinieri di Bagheria, trova conferma anche grazie al supporto delle immagini estrapolate dal sistema di video sorveglianza che, consentiva di accertare che il COMITO Roberto, nel conseguimento di un unico disegno criminoso, in due circostanze, con minaccia e violenza, vantando anche conoscenze con esponenti mafiosi del luogo, nel mese di aprile 2015 e in data 21 maggio 2015, pretendeva delle somme in denaro, rispettivamente di 50,00 € e 100,00 €, nei confronti del dipendente di una tabaccheria del centro cittadino di Bagheria.

I due tentativi di estorsione non riuscivano nel suo intento solo per la resistenza opposta dall’esercente, all’interno dell’attività commerciale.

 

Bagheria: tenta di estorcere piccole somme millantando amicizie mafiose. I CC. lo arrestano FOTO

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I Carabinieri della Stazione di Bagheria hanno proceduto all’arresto di COMITO Roberto, nato a Palermo il 16/04/1987, residente a Bagheria Via Tripoli, volto noto alle forze dell’ordine, libero vigilato, colpito da un’ordinanza di custodia cautelare con l’applicazione della misura degli arresti domiciliari, emessa dal Tribunale Ufficio Gip di Termini Imerese, poiché gravemente indagato di tentata estorsione continuata.

altL’attività’ investigativa svolta dai militari della Stazione Carabinieri di Bagheria, trova conferma anche grazie al supporto delle immagini estrapolate dal sistema di video sorveglianza che, consentiva di accertare che il COMITO Roberto, nel conseguimento di un unico disegno criminoso, in due circostanze, con minaccia e violenza, vantando anche conoscenze con esponenti mafiosi del luogo, nel mese di aprile 2015 e in data 21 maggio 2015, pretendeva delle somme in denaro, rispettivamente di 50,00 € e 100,00 €, nei confronti del dipendente di una tabaccheria del centro cittadino di Bagheria.

I due tentativi di estorsione non riuscivano nel suo intento solo per la resistenza opposta dall’esercente, all’interno dell’attività commerciale.

 

Porticello: accoltellamento in seguito ad una rissa tra due componenti della stessa famiglia

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altIl fatto è accaduto nel pomeriggio di oggi, domenica 7 giugno, nella zona delle giostre in piano Stenditore, mentre in paese si stava svolgendo la processione del Corpus Domini. 

C'è stata una animata discussione tra due componenti di uno stesso nucleo familiare che è degenerata, al punto che uno dei due ha colpito con una coltellata alla spalla l'antagonista.

La rissa inizialmente nata tra due cognati avrebbe successivamente coinvolto altri componenti della famiglia.

Tra i primi a intervenire in soccorso del ferito sono stati gli agenti di Polizia municipale di servizio nella zona, che hanno immediatamente soccorso il ferito che perdeva molto sangue; ma, contrariamente a quanto avevamo scritto, e cioè che la ferita non rivestisse particolare gravità, pare invece che la punta del coltello abbia raggiunto il polmone.

Sono stati subito chiamati gli operatori del 118, quindi la volante della Polizia ed i Carabinieri di Santa Flavia agli ordini del maresciallo Fragano, comandante della stazione dei CC, che hanno subito avviato le indagini e le ricerche per individuare l'aggressore, resosi irreperibile, ed accertare i motivi che lo hanno spinto a questo gesto.

In questo momento vengono interrogati i familiari dei protagonisti della rissa e i numerosi testimoni che a quell'ora si trovavano in quella zona.

Due fermi per l'accoltellamento di Porticello: il ferito è ancora in prognosi riservata

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Si cominciano a chiarire le ragione dell'accoltellamento che è accaduto ieri sera a Porticello: alle origini della vicenda ci sarebbe una relazione troncata da un giovane con la propria ragazza, ancora minorenne.

