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Flamia parla di tariffe del pizzo sui lavori edili e sui metodi per la 'messa a posto'

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Continuano ad emergere dettagli sulle dichiarazioni rese da Sergio Flamia circa il sistema dell'imposizione del pizzo, sui sistemi per 'avvicinare' i costruttori, e sulle tariffe impositive per i lavori nell'edilizia.

In un articolo su livesicilia.it  di oggi a firma di Riccardo Lo Verso si riportano ancora stralci degli interrogatori, cui è stato sottoposto in questi mesi il pentito.

Confermato il 3% fisso quando si parla di lavori pubblici dove non si transige, perchè tanto ormai larga parte degli imprenditori edili lo considerano  un costo aggiuntivo ineludibile.

E Flamia dall'alto della sua 'competenza' chiarisce: “.. se è un lavoro pubblico è il 3% dell'importo del lavoro…. “E se sono costruzioni private?”, " Si può ragionare,e si apre una trattativa che tiene conto di tanti fattori" risponde al pubblico ministero Alessandro Picchi.

Per esempio “... dipende... dagli appartamenti si parte da 2.000, 2.500 a 1.500, dipende poi le zone, dipende il momento di vendita, che c'è, che non c'è; con le villette si parte dai 5.000 euro a villetta e si ferma a 2.500, 3.000. Varia sempre…”.

Insomma le richieste di cosa nostra come tante altre cose debbono sottostare al 'mercato'

Flamia ha svolto il ruolo di coordinatore degli incontri, di intervento in prima battuta per fare intendere che bisogna 'mettersi' a disposizione “per la messa a posto di un lavoro... io mi limitavo a fissare gli appuntamenti; gli facevo fissare gli appuntamenti, s'incontrarono… due o tre volte a Bagheria li ho fatti incontrare, però io poi… me ne andavo perché non… per non essere di troppo…”. 

Magari non partecipava personalmente alla discussione, ma conosce i nomi di chi vi partecipava e poi veniva informato su quanto convenuto.. E conosce anche le dinamiche del pizzo: "L'impresario, il titolare... è disposto a mettersi a posto, poi si ci reca - chi di dovere, il mafioso della zona o l'amico mafioso - dicendogli guarda il lavoro…”.

Chiusa la trattativa preliminare, si passava all'esazione vera e propria, ed anche in questo caso tante varianti: “… io per messa a posto di una ditta posso mandare pure una persona a me vicina che conosce l'impresa…'senti, vedi se è disposto a mettersi a posto', se ha bisogno che gli diamo una mano…', la scusa è sempre questa, se gli diamo una mano…”. “E come avviene? In contanti oppure c’è anche qualche fatturazione mascherata?”; “No… la fatturazione avviene quando ci sono, quando la cifra già è un po' più consistente…”.

In caso di importi elevati si può ricorrere a fatturazioni di comodo, per evitare di 'mettere in difficoltà' l'impresa.

Anche l'altro pentito bagherese Antonino Zarcone esordì con una frase secca che apriva praterie agli investigatori: “Ci sono cento fatti delittuosi su cui la Procura non sapeva niente prima”. La maggior parte dei “cento fatti delittuosi” riguarda proprio casi di estorsione.

Rispetto invece ai delitti di cui Flamia si è autoaccusato rimane difficile per gli investigatori, visti gli anni trascorsi e le difficoltà di riscontri, circolano ancora poche notizie; gli inquirenti preferiscono sviluppare un filone, quello del pizzo, che è ancora attuale ed operativo.
 


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