Una sintesi della sua vita professionale, politica, umana: in queste due sole parole, senza aggettivi, si potrebbe racchiudere il senso più vero e profondo del percorso terreno, professionale e politico, di Nicola Stallone.
Un altro pezzo della nostra storia che si sgretola, uno di quelli che portò calce e mattoni e sudò per rendere migliore la nostra Bagheria: ed a noi che viviamo quella sottilissima striscia dell'esistenza in cui gli anni non riescono ancora ad ottundere la lucidità e la memoria, spetta di parlarne, a costo di ripetere cose già dette.
Era arrivato giovanissimo studente da Campobello di Mazara, "Campubellu" come lo pronunciava lui che aveva conservato le inflessioni di un dialetto che noi baarioti, gente di fine linguaggio, liquidavamo tout court, come parrata ri viddrani. Gli studi di medicina a Palermo negli anni tragici della II guerra mondiale, quindi la laurea, l'incontro con 'Geppina' che sarà sua moglie, e la decisione di piantare le tende qua, a Bagheria.
Era un medico preparato e stimato non solo dai suoi pazienti ma anche dai suoi colleghi, e si vedeva che dietro le spesse lenti da miope riusciva a guardare dentro il paziente ed a leggerlo come un 'unicum' di corpo e mente; così insegnavano i grandi maestri clinici di un tempo.
Quindi la militanza nel partito comunista iniziata gà giovanissimo a Campobello: un personaggio di altri tempi, e non potrebbe essere altrimenti visto che ha raggiunto l'età di 90 anni; ma la distanza che lo separa dai nostro tempi non è solo temporale o anagrafica.
Gli altri tempi erano quelli della politica bella come passione e delle professioni, nel nostro caso la professione medica, come missioni. In 50 anni è trascorsa una distanza siderale.
Il ruolo che Nicola Stallone e quelli come lui ebbero negli anni '50 e '60 è stato prezioso e particolare: erano gli anni in cui la polemica politica non andava molto per il sottile ed in cui la crescita del movimento operaio e contadino veniva osteggiata e combattuta, e non sempre con armi lecite, dal potere dominante del tempo in Sicilia, il blocco di potere agrario, affaristico e mafioso.
Nicola Stallone con tanti altri giovani intellettuali e artigiani del tempo Peppino Russo, Peppino Speciale, Renato Guttuso, Ignazio Buttitta, Mimmo Drago, Paolo Aiello, Tanino Scaduto, Antonio Martorana, Gino Lo Giudice, Agostino Martorana, Totò Garaio, Peppino Saitta, e tanti altri furono il sale di questo movimento a Bagheria, e qualcuno, ancorchè avanti negli anni, è ancora tra noi.
Erano nomi che a noi, al tempo giovani, ci rendevano fieri di essere comunisti; e non solo a noi, ma anche ai braccianti senzaterra, ai diseredati che c'è n'erano tanti: il sapere di non essere solo i dannati della terra, ma di potere avere accanto persone colte e talora abbienti che avevano sposato la causa, così da rendere concreto quel concetto di alleanza tra proletari e intellettuali che fu sempre alla base della costruzione di un grande partito comunista, oltre a potere dare del compagno e del tu a gente di così grande valore, in una certa fase fu in qualche modo l'inverarsi dell'intellettuale organico, di quelli cioè che riuscivano a liberarsi dagli interessi di classe o di corporazione ed a leggere lo sviluppo della società ancorandolo agli interessi generali delle comunità e dell'intera nazione.
E Stallone la sua parte la fece, e la fece bene: attivista, nelle assemblee di partito come nei quartieri, nel suo ambiente di lavoro come nelle istituzioni, fu segretario della sezione comunista, consigliere comunale, quando i partiti non avevano rimborsi elettorali e gli eletti non gedevano di nessuna indennità, e molto spesso a chi più poteva, più veniva chiesto per la causa.
Abbiamo ricordato in altra occasione un passaggio politico che testimonia di come venisse vissuta la militanza nel partito comunista: nel 1968 a novembre si votò per le elezioni amministrative: il partito comunista aveva schierato una lista in cui erano presenti nella posizione di capilista anche indipendenti di sinistra e cattolici.
Le lezioni non andarono bene, perchè fu il primo segnale dello scricchiolio della sinistra conseguenza della trasformazione dell'impianto sociale di Bagheria, ed il partito ottenne otto consiglieri perdendone ben tre rispetto alle precedenti elezioni amministrative, e due dei capilista non furono eletti.
Subito dopo il voto ci fu una agitata assemblea di partito in cui fu deciso che gli ultimi degli eletti si dovevano dimettere per rispettare l'impegno preso con le altre forze politiche; i due erano Peppino Russo e Nicola Stallone, che accettarono con disciplina la decisione del partito e si dimisero senza battere ciglio, continuando con lealtà e convinzione la loro battaglia da semplici militanti comunisti e dentro il partito.
Ecco, quel gesto, oggi inconcepibile, ci da la misura che separa la politica di oggi da quella di un tempo.
Ed infine una piccola confessione personale: nel 1974 Stallone segnalò a me neolaureato in Chimica che tramite il collaboratore di zona aveva saputo che una azienda farmaceutica, la Schering A.G. cercava laureati perchè doveva assumere un collaboratore scientifico, e mi diede un numero di telefono per mettermi in contatto con il capoarea dell'azienda per la Sicilia (che allora si chiamavano però ispettori).
Dopo il colloquio, l'ispettore Simone Segreto, così si chiama ancora, nel congedarmi mi disse: 'Mi saluti suo zio', restai interdetto- "Mio zio chi ?" - "ma il dottore Stallone" - fu la risposta. Preso alla sprovvista farfugliai qualcosa del tipo "Ah sì, è un parentela acquisita e lì per lì non avevo fatto il collegamento".
Capii solo dopo che Nicola Stallone mi aveva adottato come nipote. Grazie anche per questo.
E per chiudere la lettera di risposta della sezione comunista di Campobello a quella di Bagheria, allorchè Nicola Stallone al tempo aveva chiesto la tessera di iscrizione al Partito comunista; è un documento che vale più di qualsiasi discorso.
Angelo Gargano
Foto e documento sono dell'Archivio di Pietro Pagano