Secondo una prima ricostruzione, dopo l'inevitabile iniziale sovrapporsi delle voci e delle notizie, il padre della ragazza avrebbe chiesto ragione al giovane del perchè avesse troncato questo rapporto con la figlia; a spalleggiare il giovane sarebbe intervenuto il padre e ad un certo punto qualcuno, resta ancora da stabilire se il padre o il figlio, avrebbero tratto fuori un coltello e ferito alla spalla il padre della ragazza. 

I due padre e figlio, resisi in un primo momento irreperibili, sono stati rintracciati dai Carabinieri in nottata e sono in atto  sottoposti a fermo di polizia giudiziaria con l'accusa di tentato omicidio,, che dovrà essere comvaliato dal GIP,  ma mentre il padre si trova alle carceri 'Cavallacci' di Termini Imerese,  il figlio minorenne è stato associato al carcere di Malaspina.

L'uomo ferito, 43 anni, è stato operato e rimane in prognosi riservata. A Porticello l'accaduto ha suscitato grande impressione.


La Polizia smantella una centrale di produzione e spaccio di droga, dieci arresti a Palermo - Video

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L’indagine ha consentito di colpire una banda composta da diversi soggetti, alcuni dei quali sarebbero legati alla mafia. Sequestrati grossi quantitativi di cocaina, marijuana e hashish. 

La polizia di Stato, nelle prime ore della mattinata odierna, ha eseguito 10 misure restrittive nei confronti di altrettante persone accusate di avere coltivato, prodotto e detenuto ai fini dello spaccio cocaina, marijuana e hashish.

Il provvedimento è stato eseguito dai poliziotti della sezione “Antidroga” della Squadra mobile, in ottemperanza ad un ordine di carcerazione emessa dal Gip su richiesta della Dda di Palermo.

L’attività, denominata in codice Operazione “Andreas”, ha avuto una durata di circa un anno ed ha avuto origine dallo sviluppo di spunti investigativi ottenuti, tra l’altro, dalla sorveglianza di alcuni giovani dediti allo smercio in città di derivati della cannabis.

A seguito di tale osservazione sono emerse ulteriori responsabilità ed il coinvolgimento di numerosi soggetti, in altri traffici illeciti, nonché nella produzione diretta e nella vendita di sostanze stupefacenti. Coinvolti nella vicenda illecita, sia individui al di sopra di ogni sospetto, che pregiudicati, tra i quali, spiccano le figure di alcuni recidivi con precedenti specifici.

L’indagine ha, in effetti, consentito la disarticolazione dell’intero organigramma criminale individuato, composto da diversi soggetti (alcuni dei quali in connessione con cosa nostra), nonché il sequestro di ingentissimi quantitativi di droga

Guarda il video dell'iirruzione della Polizia: https://www.youtube.com/watch?v=Iz4kb3f5V_A

Gli arrestati: Giuseppe Lombardo, Mario Iannello, Salvatore Provenzano, Danilo Monti, Antonio Tola, Antonino Augello, Giovanni Bronte, Salvatore Coppola, Benedetto Graviano, Giuseppe Corso.

da gds.it

Bagheria: a fuoco la saracinesca di una macelleria, e sullo sfondo l'ombra del racket

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Ormai gli investigatori non sembrano avere più alcun dubbo: c'è un gruppo emergente a Bagheria che vuole imporre la propria legge con le buone o con le cattive. Seguono una cadenza temporale troppo ravvicinata per potere far pensare a fenomeni casuali o slegati tra loro o a dinamiche che non siano quelle del pizzo. 

A Bagheria l'ultimo avviso è arrivato alla macelleria di Gaicomino Campagna in via Senatore Scaduto con la solita tecnica: viene cosparso di liquido infimmabile l'ingresso dell'attività commerciale e quindi si dà fuoco, senza curarsi se le fiamme appiccate nella notte possano produrre danni che possono andare al di là del preventivato.

Lo riporta il Giornale di Sicilia di oggi in un articolo a firma  di Ignazio Marchese.

Qualche giorno fa a dovere subire la drammatica sveglia notturna sono state a Bagheria il panificio-pizzeria Sorci di via Giotto, e la pizzeria La Fornace di via Città di Palermo.

Nel caso del panificio i danni sono stati consistenti perchè le fiammae sono penetrate all'interno danneggiando locali e attrezzature.

Il titolare dell'attività ha dichiarato ai carabinieri che hanno avviato le idnagini di non avere ricevuto alcuna richiesta da parte di chicchessia.

Ma è tutto il 'mandamento' ad essere in fibrillazione, perchè episodi della stessa natura negli ultimi mesi sono accaduti a Ficarazzi, al bar Pepito, a Casteldaccia ed Altavilla Milicia, dove è stata rubata una Sudi dal deposito della Calicar, successivamente rutrovata bruciata in vicinanza di Valguarnera in provincia di Caltanissetta.

Gli inquirenti non lasciano trapelare nulla, indagano a 360°, ma forse l'assenza dei vecchi capi ha messo in qualche modo in moto un processo di protagonismo tra quanti aspirano a prenderne il posto, anche se gli 'argomenti' per far capire l'antifona sono abbastanza chiari e sono sempre gli stessi: il fuoco come elemento intimidatorio.

Bagheria: a fuoco la saracinesca di una macelleria, e sullo sfondo l'ombra del racket

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Ormai gli investigatori non sembrano avere più alcun dubbio: c'è un gruppo emergente a Bagheria che vuole imporre la propria legge con le buone o con le cattive. Gli episodi di danneggiamento seguono una cadenza temporale troppo ravvicinata per potere far pensare a fenomeni casuali o slegati tra loro o a dinamiche che non siano quelle del pizzo. 

A Bagheria l'ultimo avviso è arrivato alla macelleria di Giacomino Campagna in via Senatore Scaduto con la solita tecnica: viene cosparso di liquido infimmabile l'ingresso dell'attività commerciale e quindi si dà fuoco, senza curarsi se le fiamme appiccate nella notte possano produrre danni che possono andare al di là del preventivato.

Lo riporta il Giornale di Sicilia di oggi in un articolo a firma  di Ignazio Marchese.

Qualche giorno fa a dovere subire la drammatica sveglia notturna sono state a Bagheria il panificio-pizzeria Sorci di via Giotto, e la pizzeria La Fornace di via Città di Palermo.

Nel caso del panificio i danni sono stati consistenti perchè le fiamme sono penetrate all'interno danneggiando i locali e le attrezzature.

I titolari delle attività hanno dichiarato ai carabinieri che seguono le indagini di non avere ricevuto alcuna richiesta di alcun genere da parte di chicchessia.

Ma è tutto il 'mandamento' ad essere in fibrillazione, perchè episodi della stessa natura negli ultimi mesi sono accaduti a Ficarazzi, al bar Pepito, a Casteldaccia ed Altavilla Milicia, dove è stata rubata una Audi dal deposito della Calicar, successivamente ritrovata bruciata in vicinanza di Valguarnera in provincia di Caltanissetta.

Gli inquirenti non lasciano trapelare nulla, indagano a 360°, ma forse l'assenza dei vecchi capi ha messo in qualche modo in moto un processo di protagonismo tra quanti aspirano a prenderne il posto, anche se gli 'argomenti' per far capire l'antifona sono abbastanza chiari e sono sempre gli stessi: il fuoco come elemento intimidatorio.

A Bagheria la Polizia prosegue nell'opera di prevenzione: 4 vetture sequestrate 3 giovani denunciati

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Un intero quartiere presidiato, posti di blocco nei 'nodi' viari strategici di accesso, controlli personali, dei mezzi e dei relativi documenti: è stata questa l'attività messa in campo dagli uomini della Polizia di stato del Commissariato di P.S. di Bagheria, diretto dal dr. Francesco Fucarini, nella serata di lunedì 8 giugno e sino a notte fonda, tra le vie Flavio Gioia, Ignazio Lanza di Trabia, Lanza e Mole.

Impegnate le pattuglie degli agenti in dotazione del Commissariato bagherese, nell'occasione rinforzate da sei unità del Reparto Prevenzione crimine provenienti dalla Questura di Palermo, in tutto una trentina di uomini .

Consueta attività di identificazione di quanti transitavano in zona: una ottantina le persone identificate ed una quarantina le vetture sottoposte a controlli. Sono state posti sotto sequestro 4 autovetture per mancanza di copertura aasicurativa, mentre  3 giovani sono stati denunciati al Tribunale di Termini Imerese per guida senza patente perchè  mai conseguita.

L'operazione, che rientra in un programma più ampio che prevede diverse fasi e momenti di realizzazione, come abbiamo riferito in altre occasioni, ha una duplice finalità, e cioè da un canto approfondire la conoscenza del territorio e dall'altro rassicurare i cittadini sull'attività di prevenzione e vigilanza delle forze di Polizia.

Due bagheresi arrestati per il furto di uno scooter a Palermo - FOTO

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Ieri pomeriggio intorno alle 14.20 una pattuglia della Compagnia Speciale stava transitando in via Tiro a Segno quando notava uno scooter Honda SH di colore nero trainato con una fune, da una Fiat 600. Insospettitisi i Carabinieri decidevano di procedere al controllo identificando i due in: FECAROTTA Giuseppe, palermitano classe 1991, residente a Bagheria, conducente della Fiat 600 e BUSCEMI Salvatore, palermitano classe 1993, residente a Bagheria, che si trovava in sella moto.

Alla domanda di chi fosse il proprietario dello scooter, i due in evidente stato di agitazione, fornivano descrizioni poco attendibili, asserendo che era la moto di un amico, senza essere in grado di fornire alcuna indicazione sulla sua identità.

Giunto sul posto l’equipaggio di una gazzella del Nucleo Radiomobile, a seguito di perquisizione personale e veicolare venivano rinvenuti e sequestrati vari attrezzi atti allo scasso e precisamente: una tronchese ed un giravite.

Dall’accertamento alla banca dati, i militari risalivano alla proprietaria del mezzo che contattata telefonicamente, scossa per il patito furto, riferiva che la moto era stata asportata, mentre si trovava regolarmente parcheggiata e chiusa a chiave, nel centro marinaro di Aspra.

Giunta in caserma, la denunciate riferiva che il blocchetto dell’accensione era stato forzato, così come il frontalino anteriore, nel tentativo di metterla in moto facendo un ponte all’impianto elettrico.

Su disposizione dell’Autorità Giudiziaria, FECAROTTA Giuseppe e BUSCEMI Salvatore, venivano tratti in arresto con l’accusa di furto aggravato in concorso e tradotti nella mattinata odierna presso il Tribunale di Palermo per essere giudicati con il rito per direttissima. A seguito della convalida degli arresti, il FECAROTTA è stato sottoposto agli arresti domiciliari mentre il BUSCEMI liberato senza alcuna misura.

Il FECAROTTA veniva inoltre deferito in stato di libertà perché sorpreso alla guida nonostante non l’avesse mai conseguita.
 

La curiosa coincidenza per quanto accaduto, sta nel fatto che a trarre in arresto i ladri, sono stati due Carabinieri, padre e figlio uniti nella vita familiare e nel lavoro. Il primo effettivo alla Compagnia speciale ed il secondo al Nucleo Radiomobile di Palermo.

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Buscemi Salvatore                      Fecarotta Giuseppe

Centauro bagherese perde la vita in un incidente stradale a Viareggio

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Tragedia ieri sera, intorno alle 20, sulla via di Montramito a Viareggio. Un centauro di 41 anni, Marco Giuseppe Capolongo, 41 anni, residente a Stiava, (ma originario di Bagheria n.d.r.), si è scontrato con un'auto in sella alla sua moto 125.

L'impatto è stato violentissimo e il centauro è morto subito dopo l'arrivo in ospedale.

L’auto, una Citroen C3 guidata da un cinquantenne di Pietrasanta, si è immessa sulla via di Montramito in direzione Massarosa. Il centauro, al momento dell'incidente, avvenuto nei pressi del bar Luccio, proveniva dalla direzione opposta.

Sul posto sono intervenuti l’automedica e l’ambulanza del 118, che hanno trasferito Capolongo in codice rosso al pronto soccorso dell’ospedale Versilia. Inutile ogni tentativo di rianimarlo, il 41enne è morto subito dopo l'arrivo in ospedale.

Sul posto, per i rilievi, anche una pattuglia della polizia municipale di Viareggio che deve ricostruire la dinamica dell’incidente.

tratto da lagazzettadiviareggio.it

La notizia si è diffusa rapidamente a Bagheria dove l'uomo abitava prima di trasferirsi al Nord con i genitori e un fratello in via Dante. Ai familiari giungano i sensi di cordoglio della redazione di bagherianews.com per la tragedia che li ha colpiti.

Bagheria: aggredisce una ragazza in piazza Sepolcro, il malato di mente che importuna le ragazzine

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Ormai rappresentano uno stillicidio quasi quotidiano le 'attenzioni' che B.A. di 48 anni riserva alle ragazzine e alle giovani donne: non era la prima volta che importunava questa ragazza in particolare, ma oggi è passato dalle proposte verbali ai fatti.

L'uomo che è solito stazionare al mattino tra piazza Madrice e piazza Sepolcro, mentre era seduto al bar ha visto la ragazza, appena 19 anni, ed ha cominciato a seguirla; ad un certo punto davanti l'Hotel Centrale l'ha afferrata  e trascinata facendole proposte sessuali.

La ragazza ha cominciato ad urlare ed è riuscita a divincolarsi, anche se l'uomo alto circa 1.85 è particolarmente muscoloso. E' stata chiamata la Polizia che è intervenuta accompagnando l'uomo in Commissariato, dove è stata accompagnata anche la ragazza che in stato di comprensibile choc ha presentato una denuncia.

Dicevamo che l'uomo ormai si 'fissa' sulle sue vittime che pedina e aspetta sotto casa o in vicinanza dei luoghi di lavoro o nei posti che abitualmente frequentano. E' accaduto qualche settimana fa allorchè in corso Umberto incrociò un gruppo di tre ragazzine, una delle quali dodicenne, cominciando a fare complimenti sulla loro avvenenza; in quel caso si limitò a seguirle, sin quando le ragazze spaventate, chiamarono un loro familiare in piazzetta Butifar che allontanò bruscamente il disturbatore che fu portato in commissariato anche quella volta.

Ma già una settimana dopo l'uomo con le stesse tre ragazzine era tornato all'attacco terrorizzandole, perchè continuava a seguirle, le aspettava sotto casa per importunarle; in quella occasione in via Diaz, traversa del corso Butera,  dovettero intervenire i Carabinieri, anche perchè la più piccola era letteralmente choccata e continuava a piangere e tremare anche dopo l'arrivo dei familiari e delle forze dell'ordine.

Due notti fa era andato a fuoco il suo miserabile giaciglio in via Senatore Scaduto ed erano dovuti intervenire i vigili del fuoco per spegnere le fiamme.

L'uomo non ha alcun parente che si possa prendere cura di lui, nè reddito o assistenza: sin dal primo mattino rimane a ciondolare tra la piazza Madrice e la piazza Sepolcro, nella ipotesi migliore comincia a chiedere ai passanti se c'è qualcuno che parli inglese, nella peggiore diventa aggressivo e inizia a fare pesanti apprezzamenti che allarmano e in certi casi terrorizzano le ragazzine più piccole.

Adesso si trova in Commissariato dove è stato proposto per il T.S.O. (Trattamento Sanitario Obbligatorio).

P.S. A proposito delle sollecitazioni che continuano a giungerci di pubblicare una foto dell'uomo, possiamo solo rispondere che, se le autorità riterranno utile ed opportuno mandarci una foto, noi la pubblicheremo immediatamente.

 


La Polizia di Bagheria arresta una pediatra termitana per avere intascato una mazzetta di 1000 euro

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La mazzetta, 20 bigliettoni da 50 euro, gli agenti del Commissariato di P.S. di Bagheria li hanno trovati dopo un accurata perquisizione all'interno dell'ambulatorio nella borsa di pelle di una pediatra termitana Domenica Randazzo.

La professionista era stata nominata dal Tribunale consulente tecnico d'ufficio per una visita sanitaria volta al riconoscimento dei requisiti necessari all'erogazione di una indennità di accompagnamento.

A rivolgersi al Commissariato di Pubblica sicurezza di Bagheria era stata qualche giorno prima una donna che si era visto richiedere la somma di 1000 euro dalla pediatra che avrebbe dovuto effettuare una visita alla propria madre e che avrebbe dovuto  dare il suo benestare al riconoscimento delle condizioni di invalidità previste dalla legge per il sussidio.

La donna non aveva avuto dubbi ed era immediatamente andata a raccontare quella richiesta anomala agli uomini della squadra investigativa del commissariato di P.S. di Bagheria che si sono immediatamente attivati, informando la Procura di Termini Imerese, che ha autorizzato una serie di intercettazioni audio e video per  verificare e documentare le affermazioni fatte dalla donna.

Con un accorto lavoro di intelligence gli agenti hanno suggerito alla donna di simulare la disponibilità di quest'ultima ad accettare l'imposizione ed hanno concordato le modalità di consegna del denaro precedentemente fotocopiato in Commissariato e poi consegnato dentro una busta presso l'ambulatorio professionale della pediatra.

Subito dopo la consegna del denaro sono stati  gli uomini della Polizia, diretti dal dr. Francesco Fucarini, ad accedere all'ambulatorio ed a contestare al medico l'avvenuta consegna del denaro; la pediatra ha negato decisamente di avere avuto soldi dalla donna; ma, come dicevamo all'inizio, dalla perquisizione sono saltate fuori le banconote fotocopiate.

Per la pediatra tratta in arresto dall'Autorità giudiziaria in base all'art. 319-quater del codice penale, aggravato dal fatto che il medico nella fattispecie rivestiva il ruolo di pubblico ufficiale, è stato disposto il regime degli arresti domiciliari. Naturalmente adesso si indaga se alla dr.ssa Domenica Randazzo fossero già state affidate altre perizie dello stesso tenore.

Una brillante operazione che oltre a rendere giustizia ad una cittadina può servire a ridare fiducia nelle istituzioni.

Da Napoli a Bagheria con 131 Kg di hashish nel bagagliaio; napoletano arrestato dai Carabinieri FOTO

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Questa mattina intorno alle 07.00 circa, l’equipaggio di una gazzella del Nucleo Radiomobile della Compagnia di Bagheria, stava effettuando un posto di controllo nei pressi dello svincolo autostradale, quando un militare ha imposto l’Alt al conducente di una Skoda Fabia.

L’uomo al volante, successivamente identificato in BATTINELLI Francesco (nella foto), nato a Napoli classe 1963, residente a Casavatore (NA), si mostrava subito preoccupato ed insofferente, rispondendo in maniera equivoca ed elusiva.

altInsospettiti dal comportamento del BATTINELLI, i Carabinieri procedevano con un controllo più approfondito dell’autovettura che permetteva di scoprire un doppiofondo nel vano portabagagli, ricavato sotto l’alloggio della ruota di scorta la cui apertura era azionata tramite un pulsante abilmente occultato. All’interno del doppiofondo venivano rinvenuti 131 kg. di hashish suddivisi in panetti del peso di circa un chilo.

BATTINELLI Francesco, che non ha fornito alcuna collaborazione agli operanti, veniva accompagnato in caserma per gli accertamenti di competenza, e su disposizione della competente Autorità Giudiziaria dichiarato in stato di arresto e tradotto presso la casa circondariale di Termini Imerese.

La sostanza stupefacente recuperata nel corso dell’operazione ed il mezzo utilizzato per il trasporto della stessa sono stati sottoposti a sequestro. La stessa sostanza sarà analizzata dal L.A.S.S. Carabinieri di Palermo, per accertare l’esatto principio attivo.

Sono in corso indagini dei Carabinieri, per risalire ai canali di rifornimento.

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Bagherese ventenne arrestato dai Carabinieri per detenzione di cocaina FOTO

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Nella giornata di martedì 23 giugno, i Carabinieri della locale Compagnia hanno arrestato per il reato di detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente, Scaduto Bartolomeo Antonino (nella foto), nato a Palermo, classe 1995, residente in Bagheria. 

altA seguito della perquisizione personale e domiciliare, i Carabinieri hanno rinvenuto in un garage nella disponibilità del predetto, due involucri contenenti sostanza stupefacente del tipo “cocaina” per un peso complessivo di grammi 36, posta poi sotto sequestro. 

L’arrestato, dopo aver passato la notte agli arresti domiciliari presso la propria abitazione è stato tradotto presso il Tribunale di Termini Imerese per il rito direttissimo, conclusosi con la convalida dell’arresto e la condanna, con patteggiamento, alla pena di anni 1 e mesi 4 di reclusione, con pena sospesa.

 

GdF: Truffa sul servizio Aereo Antincendio. Sigilli a 4 Società e sequestrati beni per 12,5 milioni

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Il Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Palermo, al termine di una complessa indagine che ha consentito di svelare una colossale truffa ai danni dell’Assessorato Regionale Territorio e Ambiente (già Assessorato Agricoltura e Foreste) nell’affidamento e svolgimento del servizio di antincendio boschivo della Regione Siciliana, sta eseguendo, su tutto il territorio nazionale, una vasta serie di sequestri nei confronti degli amministratori pro tempore delle società Heliwest s.r.l., Elifriulia s.r.l., Elitellina s.r.l. ed Elimediterranea s.p.a., resisi responsabili dei reati di truffa aggravata a danno dello Stato, falsità in atto pubblico, turbata libertà degli incanti, inadempimenti di contratti di pubbliche forniture.

L’attività investigativa – svolta dalle Fiamme Gialle anche con il contributo del Corpo Forestale della Regione Siciliana, e coordinata dalla Procura della Repubblica di Palermo, nelle persone del Procuratore Capo Francesco LO VOI, del Procuratore aggiunto Leonardo AGUECI e del Sostituto Maria FORTI – ha in primis permesso di accertare la fraudolenta aggiudicazione dell’appalto concernente il servizio antincendio alle suddette quattro società, riunitesi in un’Associazione Temporanea di Imprese (A.T.I.). Infatti, l’ATI ha attestato di avere la disponibilità di personale di volo e tecnico in realtà inesistente e ha dichiarato di poter effettivamente impiegare due elicotteri bimotore che, invece, erano già impegnati in altri servizi presso diverse Regioni italiane. Tale dichiarazione è risultata determinante per la partecipazione alla gara e, quindi, per la sua aggiudicazione, considerato che l’A.T.I. in questione è risultata l’unica partecipante alla stessa, in ragione dei requisiti particolarmente stringenti richiesti ad hoc dal relativo bando. In questo modo, le società coinvolte hanno potuto assicurarsi un appalto milionario a tutto danno delle casse regionali, atteso che, in virtù della assenza di altre offerte, l’aggiudicazione è avvenuta con un ribasso irrisorio dello 0,84%.

Ma i comportamenti truffaldini hanno pure riguardato la materiale esecuzione del servizio, comportando ripetuti inadempimenti del contratto d’appalto. Non avendo, difatti, un’adeguata disponibilità di tecnici e piloti, diversamente da quanto dichiarato in sede di gara, l’A.T.I. ha dovuto falsificare la rendicontazione dei turni di servizio svolti dal personale. Più nel dettaglio, è stata fatta fittiziamente figurare la presenza di addetti al servizio antincendio presso le nove basi dislocate in Sicilia che, in realtà, risultavano fruire presso altre Regioni italiane di turni di riposo, con la conseguenza che il dispositivo di intervento veniva di fatto occultamente assicurato dai pochi tecnici e piloti realmente presenti, costretti perciò a garantire più ore di presenza al lavoro di quelle dovute, in dispregio alle disposizioni emanate dall’ENAC in materia di “limiti di volo”.

La mancanza di tecnici si è, peraltro, negativamente riflessa sul regolare utilizzo dei velivoli, in quanto non ha reso possibile la prevista effettuazione delle manutenzioni giornaliere, determinando talvolta l’impossibilità di impiegare gli elicotteri a disposizione. Circostanze queste nelle quali, per non incorrere nelle onerose penali previste in caso di indisponibilità degli elicotteri, gli indagati si sono resi responsabili di ulteriori gravi comportamenti fraudolenti culminati, in caso di richiesta di intervento, nella simulazione di improvvise avarie che avrebbero costretto gli aeromobili, prontamente levatisi in volo, a rientrare alla base.

Al di là delle falsificazioni, è di tutta evidenza come gli illeciti commessi abbiano messo a serio repentaglio la sicurezza dei voli e, parallelamente, l’integrità del patrimonio boschivo siciliano.

All’esito delle investigazioni svolte dai finanzieri, il Tribunale di Palermo – Sezione del Giudice per le indagini preliminari ha emesso, su richiesta della locale Procura della Repubblica, un’ordinanza di sequestro preventivo per equivalente nei confronti delle quattro società costituenti l’A.T.I. e dei relativi rappresentanti legali, finalizzata a colpire i beni nella loro disponibilità per un valore pari a 12.519.000 di euro.

A finire sotto sequestro sono stati l’intero capitale sociale, gli immobili le attrezzature aziendali ed alcuni aeromobili delle società coinvolte nonché le somme, in corso di quantificazione, depositate sui numerosi conti correnti nella disponibilità degli indagati e delle società stesse.

Le indagini proseguono per il completo accertamento delle responsabilità individuali anche con riferimento ad ulteriori episodi criminosi, allo stato, in corso di verifica da parte degli inquirenti.
 

Arrestato il primario di chirurgia maxillo facciale di Villa Sofia

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Si tratta di Matteo Tutino (nella foto) primario di Chirurgia maxillo-facciale all'Opsedale villa Sofia di Palermo.

Il NAS di Palermo, nella mattinata odierna, ha dato esecuzione all’ordinanza - emessa dal GIP del Tribunale di Palermo, Dott. Giovanni Francolini - che ha disposto la misura cautelare degli arresti domiciliari a carico di un medico, Direttore dell’Unità Operativa Complessa di Chirurgia Plastica e Maxillo Facciale di un noto ospedale di Palermo.

La misura restrittiva giunge a conclusione di una lunga attività d’indagine - coordinata dal Procuratore Aggiunto della Repubblica, Dott. Leonardo AGUECI, e diretta dal Sostituto Procuratore della Repubblica, Dott. Luca Battinieri - che il NAS siciliano ha avviato all’inizio del 2013 e che ha permesso di far luce su numerose attività illecite compiute dal chirurgo.

n particolare, sono finiti sotto il mirino degli investigatori numerosi interventi chirurgici eseguiti dal professionista che dissimulava l’attività libero professionale di natura estetica non consentita presso le strutture ospedaliere pubbliche del S.S.N. (Servizio Sanitario Nazionale) poiché del tutto esclusi dai Livelli Essenziali di Assistenza (L.E.A.)

altPer gli interventi di chirurgia estetica effettuati nell’ospedale pubblico il medico si faceva pagare un compenso “non dovuto” dai pazienti, celandolo quale corrispettivo per prestazioni post operatorie (medicazioni), oltre a richiederne il rimborso al Servizio Sanitario Regionale sulla base di documentazioni sanitarie e cartelle cliniche falsificate, arrecando quindi un ingente danno all’Erario.

I Carabinieri del NAS, contestualmente all’esecuzione della misura cautelare, hanno eseguito diverse perquisizioni in collaborazione con il Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Palermo.

L’operazione non esaurisce le indagini, che proseguono per l’accertamento di ulteriori condotte illecite attribuite alla persona arrestata e ad altre a lui collegate.

 

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